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Tàr – la geniale perdita della vanità.

7 Febbraio 2023
653 Views
di Silvia Simonetti

Da dove nasce il talento? Qual è la sua originalità o intento? È un medium o solamente una buona dose di bravura intellettuale e un impeccabile operato?
Lydia Tàr rappresenta quest’ultimi quesiti, il dubbio come amuleto che traspare e si annida nella mente della Maestra, prima donna a dirigere l’Orchestra Filarmonica di Berlino, vincitrice di diversi Grammy, Tony Award.
L’internazionalismo disinvolto che la spingerà a misurarsi con composizioni elitarie fino ad arrivare alla cultura di massa attraverso le colonne sonore cinematografiche.

Un personaggio realistico che personifica l’attitudine e il rivestimento moderno femminile, il regista Todd Field torna a dirigere un’opera dai toni imperfetti e distruttivi del talento umano che viene forzato dalla sua forte e complice intensità visionaria.
Uscirà nelle sale filmiche agli inizi di febbraio, una rappresentazione drammatica e tortuosa, spiccate controverse ed elevazioni spazio-temporali dell’entourage accademico, velate dinamiche con il desiderio ossessionato e perverso di costruirsi una maschera di cera colata.
Lidya Tàr è l’eccesso ostacolato dalla sua stessa natura sessuale che infrangerà la sua carriera; l’ambizione trionfante di chi non perderà mai le sue conquiste ma durante la storia notiamo passo dopo passo, la discesa abissale verso il vuoto prevaricatore.
Il regista vuole in tutti modi farci vedere che la Maestra è umana, imperfetta ed è proprio in questa incompletezza nascono le profonde cadute necessarie per ristabilire l’ordine o il rebus degli squilibri quotidiani che dominano i nostri più intimi sentimenti.

Il caso di Lidya Tàr interpretata dalla paradossale ingegnosità di Cate Blanchett, ha stravolto anche l’attrice stessa, in una recente intervista le sue parole si trasformano;

è stato un ruolo così fisico, che mi ha messo alla prova, ho ancora degli strascichi con me e, come è accaduto a molte persone del pubblico, ho bisogno di tempo per processare il tutto.

La Blanchett con il regista Todd Field diventano un unico spiraglio per spezzare gli stereotipi classici dell’immedesimazione teorica, quest’ultimi affrontano la dolorosa fatica esasperata del corpo che richiede costantemente evasione. Un film che riceve le nomine all’Oscar 2023, come miglior regista e miglior attrice, alla fotografia di scena e al montaggio cinematografico, per finire come sceneggiatura originale.

Un retroscena che farà riflettere anche la mente meno erudita, è il tocco magico del senso orchestrale, vale a dire che la musica diventa la protagonista indefinibile, caotica fino al punto di congiungere il mondo infinito di Lidya Tàr.

Rabbia e calunnia, perversione e pentimento, maternità e sfibrata fedeltà. Tutto questo è una sfida ciclica di un ritmo sonoro che si eleva o si regredisce; nel mezzo vi è la tentazione che ogni artista vive attraverso il desiderio dell’amore, di trasmettere il sogno illuminante, ovvero: ricominciare dalle piccole dosi, semplici estasi laddove anche il peggior fallimento è una nascita appagante e mai solitaria.

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