di Cristina Ruffoni
L’ultimo film di Silvio Soldini, che ha lo stesso titolo ed è ispirato dal romanzo “Le assaggiatrici” di Rosella Postorino, a prima vista sembrerebbe distinguersi decisamente nell’ambito della sua filmografia soprattutto per essere un film storico.
In realtà il regista rimane fedele all’analisi dei temi psicologici di fondo dei suoi protagonisti, basti pensare al nostro adorato Pane e Tulipani del 2002, in cui una donna abbandonata in un autogrill dalla sua famiglia, si inventa una nuova vita a Venezia e come in questa storia, il regista sottolinea e ribalta il ruolo della donna nell’ambito familiare e del matrimonio.
L’antefatto storico è che Margot Wolk, l’unica sopravvissuta dopo la guerra del gruppo delle 15 donne scelte dalle SS per assaggiare i pasti e scongiurare l’avvelenamento di Hitler, ha deciso di raccontare la sua storia solo dopo aver compiuto novant’anni, definendo quel periodo come il peggiore della sua vita, infatti sono passati anni per lei prima di poter dissociare il cibo dalla morte.
Silvio Soldini, senza mostrare nessuna scena di guerra, riesce a restituirci il dolore, lo smarrimento e la perdita di realtà di quelle donne, che dopo l’attentato fallito al Fuhrer, dovettero rimanere segregate in un avamposto militare in Prussia chiamato la Tana del Lupo.
La nostra protagonista, Rosa Sauer, aspetta il marito, dichiarato disperso che ritroverà alla fine della guerra nel 1946, e anche l’ufficiale tedesco, che dopo una passione travolgente che li vede coinvolti, l’aveva aiutata a fuggire e ritornare a Berlino.
Nel gruppo delle assaggiatrici, come in ogni comunità, si creano solidarietà e disaccordi, misteri e sospetti che confermano quanto si cerchi sempre, per sopravvivere anche psicologicamente, una parvenza di normalità, nel tentativo di mantenere vive speranze, sogni e progetti anche in bilico con l’orrore e la violenza della guerra.
Lo stesso ufficiale confessa nell’ intimità con Rosa Sauer di aver assistito impotente alla repressione fisica di bambini e donne ebrei indifesi e ignari del loro destino ma di essere rimasto impassibile per dovere di obbedienza.
La guerra non solo separa le persone ma le cambia e le fa scomparire e le conduce a delle scelte estreme.
Le donne nei film di Soldini, risultano però sempre le piú forti e, nel contempo, adattabili ai cambiamenti della vita, mantenendo una loro integrità e non tradendo se stesse, rispetto agli uomini, come l’amante cieca interpretata da Valeria Golino nel Il colore nascosto delle cose del 2017 o la moglie di Albanese, che si trova improvvisamente disoccupato in Giorni e Nuvole del 2007 con una intensa Margherita Buy.
È un messaggio forte e chiaro di chi crede che sono proprio coloro che spesso sono definite la parte più debole della società, a dimostrare di riuscire a dare il meglio anche quando s’imbattono nell’ inquietante e incomprensibile “banalità del male”.






