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blackmail

Blackmail (Ricatto)

25 Gennaio 2025
300 Views
di Cristina Ruffoni

Ricatto (Blackmail) è un triller del 1929, diretto da Alfred Hitchcock, ed è anche il primo film sonoro inglese. Inizialmente girato come un film muto tranne l’ultima bobina sonorizzata, tutte le scene furono successivamente rigirate con il sonoro e i dialoghi per volere decisivo del regista. Il soggetto proviene dall’adattamento teatrale di Charles Bennet, da cui il produttore, l’avvocato scozzese John Maxwell comprò i diritti, intuendo il potenziale emotivo della storia che si rivelò infatti un enorme successo di critica e pubblico, consacrando Hitchcock nell’Olimpo del Cinema hollywoodiano.

Nel film sono già presenti tutti gli elementi formali e le strategie narrative ricorrenti nelle sue storie, come il senso di colpa, le dinamiche del trio e un monumento o paesaggio presente nell’immaginario collettivo, come le sfingi del British Museum o la Statua della Libertà. Inoltre, per evocare il lato oscuro del destino, viene evidenziato il ruolo determinante delle cose e l’importanza del dettaglio nell’elaborazione dell’universo filmico di Hitchcock.

Gli stessi autori della Nouvelle Vague, che lo eleggono come loro maestro assoluto nella rielaborazione del noir, sottolineano come un miliardo di spettatori che forse dimenticano le mele di Cézanne, si ricorderanno invece  dell’accendino di Delitto per Delitto. Si tratta, per la precisione, della sezione: Introduzione al metodo Alfred Hitchcock e fa parte del capitolo:  Il controllo dell’universo, il primato degli oggetti nei nostri ricordi hitchcockiani contenuto nella Histoire(s) du cinéma di Godard.

In Blackmail, il guanto dimenticato dalla protagonista colpevole nell’atelier del pittore vittima e poi ritrovato e nascosto sulla scena del delitto dal fidanzato poliziotto, concentra così il centro dell’intrigo e fornisce anche una visione dell’universo estetico ed etico del regista, dietro la banalità degli oggetti qualsiasi. Anche l’arma del delitto, il coltello, riappare come un’ossessione per l’omicida, tanto è vero che la maggior parte dei critici cinematografici, si sono spinti a definire gli oggetti come la “vera sostanza” del cinema di Hitchcock, da non confondere con i comuni accessori di una semplice messa in scena teatrale, perché in essi s’incarnano sentimenti e paure dei personaggi, “in un gioco d’interazione reciproca fra attore e soggetto.”

Nei soggetti di Hitchcock non ci sono solo delle costanti ripetute nell’impianto formale e narrativo, ma succede qualcosa per la prima volta, come il caso evidenziato di tentato abuso sessuale proprio in Blackmail, che induce all’omicidio come difesa, una pratica quella del cinema, come la pittura e la fotografia, di trasportare le relazioni tra oggetti e persone dalla loro funzione strumentale a una narrativa.

Ultimo delizioso dettaglio, quello d’introdurre la sua abitudine di apparire in un cameo, Hitchcock si siede in questo film, accanto ai suoi personaggi attori in metropolitana e così facendo ci ricorda che il Cinema si libera delle forzate apparenze per scoprire un nuovo modo di stare al mondo.

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