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Io sono Babbo Natale

di Miki Solbiati e Noemi Stucchi

Per la rubrica “Il punto di vista dello spettatore” abbiamo visto Io sono babbo Natale, uscito al cinema e ora in streaming su Prime Video.

Finalmente un film di Natale che esalta il Natale.
Si sa, verso Natale arrivano i film legati alle festività, ma un film come Io sono Babbo Natale fa bene allo spirito. Non il solito cinepanettone; è un film tradizionale intriso di una dolcezza speciale, che porta quella ventata d’aria di lieto fine di cui abbiamo bisogno.
Come dice il regista Edoardo Falcone:

Una volta tanto non c’è il “cattivo” di turno che vuole distruggere il Natale e la “magia delle feste”. Di psicopatici ne abbiamo già tanti nella vita reale, non ne volevo aggiungere un altro alla già lunga lista.

La coppia Marco Giallini, pregiudicato dal cuore d’oro, e Gigi Proietti è vincente.

Marco Giallini e Gigi Proietti. Ho scritto il film pensando a loro. Perché nessuno come loro poteva rendere al meglio due caratteri così diversi, ma allo stesso tempo così pieni di umanità.
[E. Falcone]

Gigi Proietti è un Babbo Natale molto più “umano” di quello che possiamo immaginare: Nicola Natalizi si addormenta sul divano facendo le parole crociate e quasi in pensione con i suoi 124 anni (quasi 125), alla fredda vita della Lapponia preferisce una più calda Roma per non soffrire di reumatismi. Eppure è dotato di “superpoteri”…

Marco Giallini, appena uscito di prigione, si appresta al reinserimento sociale ma dovrà fare i conti con la propria indole da ladruncolo e con le lacerazioni di un passato che non si è ancora rimarginato.

Suggestivo l’intervento di Giallini con il padre adottivo di quella che in realtà è la sua bambina, che in una letterina a Babbo Natale ha chiesto che i genitori tornassero insieme e Giallini sacrifica anche l’amore per lei. Tutto l’universo si fonda proprio su questo: dare incondizionatamente, senza doppi fini. Perché in fondo non si è solo più buoni a Natale, ma sempre.

Come coppia di attori funziona bene, perché sono molto dolci. Un rapporto mentore/apprendista basato sulla dolcezza, di “rimproveri” soft che fanno crescere, fino a quando vedremo un Marco Giallini…
Insomma, il lupo perde il pelo ma non il vizio. Solo che, alla fine, imparerà ad essere buono.

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