di Marta Dore
Emma (Valeria Golino) vive a Roma, ha un ex marito francese, fa l’osteopata, ama i colori, soprattutto il rosso. Ed è cieca. Non è nata così, ha perso la vista a 16 anni e per questo motivo può ricordare i colori e usarli per “vedere” meglio le cose nel mondo. Lei, nel mondo, ci si muove con coraggio e determinazione: è autonoma, lavora, ha amici, flirta, gioca a baseball. Grazie al suo bastone attraversa la città da sola, grazie a piccoli stratagemmi (le cose vanno messe sempre a posto!) vive la sua casa pienamente: sa cucinare, ascolta la musica, si versa il tè del pomeriggio. Un giorno conosce Teo (Adriano Giannini), un pubblicitario brillante, belloccio e seduttore, il classico mascalzone bugiardo, sempre connesso, sempre sul pezzo. Lei è la guida non vedente del Dialogo nel buio, una mostra-esperienziale presente davvero a Roma e a Milano, che immerge persone normovedenti in un percorso sensoriale dove però la vista è esclusa. Lui, che è lì con i suoi colleghi in cerca di stimoli per la creatività, resta colpito dalla voce di lei, senza poterla vedere. E quando, qualche giorno dopo, la incontra di nuovo in un negozio, la riconosce immediatamente proprio perché la sente parlare. Affascinato, la avvicina, diventa suo paziente, e ovviamente la innamora. E forse si innamora lui stesso… La loro relazione, fondata su un grande inganno (Teo ha una fidanzata, che nega di avere) avrà gli alti e i bassi che possiamo aspettarci, i colpi di scena, gli abbandoni e i ritrovamenti. La Golino e Giannini sono belli e bravi e rendono molto godibile l’ultimo film di Silvio Soldini.
La forza del film, però, non sta tanto nella storia d’amore che viene raccontata, piuttosto prevedibile, ma nella rappresentazione senza retorica della disabilità di Emma, che non ha alcun “dono” legato al suo non vedere: non è veggente, né ha una sensibilità sovrannaturale, al contrario di come spesso appaiono i ciechi nelle narrazioni tradizionali. È però una donna forte, che con determinazione e strategia si è conquistata una vita normale, dove non si nega niente, nemmeno una serata al cinema.
Ancora più emozionante e forte, e forse anche attuale, è la dinamica che si crea tra Emma e Teo: lei è la chiave che permette a lui di vedere il mondo in un modo nuovo. Grazie allo “sguardo” di Emma, che non può vedere, lo sguardo di Teo si fa molto più acuto, profondo. Come spesso succede nella vita, è l’incontro con il diverso ad aprire mondi inaspettati, nuove dimensioni, nuove interpretazioni. Lo dice la stessa Emma a un certo punto del film parlando con Teo: «Dare un colore alle cose mi aiuta a vederle. Per voi è più difficile. Siete per forza di cose più legati all’apparenza. Noi, anche volendo, non ci possiamo fermare all’apparenza. Dobbiamo andare oltre». Solo aprendosi a questo oltre, Teo è in grado di ritrovare verità nel suo modo di essere. Solo non fermandoci alle apparenze, noi tutti possiamo arricchire la nostra vita e il mondo che abitiamo.