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vite stravaganti di architetti manuel orazi

Vite stravaganti di architetti di Manuel Orazi

di Noemi Stucchi

In Vite stravaganti di architetti (Giometti & Antonello, 2025), Manuel Orazi ci accompagna in un itinerario sorprendente attraverso le esistenze di quarantuno architetti.
Il libro è stato presentato giovedì 22 maggio 2025 alla libreria Verso in C.So di Porta Ticinese 40 con Manuel Orazi, Ottavia Casagrande, Leonardo Piccinini e Alberto Saibene.
Manuel Orazi non tratteggia con la penna dello storico, ma con quella più leggera e colorata del ritrattista ironico.
Vite stravaganti di architetti è una raccolta di micro-biografie e micro-ritratti che catturano in poche righe l’essenza più bizzarra, personale e a volte teneramente assurda di alcuni dei protagonisti dell’architettura moderna e contemporanea.

Quanto conta la vita personale di un artista nel suo lavoro? Viceversa, quanto l’opera plasma l’esistenza di chi la produce?
Per non cadere nella tentazione deterministica della “vita che spiega l’opera”, nel risvolto di copertina troviamo:

(…) come notava Hugo von Hofmannsthal ne Il libro degli amici, “gli uomini della nostra epoca confusa vivono la loro vita più vera in episodi accidentali, malintesi non chiariti, fruttuose distrazioni”.

Il termine “Archistar” è ormai entrato nel lessico comune, spesso usato per indicare architetti celebri, riconoscibili quasi come marchi. Nel contesto di questo libro si perde ogni connotazione patinata. Al di là delle biografie canoniche e delle narrazioni accademiche, Orazi preferisce affrescare con piccoli aneddoti, appellativi spiazzanti, soprannomi che sembrano rivelare più di intere monografie. Queste vite stravaganti non cercano così di raccontare La Storia con la maiuscola, ma le storie al plurale.
Orazi non fa un racconto di sintesi ma di analisi, non riduce, non semplifica, ma espande il racconto in un catalogo variopinto di eccentricità; l’autore agisce consapevole che ogni dettaglio può rivelare un mondo intero negli occhi di chi guarda. Un modo ironico, ma non superficiale, in grado di restituire le pieghe nascoste della vita creativa.

Ogni architetto viene infatti introdotto da un epiteto, spesso curioso e azzeccato: c’è lo Snob Adolf Loos, l’Erotomane Carlo Mollino, il Freak Frank O. Gehry, l’Attacchia Gae Aulenti, cioè “priva di tacchi” , così soprannominata da Paolo Grassi.

Per chi, come me, non conosceva tutte le figure presenti nel libro, questa raccolta è stata anche un invito alla scoperta, uno stimolo per andare a vedere (o rivedere) il lavoro di questi architetti. Allo stesso tempo, per i già noti, la dimensione biografica così raccontata permette di restituire un contesto che spesso i manuali trascurano.

Il volume raccoglie 41 ritratti, da Ciriaco Pizzecolli d’Ancona, definito Protoarcheologo, fino a Italo Rota, il Manierista. Tra gli altri spiccano figure come Jane Jacobs, l’Attivista; Charles Jencks, il Dandy; Peter Eisenman, il Contropiedista; e Yona Friedman, il Seminatore. Insieme, compongono un bestiario umano che parla tanto dell’architettura quanto di un’umanità stravagante nelle sue molte forme.

Manuel Orazi

Nel risvolto di copertina si legge:

“Manuel Orazi è storico dell’architettura e della città. Lavora per la casa editrice Quodlibet e insegna all’Accademia di Architettura di Mendrisio, Università della Svizzera italiana. Collabora con quotidiani, riviste e musei. Come un sacco di altra gente, vive e lavora a Macerata.”

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