News
Libreria Lungomare (Agosto 13, 2025 11:32 pm)
Babbei! (Luglio 22, 2025 7:51 am)
Chiarastella Cattana (Luglio 13, 2025 11:39 am)
Divina! di Tommaso Zorzi (Luglio 8, 2025 9:50 pm)
In cammino di Livia Pomodoro (Luglio 6, 2025 10:16 pm)
Scomode verità (Luglio 6, 2025 9:48 am)
Il quadro rubato (Luglio 6, 2025 9:13 am)
Paternal Leave (Giugno 26, 2025 10:12 pm)
La trama fenicia (Giugno 18, 2025 10:35 pm)

Collezione Maramotti: una collezione d’arte all’avanguardia

12 Dicembre 2017
3.422 Views
di Erika Lacava

Exhibition view, Jannis Kounellis
ph. C. Luis Aniceto/Cesura | Courtesy Collezione Maramotti, Reggio Emilia

 

Nello storico stabilimento di produzione della casa di moda Max Mara, a Reggio Emilia, si trova, dal 2007, la Collezione Maramotti. La collezione, prevalentemente pittorica, ospita al suo interno in esposizione permanente oltre 200 opere di circa 120 artisti italiani e internazionali, per una raccolta che si dimostra ancora oggi attualissima per la scelta degli artisti e per la costante promozione e valorizzazione dell’arte contemporanea in tutte le sue forme, dalla pittura alla performing art.

Con appuntamenti che spaziano dalle collaborazioni con i Teatri di Reggio Emilia per ApertoFestival, alle lectures, alle commissioni ad artisti emergenti, alle mostre open storage su temi specifici per valorizzare le altre opere della raccolta, la Collezione Maramotti, a dieci anni dalla sua apertura al pubblico, si riconferma all’avanguardia dell’arte contemporanea, con un mecenatismo rafforzato dalla collaborazione e dagli scambi artistici con grandi istituzione europee, prima fra tutte la Whitechapel Gallery di Londra.

Collezione Maramotti, Ingresso lato Est
ph. C. Cesare Di Liborio | Courtesy Collezione Maramotti

L’edificio in cui ha sede la Collezione Maramotti è stato progettato nel 1957 dagli architetti Antonio Pastorini ed Eugenio Salvarani, successivamente ampliato dalla Cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia. Architettonicamente innovativo, con una struttura basata sull’illuminazione diffusa e naturale, l’edificio è stato dismesso come luogo di produzione nel 2003, quando l’espansione dell’azienda Max Mara ha reso necessaria una sistemazione più ampia.

Il progetto di trasformazione dell’ex manifattura a luogo espositivo è stato così affidato all’architetto inglese Andrew Hapgood che ha effettuato un restauro prevalentemente conservativo, riadattando la struttura alle nuove esigenze di allestimento ma riuscendo al contempo a mantenerne la conformazione originaria. Delle due modifiche principali, la ricollocazione dell’ingresso al centro del lato più lungo dell’edificio ha rivalorizzato l’ampiezza dell’intera struttura, mentre l’aggiunta di due volumi all’interno del corpo originario non ne ha alterato la percezione complessiva.

In questa struttura versatile, i due piani superiori sono oggi dedicati alla collezione permanente, mentre il piano terra è destinato a ospitare le esposizioni temporanee, la reception, il bookshop, gli uffici e l’archivio/biblioteca, in cui sono presenti, tra le altre pubblicazioni, anche le molte della Collezione Maramotti e numerosi libri d’artista.

Collezione Maramotti, Interior view
ph. C. Gabriele Micalizzi/Cesura | Courtesy Collezione Maramotti

La collezione d’arte Maramotti è frutto di acquisizioni progressive basate più sulle scelte estetiche personali che sui valori di mercato. Una citazione all’inizio del percorso di visita emblematicamente  recita: “Il motivo più profondo del collezionista può essere forse così circoscritto: egli intraprende una lotta contro la dispersione” (Walter Benjamin).

Uomo riservato e appassionato d’arte, Achille Maramotti, fondatore di Max Mara Fashion Group, ha dato avvio in oltre quarant’anni a una collezione enorme, spaziando dalle prime opere del 1945 a quelle della fine degli anni ’90, di cui solo parte è esposta negli ex stabilimenti Max Mara. La collezione è oggi di proprietà degli eredi Maramotti, Ludovica, Luigi e Ignazio, che proseguono con passione la ricerca e l’acquisizione di nuove opere d’arte tra gallerie, fiere, aste e studio visit.

La direttrice Marina Dacci ha il ruolo fondamentale di coniugare e armonizzare le molte anime che popolano oggi la Collezione Maramotti, in un dialogo costante e aperto tra le opere del passato e le nuove acquisizioni, tra curatela, restauro e valorizzazione del patrimonio artistico.

Una particolarità della Collezione, che la contraddistingue e le ha da sempre donato uno spirito avanguardistico, è che le opere presenti appartengono quasi tutte alla fase di maggior innovazione di un artista, al momento in cui la sua ricerca è diventata un tassello fondamentale nel panorama dell’arte. Le opere raccolte da Maramotti, con una predilezione per opere grandi e grandissime, di forte impatto visivo, diventano così uno specchio dell’evoluzione del linguaggio pittorico, fino al superamento della dimensione tradizionale della tela.

Parte centrale della Collezione è costituita da opere informali dei primi anni Cinquanta, tra cui i “sacchi” e le “combustioni” di Alberto Burri e diversi Manzoni, a cui seguono opere di arte povera e  concettuale (Jannis Kounellis, Gilberto Zorio, Penone, Paolini, Parmiggiani, Calzolari, Anselmo) e della Scuola romana di Piazza del Popolo (Tano Festa, Angeli, Tacchi, Schifano). Gli accostamenti non sempre sono cronologici o legati alle correnti artistiche di riferimento, ma più dettati dalla valenza estetica intrinseca delle opere, in un dialogo che permette di spaziare, in un modo per nulla didascalico, tra le diverse forme d’arte. È così un piacere vedere un Uncini, al fianco di Schifano e Tano Festa, in dialogo con le strutture esili di Melotti, o Julian Schnabel accanto ad Alex Katz, o Cy Twombly in dialogo con Gastone Novelli.
Immancabili, per la storia della pittura, i lavori della Transavanguardia, con Cucchi, Clemente, De Maria, Chia, Paladino, il neo-espressionismo tedesco con Baselitz, Kiefer, Polke, Penck, e americano con Salle e Schnabel. Segue un gruppo di opere della pittura astratta americana degli anni Ottanta-Novanta con Sean Scully ed grandi Peter Halley. In ambito internazionale, non potevano mancare Francis Bacon e uno straordinario Basquiat.

Un’apertura verso altre forme di espressione artistica sono il piccolo e intensissimo video di Bill Viola posto in una nicchia, e, nella hall che conduce alle sale del secondo piano, “Rose” di Kiki Smith, la “barca” di Parmiggiani, e poi ancora Mark Manders, Sachs, Acconci, Dion.

Si entra così in contatto con le tendenze artistiche attuali, che fanno della Collezione Maramotti un work in progress costantemente aggiornato. Le selezioni dei nuovi lavori avvengono, oltre che tramite i canali tradizionali, anche attraverso le acquisizioni dei progetti del “Max Mara Art Prize for Women” e dalle commissioni dirette con cui la famiglia Maramotti invita gli artisti a realizzare progetti inediti. È il caso delle artiste Emma Hart e Luisa Rabbia, le cui mostre sono attualmente in corso negli spazi dedicati alle esposizioni temporanee, al piano terra della Collezione.

Emma Hart, artista londinese, classe 1974, è la sesta vincitrice del Max Mara Art Prize for Women, premio biennale indetto in collaborazione con la Whitechapel Gallery di Londra, diretto a sole donne del panorama londinese. Il Premio, giunto alla sua settima edizione, consiste in una residenza di sei mesi sul territorio italiano per sviluppare interessi e pratiche che confluiranno poi in un progetto espositivo per le location della Whitechapel Gallery e della Collezione Maramotti.

 

Il progetto “Mamma Mia!” di Emma Hart nasce dalla sua recente scoperta della ceramica, unito a un interesse per l’ambito relazionale familiare. La residenza studiata appositamente per l’artista parte quindi dalla città di Milano, dove l’artista ha avuto modo di conoscere e partecipare ai setting terapeutici della scuola cognitivista M. Selvini Palazzoli (Approccio Sistemico di Milano). Seconda tappa è Todi, dove Emma Hart è stata ospite di Bibo’s Place di Matteo Boetti, figlio di Alighiero, che l’ha introdotta nel mondo delicato delle maioliche, fino ad arrivare infine a Faenza, dove la Hart ha potuto visitare il Museo Internazionale della Ceramica e fare sperimentazione diretta della tecnica presso il Museo Carlo Zauli.

Il risultato della residenza, dopo gli studi sulla decorazione della ceramica italiana, sono undici teste sospese al soffitto come lampadari, dai tratti stilizzati e dai lineamenti appena accennati, che emettono luce a forma di fumetto, in cui sembra di leggere l’eco di dialoghi privati e familiari, tra ventilatori dalle lame di cucchiai, forchette e coltelli e i pensieri che, dal basso, scopriamo disegnati dentro le loro teste.

 

Luisa Rabbia, nata a Pinerolo nel 1970 e da diversi anni di stanza a New York, è invece l’artista scelta dalla Collezione Maramotti per la realizzazione di un progetto espositivo in parte site specific. Il titolo della mostra, “Love”, deriva dal suo ultimo progetto “Love, Birth, Death” finora mai esposto. La tecnica di Luisa Rabbia è particolarissima e riconoscibilissima, così come lo è il blu profondo che caratterizza la maggior parte delle sue opere. A partire dai primi lavori in cartapesta, impregnati dalla coscienza politica e sociale di un’umanità in fuga dalla minaccia della guerra, Luisa Rabbia passa ala carta e infine alla tela, fino alla realizzazione del murale “Another Country” creato negli spazi espositivi della Collezione durante la sua residenza.

Un’opera lunga 18 metri che corre lungo la parete di una delle sale espositive, esito di un percorso di progressiva interiorizzazione e astrazione delle figure umane iniziali, unite ai rami, alle venature e alle radici da sempre presenti nei suoi lavori. I corpi umani sembrano scomparire dagli ultimi lavori, per riapparire come impronte digitali lasciate dall’artista, una sorta di traccia emotiva caratteristica di questa sua ultima serie. Le opere in mostra alla Collezione Maramotti sono espressione del percorso magistrale di evoluzione stilistica di Luisa Rabbia, ad oggi una delle più interessanti artiste nel panorama internazionale.

Entrambe le mostre sono state inaugurate il 14 Ottobre 2017 alla Collezione Maramotti e resteranno aperte fino al 18 Febbraio 2018.

Le mostre temporanee sono visitabili gratuitamente, senza prenotazione, nei seguenti giorni e orari:
giovedì e venerdì, dalle 14.30 alle 18.30

sabato e domenica, dalle10.30 alle 18.30

La Collezione Maramotti è visitabile gratuitamente, con guida interna, solo su prenotazione:
tel. 0522 382484

Leave A Comment