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Paternal Leave

Paternal Leave

26 Giugno 2025
207 Views
di Marta Dore

Leo (Juli Grabenhenrich) è una quindicenne tedesca cresciuta in Germania con la madre Anna, che l’ha avuta a 20 anni. Quando la ragazzina trova un video su YouTube in cui intervistano Paolo, il padre biologico che non ha mai conosciuto, decide di partire per conoscerlo. Si inventa una festa di compleanno lunga tutto il week end, e sale su un treno. La madre lavora, la sente al telefono, la immagina dalla sua amica. E così inizia per Leo un viaggio in solitaria alla ricerca di risposte. Perché ogni abbandono chiede risposte, soprattutto quando entri nell’adolescenza. Specialmente se ad abbandonarti è stato un genitore.

Leo ha tante domande per Paolo (Luca Marinelli), domande puntuali che scrive da anni su un quadernetto pieno di disegni infantili. All’alba raggiunge una livida e deserta Marina Romea sulla Riviera Romagnola e trova Paolo solo nel bar sulla spiaggia dove vive e lavora durante la stagione estiva.

L’incontro tra i due apre squarci emotivi nella vita di entrambi. Paolo, ormai 35enne, sta cercando di recuperare un rapporto ferito con una donna italiana da cui ha avuto una bambina 4 anni prima, una figlia riconosciuta e amata questa volta. L’arrivo di Leo lo paralizza prima e lo sconvolge poi. L’incontro con lei lo riporta ai suoi 20 anni e alla decisione presa allora di andarsene e di non occuparsi né della figlia né di avere altri contatti con Anna. I due, Paolo e Leo, si avvicinano e si allontanano. Lei è ferita e rabbiosa, dolce e aggressiva, mossa dal bisogno di capire ma anche di ritrovare un legame, e forse anche l’amore del padre. Lui è spaventato, a tratti intenerito a tratti arrabbiato, ancora immaturo di fatto, e quindi incasinato.

Paternal Leave

In questo confronto a due, si inseriscono altri personaggi: Edo (Arturo Gabriellini), un ragazzino del posto che fa amicizia con Leo, vessato da un padre che proprio non lo capisce (emerge parecchia sfiducia negli uomini in questo film); Valeria (Gaia Rinaldi), la ex compagna di Paolo che non sa se fidarsi di nuovo di lui, ed Emilia (Joy Falletti Cardillo), la figlia piccola dei due, e quindi sorella di Leo.

Con una trama così densa di fattori emotivi, il rischio che Paternal Leave diventasse un mélo sentimentale e sopra le righe era altissimo. Invece la regista Alissa Jung, attrice tedesca al suo primo lungometraggio, riesce a portare avanti questa storia con una misura notevole, senza sbavature. È merito suo se il film ti entra sotto pelle, se credi a tutti i personaggi, se empatizzi con loro. Jung ha fatto scelte molto azzeccate: a cominciare dall’ambientazione, una riviera romagnola congelata, grigia e triste che rispecchia il sentire dei protagonisti del film. Tutto il contrario del cliché dell’Italia bella e soleggiata, che spesso vediamo rappresentata sul grande schermo soprattutto da registi stranieri. Altro merito della regista, che ha anche scritto il film, è proprio la scrittura: di nuovo, c’è verità nelle parole che Paolo, Leo, Valeria ed Edo si dicono, e non capita mai di uscire dalla presa del film a causa di un dialogo che perde naturalezza.

Paternal Leave

E ancora, il cast messo insieme per Paternal Leave è di grande qualità, sia per i visi degli attori e delle attrici, bellissimi nella loro normalità, sia per la recitazione di tutte e tutti.

Prendiamo i protagonisti del film: Luca Marinelli, che è anche il marito della regista, incarna alla perfezione questo giovane uomo fragile e immaturo, ma non cattivo; e Juli Grabenhenrich è così brava a rappresentare tutti gli sbalzi di umore della sua Leo, ed è così bella in modo non banale, che viene da sperare che continui a recitare ancora e ancora.

Paternal Leave

Infine, la colonna sonora: finalmente un film che la sa integrare con sapienza e senza mai una caduta stucchevole. È bellissima la canzone cantata da Luca Marinelli, Solo per Gioco, ed è travolgente il brano finale Hold Your Own, del musicista e poeta Kae Tempest:

Hold your own

Hold your lovers

Hold their hands.

Un invito a stare dove c’è la propria verità, a non scappare. Che è in parte anche l’invito del film.

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