Di Silvia Celesti
È uscita il 15 febbraio la tanto attesa e preannunciata serie La legge di Lidia Poët che trovate su Netflix e Sky Q.

Matilda De Angelis, Eduardo Scarpetta. Cr. LUCIA IUORIO/NETFLIX
Chi era Lidia Pöet
Sei episodi ispirati alla storia di Lidia Poët, una delle prime donne a laurearsi in giurisprudenza in Italia. Siamo nel 1881, a Torino, in un’Italia afflitta da un dilagante analfabetismo, Lidia Poët consegue il titolo a pieni voti discutendo la tesi intitolata: “Studio sulla condizione della donna rispetto al diritto costituzionale ed al diritto amministrativo nelle elezioni” e si avvia ad un praticantato di due anni necessario al superamento dell’esame per diventare avvocata, avvocato, avvocatessa (a voi la scelta). Passato l’esame chiede l’iscrizione all’albo, il cui accesso non è formalmente vietato alle donne. Quello che succede poi cerca di raccontarcelo, in maniera molto rielaborata con richiami storici alternati a interventi romanzati, la serie diretta da Matteo Rovere e Letizia Lamartire, entrata tra le tre serie più viste al momento a livello internazionale.

Tobia De Angelis: Matilda De Angelis. Cr. LUCIA IUORIO/NETFLIX
Torniamo dunque alla storia, l’iscrizione all’albo di una donna genera da subito ostilità e viene ostacolata prima dalla diffusione di testi ed articoli in aperto conflitto fino ad arrivare ad una vera e propria sentenza della Corte d’appello di Torino, di cui qui riportiamo una parte, poi confermata dalla Cassazione:
«La questione sta tutta in vedere se le donne possano o non possano essere ammesse all’esercizio dell’avvocheria (…). Ponderando attentamente la lettera e lo spirito di tutte quelle leggi che possono aver rapporto con la questione in esame, ne risulta evidente esser stato sempre nel concetto del legislatore che l’avvocheria fosse un ufficio esercibile soltanto da maschi e nel quale non dovevano punto immischiarsi le femmine (…). Vale oggi ugualmente come allora valeva, imperocché oggi del pari sarebbe disdicevole e brutto veder le donne discendere nella forense palestra, agitarsi in mezzo allo strepito dei pubblici giudizi, accalorarsi in discussioni che facilmente trasmodano, e nelle quali anche, loro malgrado, potrebbero esser tratte oltre ai limiti che al sesso più gentile si conviene di osservare: costrette talvolta a trattare ex professo argomenti dei quali le buone regole della vita civile interdicono agli stessi uomini di fare motto alla presenza di donne oneste. Considerato che dopo il fin qui detto non occorre nemmeno di accennare al rischio cui andrebbe incontro la serietà dei giudizi se, per non dir d’altro, si vedessero talvolta la toga o il tocco dell’avvocato sovrapposti ad abbigliamenti strani e bizzarri, che non di rado la moda impone alle donne, e ad acconciature non meno bizzarre; come non occorre neppure far cenno del pericolo gravissimo a cui rimarrebbe esposta la magistratura di essere fatta più che mai segno agli strali del sospetto e della calunnia ogni qualvolta la bilancia della giustizia piegasse in favore della parte per la quale ha perorata un’avvocatessa leggiadra (…). Non è questo il momento, né il luogo di impegnarsi in discussioni accademiche, di esaminare se e quanto il progresso dei tempi possa reclamare che la donna sia in tutto eguagliata all’uomo, sicché a lei si dischiuda l’adito a tutte le carriere, a tutti gli uffici che finora sono stati propri soltanto dell’uomo. Di ciò potranno occuparsi i legislatori, di ciò potranno occuparsi le donne, le quali avranno pure a riflettere se sarebbe veramente un progresso e una conquista per loro quello di poter mettersi in concorrenza con gli uomini, di andarsene confuse fra essi, di divenirne le uguali anziché le compagne, siccome la provvidenza le ha destinate».

La legge di Lidia Poët. Matilda De Angelis as Lidia Poet in episode 101 of La legge di Lidia Poët. Cr. Lucia Iuorio/Netflix © 2023
Non vi faremo qui un trattato femminista, d’altra parte le poche righe sopra già risultano terribilmente efficaci nel definire in maniera chiara quale fosse la condizione delle donne all’epoca.
Dunque Lidia, espulsa dall’ordine in quanto donna e impossibilitata ad esercitare la professione, cerca un impiego presso lo studio del fratello Enrico (Pier Luigi Pasino) dove assisterà i clienti, dedicandosi in particolare modo alle cause degli esclusi, delle donne e dei bambini; nella serie la vedremo alle prese con indagini, casi intricati e delitti che riuscirà a risolvere grazie alle sue capacità professionali brillanti, tenute sì a freno dalla collettività, ma che la faranno ad ogni modo spiccare sul campo rispetto ai colleghi sopiti. Partecipa a diversi Congressi Penitenziari Internazionali e al Consiglio Nazionale delle Donne Italiane. Suoi contributi si rintracciano nell’attuale diritto penitenziario. Sarà nel 1919 con la legge Sacchi che verrà sancita la possibilità per le donne di svolgere incarichi da pubblico ufficiale, fatta eccezione per la magistratura, la politica e i ruoli militari, quelli attinenti alla cosiddetta “difesa dello Stato”. Infine nel 1920 Lidia Poët riuscirà ad entrare nell’Ordine degli Avvocati. Tre brevi informazioni d’orientamento: in Italia patria potestà e potestà maritale dureranno fino alla riforma del diritto di famiglia del 1975. Il delitto d’onore perdurerà fino al 1981.

Sinéad Thornhill, Eduardo Scarpetta, Matilda De Angelis, Pier Luigi Pasino, Sara Lazzaro. Cr. Lucia Iuorio/Netflix © 2023
Per Approfondire
Se volete approfondire la storia di Lidia Poët ci sono diversi libri usciti recentemente che ne parlano, vi diamo alcuni titoli:
• Cristina Ricci, Lidia Pöet. Vite e battaglie della prima avvocata pioniera dell’emancipazione femminile, Graphot Editrice;
• Si ringrazia Graphot Editrice per la segnalazione del sito www.lidiapoet.it gestito da Cristina Ricci, grande studiosa della figura di Lidia Poët.
• Ilaria Iannuzzi, Pasquale Tammaro Lidia Pöet. La prima avvocata, Edizioni Lucerne;
• Chiara Viale, Lidia e le altre. Pari opportunità ieri e oggi: l’eredità di Lidia Pöet, Guerini Next (con presentazione di Marta Cartabia e prefazione di Pierluigi Battista)
Note sulla serie
Acclamata dal grande pubblico la serie presenta un cast con volti giovani e noti tra i quali spicca certamente la già citata e sempre brava Matilda De Angelis (recentemente sullo schermo anche in Call My Agent – Italia, il suo episodio è uno dei più brillanti della serie) e poi Eduardo Scarpetta (tra cui L’amica geniale, Qui rido io, Le fate ignoranti la serie), Dario Aita (La cena di Natale, La mafia uccide solo d’estate la serie, L’allieva e molti altri) e Sara Lazzaro (tra gli altri Doc – Nelle tue mani, Call My Agent – Italia ).
Regia precisa, ricercatezza nei costumi e nelle scenografie e rilettura in chiave fortemente contemporanea con parecchie licenze, tra cui quelle attinenti al linguaggio, che non sono piaciute ai discendenti di Lidia Poët, pronipoti, che dalle pagine di un quotidiano ci fanno sapere di non aver affatto apprezzato questa versione così lontana dalla personalità dell’antenata sollevando una lunga riflessione su alcune questioni aperte, come la fallace e scivolosa scelta di far passare l’emancipazione femminile dalla sguaiatezza.
La serie è una produzione Groenlandia, realtà indipendente e molto produttiva che da tempo si dichiara interessata alla realizzazione di film e serie con un’attenzione rivolta a temi sociali, tra cui quelli legati alla diversità e alle discriminazioni di ogni genere (qui la recensione di Marylin ha gli occhi neri!).






