di Arianna Di Perna
Una famiglia mostruosa (al cinema dal 25 Novembre), di cui sono stata alla conferenza stampa per il lancio del film, porta in scena una commedia insolita per il cinema italiano. La pellicola è sia un family, sia un horror che un fantasy; un film per tutta la famiglia, un prodotto divertente dove la storia dei “mostri, versione nostrana” è amplificata da situazioni realistiche calate in un mondo fantastico.

Credits: @01Distribution. Si ringrazia Ni.Co. Ufficio Stampa
Una famiglia mostruosa diretto da Volfango de Biasi, racconta la storia di due giovani innamorati Adalberto (Cristiano Caccamo) e Luna (Emanuela Rei) che scoprono di aspettare un bambino, ma Adalberto viene da una famiglia “particolare”, mostruosa, nel vero senso del termine: licantropi, streghe e vampiri fanno parte di un quadretto famigliare niente male.

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Il film usa la comicità per creare situazioni reali e intelligenti portando il vampiro Vladimiro (Massimo Ghini) e la moglie Brunilde (Lucia Ocone), strega di non poco conto, a scontrarsi con Nando Cornicioni (Lillo) e la consorte Stella (Ilaria Spada) borgatara, genitori di Luna.

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Più mostruosi dei veri mostri perché senza filtri, diretti, scarni di tutte le convenzioni sociali. Personaggi grotteschi che mostrano la bellezza di essere terrificanti anche essendo umani.

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Alla fine, scoprono di essere tutti uguali: dinamiche che si possono riconoscere in tutti i nuclei familiari, scontri, bugie, maschere per non mostrare la propria natura. Non importa essere veramente mostri, perché ognuno di noi lo è a modo suo.
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Viene giostrato un rapporto ai limiti dell’inverosimile tra I Mostri e gli Umani, dove la menzogna e l’ignoranza, prendono il sopravvento; questo mai in stile offensivo o denigratorio ma in maniera naturale dove viene raccontata la famiglia dentro un’altra famiglia: una ha degli scheletri (veri) nell’armadio mentre l’altra, quella dei supercafoni, non ha niente da nascondere, anzi va fiera di una bottiglia “da due piotte”, o dei titoli in banca “perché noi mica pisciamo dar ginocchio”.

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Troviamo un uso calibrato della colonna sonora che da un tocco in più classificando la commedia come un ibrido tra attimi (minimi) di tensione condite con divertimento e spensieratezza.
L’ambientazione è una villa seicentesca circondata dalla nebbia, in una località sconosciuta per dare quel senso di ignoto al racconto.

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Il regista alla conferenza stampa ha parlato di diversità, utilizzando ogni elemento al meglio per cercare di rendere divertente e inverosimile qualcosa che nella vita vera è sempre più presente: la paura del diverso, dell’altro, sapere chi siamo, conoscersi prima di comprendere gli altri, perché quello che siamo si riflette inevitabilmente sugli altri.

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