di Francesca Bianchessi
Partiamo parlando della cosa più difficile del film: come si legge il titolo 3/19? La lettura corretta è “tre diciannove”, e fa riferimento al ragazzo deceduto per via di un incidente avuto con la protagonista del film, del quale non si conosce il nome. Questo elemento è quasi un MacGuffin, cioè un pretesto narrativo che muove la storia, senza che abbia rilevanza per lo spettatore.
In effetti Soldini, già regista di Pane e tulipani (2000) e Il colore nascosto delle cose (2017), lo usa come punto di rottura che porta la protagonista ad un cambio di rotta rispetto alla sua vita precedente.

Credits: ©Netflix. Foto di Rocco Soldini
Lei, Camilla (Kasia Smutniak), è un avvocato in carriera. Grande studio a Milano, con clienti nei centri strategici del mondo, tanti inglesismi e termini tecnici, passo sicuro su tacchi vertiginosi.
La sua vita è il suo lavoro, tant’è vero che le sue relazioni ne sono fortemente influenzate: ha un amante, conosciuto a lavoro, e con sua figlia non ha un vero rapporto, fagocitato dal tempo che passa in ufficio.
Questa mancanza di relazioni “umane” è ulteriormente sottolineata dall’ambiente casalingo. Camilla vive in un grande appartamento di Milano, i colori in scala di grigi con luce al neon e pochi oggetti personali ci parlano di un ambiente poco vissuto. Dall’altra parte della strada però, Camilla scruta l’intimità famigliare di una coppia di anziani, nella luce calda di una lampadina che hanno appena cambiato insieme.

Credits: ©Netflix. Foto di Rocco Soldini
Non è brutta la vita di Camilla, a lei il lavoro piace e lo esegue ad altissimi livelli. È un ambiente lavorativo però in cui le persone si scannano per qualche grammo di merito e si sgomita per scansarsi dalle responsabilità. Non è un caso dato che il film sembra voler percorrere la strada di Camilla dal prendersi i meriti al caricarsi delle responsabilità.
È ovviamente l’incidente a spezzare questo scorrere, un incidente che non ha colpevoli.
Non basta però sapere che l’incidente non ha colpevoli perché Camilla SI SENTE responsabile. Non ricorda di aver attraversato col verde o col rosso. Pioveva e la visibilità in strada era ridotta. Ad un certo punto sbuca un motorino con due persone a bordo, la vedono all’ultimo, sterzano e cadono. Mentre il conducente risale in sella, l’altro rimane a terra e morirà poi in ospedale.
Quando Camilla viene a sapere della sua morte, inizia una goffa indagine per capire chi fosse il ragazzo. Una ricerca che pare quella di un bambino agitato, incapace di capire se quello che gli succede intorno sia colpa sua.

Credits: ©Netflix. Foto di Rocco Soldini
In questa ricerca incontrerà Bruno (Francesco Colella), responsabile comunale all’obitorio. Il suo è il personaggio dello “sfigato”: in confronto alla donna in carriera, è dismesso, ingrigito ed è soprattutto tenero, ma nel mondo di Camilla “tenero” si dice “molle”. Invece è proprio lui a dare uno spessore umano alla storia perché, scopriamo lungo il film, è passato anche lui attraverso un’assunzione di colpa nei confronti della propria storia.
Così farà Camilla, non tanto nei confronti di 3/19, ma nei confronti della sorella, morta diversi anni prima. Grazie a questa graduale assunzione di responsabilità, Camilla riuscirà a riallacciare i rapporti con la figlia e a ritrovare un po’ di pace.

Credits: ©Netflix. Foto di Rocco Soldini
Il percorso della protagonista è evidente e chiaro, quello che però mi ha lasciato un po’ perplessa è il disvalore della vita in carriera. Camilla, abbiamo detto, non sta male col suo lavoro però, nello svolgimento del film, sembra che la vita “valida” sia solo quella semplice, a discapito di quella dove il lavoro la fa da padrona. È un peccato sentire questo squilibrio, perché prendersi delle responsabilità non è un percorso facile e, soprattutto, non è sempre un percorso che paga (umanamente). Quanto il personaggio di Camilla avrebbe brillato se avesse scelto una vita di responsabilità, nonostante il prezzo alto da pagare, rimarrà da vedere in altri film.
Della pellicola comunque, rimangono dei bei personaggi: Smutniak ci porta una Camilla complessa e realistica ma, su tutti, brilla Colella per la tenerezza del suo Bruno che rende tutto davvero dolce. Grazie al suo personaggio Camilla non è solo “la stronza” ma diventa un personaggio a tuttotondo, di cui riusciamo ad esplorare le varie sfaccettature.

Credits: ©Netflix. Foto di Rocco Soldini