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Guido Torlonia Gentleman e Regista

22 Gennaio 2018
5.388 Views
di Eleonora Attolico

Ogni tanto, i paparazzi di Roma si sbagliano e lo chiamano Principe ma, in realtà, è un Duca. Non ha mai considerato il lignaggio come un privilegio e, se gli si chiede qualcosa sugli antenati, fa notare che furono i banchieri di Napoleone.  La sua vita è centrata sulla regia teatrale non tralasciando qualche mondanità con il contagocce. Dopo il Baccalauréat al liceo Chateaubriand di Roma, ha studiato Antropologia Culturale alla Sapienza per poi diventare, nei primi anni Novanta, assistente di Giorgio Strehler al Piccolo Teatro di Milano. Tre anni fondamentali di apprendistato. Dopo un periodo alla New York Film Academy dove ha realizzato un paio di cortometraggi non si è mai fermato : Biennale Moda e Cinema a Firenze, Festival des Italiens a Parigi presso l’Istituto di Cultura dal 2003 al 2007, Maestro di cerimonie alla Mostra del Cinema di Venezia e, a Roma, alla Festa del Cinema. Dal 2007 si è concentrato sul teatro realizzando tributi a Luchino Visconti, Federico Fellini e Giorgio Strehler. Nel 2012, con il sostegno di LVMH,  ha diretto un documentario sull’artigianalità nel cinema, in particolare sulle maestranze di Cinecittà dal titolo “Handmade Cinema” . Nel 2015, ha scritto insieme a Ludovica Damiani, un omaggio a Ingrid Bergman. Lo spettacolo è andato in scena a Londra, New York, Parigi e Roma coinvolgendo Jeremy Irons, Gérard Depardieu, Fanny Ardant, Christian De Sica e, ovviamente, Isabella Rossellini nel ruolo della madre. Dall’inizio del 2017 è Direttore del Teatro Akademia di Barcellona e, con questa intervista, fa il punto sulla sua vita da regista e da gentleman.

Ha saputo conciliare la sua anima gentleman con la vocazione artistica. Quando ha capito che la sua vita sarebbe stata dedicata alla regia teatrale?

Sin dai tempi del liceo. Ero sempre volontario quando si trattava di interpretare Molière o Eugène Ionesco. Sin da ragazzino le zie mi portavano a teatro, è una passione che ho sempre coltivato.

Attualmente è Direttore artistico del Teatro Akademia di Barcellona. Ha recentemente dedicato uno spettacolo al suo Maestro Giorgio Strehler. Ce ne può parlare?

Il Teatro Akademia esiste da dieci anni, patrocinato da una grande mecenate, Elsa Peretti. E’ una nicchia in cui mi trovo bene. Per un triennio sono stato regista non residente per poi passare alla Direzione artistica. Il 25 dicembre 2017 è la data dei venti anni dalla morte  di Giorgio Strehler. Questo omaggio, andato in scena  in Catalogna, mi sembrava giusto: un modo per farlo conoscere meglio. Lo avevo già realizzato nel 2007, a Milano, in via Rovello prima della chiusura per i lavori di ristrutturazione

Pensa che Giorgio Strehler sia stato a modo suo un gentleman?

Non ho dubbi. Erano tutti innamorati di lui, a cominciare dalle attrici. Era un grande della scena, aveva un gusto estremo per i dettagli. Era anche un mago delle luci. Lavorarci gomito a gomito mi faceva sentire come in una bottega artigiana. Al Piccolo Teatro di Milano ho imparato tutto. Questo spettacolo l’ho chiamato “Caro Maestro”.  Lo abbiamo riadattato per il pubblico di Barcellona. E’ andato bene. Lo abbiamo proposto una settimana in catalano e una in castigliano.

 E’ difficile lavorare in catalano?

E’ una lingua che non ho mai studiato. E’ più semplice da leggere se si hanno nozioni di francese, spagnolo e italiano. Riesco a dirigere gli attori perché ho adottato una tecnica.

Quale?

Dico la battuta in italiano e loro colgono al volo l’intonazione. Non è difficile comunicare con i catalani. Sono molto aperti.

Cosa preparate per il 2018?

Isabella Rossellini è una studentessa di etologia, la scienza che analizza il comportamento degli animali. Quattro anni fa, aveva realizzato dei cortometraggi e uno spettacolo. Si chiamava “Bestiaire D’Amour”. Ha avuto successo portandolo in varie città. Era focalizzato sulla riproduzione. Le bestie dalla cintura in giù. Questa volta, invece, si concentra sulla parte alta del corpo:  intelligenza, cuore e contatto con l’uomo. Si chiama “Link Link Circus”.  Andrà in scena al Teatro Akademia in prima mondiale a marzo. Lo presenteremo in inglese. Sul palcoscenico anche un cane ammaestrato che indosserà dei costumi divertenti. Perderà via via le caratteristiche  del lupo diventando un cucciolo. Porteremo lo spettacolo anche a New York.

La situazione politica in Catalogna appare complicata. Il Teatro Akademia ne ha risentito?

Da settembre a oggi tutte le sale : teatri, concerti, cinema hanno avuto un calo del 30% di spettatori. Si avverte in città una grande tensione sociale. La situazione è sfuggita di mano da entrambe le parti e, a mio giudizio, dovranno trovare presto un accordo.

Ha un abbigliamento preferito per lavorare durante le prove?

Amo i gilet con le tasche. Ho bisogno di avere a portata di mano, la penna, gli appunti, una lampadina per leggere il copione quando si provano le luci, gli occhiali. Inoltre mi muovo molto, salgo e scendo dal palcoscenico quindi ai piedi spesso opto per le Sneakers.

Con gli attori in palcoscenico al Teatro Akademia

Cosa le piace mangiare a Barcellona?

La capitale catalana è all’avanguardia in fatto di gastronomia. Inoltre sono molto orientati verso la cucina bio. Hanno un pesce eccezionale che viene sia dal Mediterraneo che dall’Atlantico. Dopo gli spettacoli andiamo spesso con la troupe al ristorante. Uno vicino e abbordabile si chiama La Flauta. In altri momenti, invece, vado sulla spiaggia in un posto che si chiama Agua. Mi siedo sulla riva del mare e mi ricarico. Una fonte di ispirazione e di energia positiva.

Da giovanissimo ha partecipato come comparsa nel pubblico della trasmissione televisiva “Indietro Tutta”  Cosa le ha insegnato Renzo Arbore ? Lo considera un gentleman?

E’ uno dei più grandi gentleman che esistano, un uomo stravagante. E’ stato uno dei momenti più divertenti della mia vita. Per cinque mesi ci pagavano per cantare, ballare e ridere. Dopo lo spettacolo (che, per la cronaca, registravamo alle 19 e quindi prima del Tg) uscivamo con le Coccodé e con le brasiliane del Cacao Meravigliao. Indimenticabile.

Un momento importante della sua carriera da regista, sono stati gli omaggi a Luchino Visconti e Federico Fellini. Cosa l’ha affascinata di questi due Grandi ?

Mi sono formato sui loro film. Non ho mai conosciuto Visconti ma sono amico della famiglia. Sono stato spesso nella proprietà di Grazzano (Grazzano Visconti vicino a Piacenza n.d.r. ) e ho  frequentato i suoi collaboratori : Umberto Tirelli, Piero Tosi, Dino Trappetti. Ho sempre ammirato il suo stile.“Il Gattopardo “è uno dei miei preferiti. Lo scelsi come distrazione, il giorno prima della Maturità, per cercare di non pensare all’esame. Fellini, invece, l’ho incontrato spesso. Mio padre, Nino, era medico e si telefonavano. Non tutti sanno che Federico era ipocondriaco e, per questo motivo, lo consultava. Così mi è capitato di andare anche a Cinecittà al Teatro Cinque. Persino al Circo Orfei insieme a lui . Mi farebbe piacere spiegare in cosa erano diversi.

Va bene lo spieghi.

Luchino Visconti realizzava film in luoghi autentici, non erano quasi mai set ricostruiti in studio. Aveva una cura minuziosa per le scenografie e i costumi. Invece Fellini proponeva un cinema immaginario, quasi sempre in studio, frutto della fantasia. Era il più teatrale dei registi italiani anche se, in realtà,  non ha mai diretto una pièce teatrale. Tornando a Visconti va detto che è stato un regista completo: cinema, teatro e opera. Ha portato testi mai rappresentati prima in Italia. Autori come Tennessee Williams e Arthur Miller.

Cosa significa oggi essere gentleman?

Non si diventa gentleman. Non dico che bisogna essere nati in una famiglia importante. Lo lego piuttosto alla gentilezza, all’educazione , al rispetto per gli altri. Comportarsi allo stesso modo con tutti.

Le faccio  una domanda da parte della Direttrice della nostra rivista on line, Micaela Solbiati :” Ci siamo conosciuti da ragazzi al mare, cosa ti è rimasto dei sogni che potevamo avere allora ?”

Ho conosciuto Miki a Porto Rotondo in un posto meraviglioso come la Sardegna.  Eravamo spensierati, in vacanza, d’estate. Ci si ritrovava soprattutto tra romani e milanesi. I sogni si vivevano al presente, non facevamo troppi progetti. Tutto quello che vivevamo era magico, non pensavamo al futuro.

Guido Torlonia Ritrratto in primo piano

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