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A teatro attraverso fiabe e romanzi

13 Novembre 2017
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di Federica Piergiacomi

Uomini e no

Milano, novembre, le stagioni dei teatri si sono appena aperte sul nuovo anno dopo l’interruzione per la pausa estiva. I teatri come al solito sono moltissimi ma questa volta ho scelto di soffermarmi su alcune offerte dei teatri storici di Milano, PiccoloTeatro e Teatro Franco Parenti.

A colpire è la differenza dell’offerta, tuttavia accomunata da alcuni fattori, al Piccolo troviamo due proposte ugualmente interessanti, Uomini e no, con la regia di Carmelo Rifici e contemporaneamente Pinocchio, con la regia di Antonio Latella, al Pier Lombardo invece, nella sala piccola, troviamo Licia Lanera che scrive dirige ed interpreta Back’s Tales Tour.

A prima vista ci si accorge che nessuno nasce come testo teatrale, quindi forse si assiste al bisogno di una nuova drammaturgia? Ci mancano i testi per dire quello di cui abbiamo bisogno?

Con pinocchio si assiste tuttavia ad un snaturamento della fiaba, il burattino diventa l’archetipo del gioco della tragedia umana, arrivando ad accomunare il paese dei balocchi con la pedofilia, pinocchio è debitore verso la Fata Turchina e verso Geppetto anche se quest’ultimo lo ha creato solo per i suoi interessi e anche il finale della fiaba ne esce capovolto. Non è chiaro se Latella fa una rilettura della fiaba di Collodi o la sua intenzione sia proprio quella di disgregarla e distruggerla per farne uscire tutt’altro, attribuendo inoltre al burattino un linguaggio crudo e denso di improperi e parolacce.

Al contrario Licia Lanera da una rilettura di alcune grandi fiabe Cenerentola, Biancaneve, la sirenetta, Scarpette rosse e la Regina delle nevi. Fiabe che hanno tutte delle donne come protagoniste. Licia sul palcoscenico scarno, solo una pedana che, senza anticipare nulla, alla fine dello spettacolo si trasformerà in un messaggio, risulta molto brava e ne escono  fiabe in chiave horror con una punta di tradizione pop, stivaloni altri neri, costume nero di pelle vengono associati subito a Lady Gaga, ti tiene incollati alla scena, per chiederci di riflettere sulle fiabe come le vivevamo da bambini e come le viviamo adesso da adulti.

Al contrario di questi due l’altro spettacolo del Piccolo con la regia di Carmelo Rifici, nonostante anche lui parta da un romanzo, dello scrittore torinese Elio Vittorini, forse perchè la riscrittura è di un drammaturgo come Michele Santeramo, ma rimane più fedele all’originale, e la forza della drammaturgia riprende alla perfezione la forza del romanzo. Vengono portate in scena, raccontate visivamente e a parole, le emozioni e gli stati d’animo dei protagonisti, tutto quello che in un testo teatrale potrebbe essere una didascalia per aiutare la regia qui è sul palco insieme agli attori. Sedici attori, molti dei quali appena diplomati alla scuola del Piccolo di cui Rifici è direttore. La recitazione di chi esce dalle scuole di recitazioni, è ancora molto forte, col tempo questo marchio di riconoscimento si stempera, tuttavia, lo spettacolo resta di qualità. Ad essere copartecipe degli attori, del drammaturgo e della regia, è la scena di Paolo di Benedetto. Si riconosce subito Milano per il tram, ma una Milano ferita, sventrata, massacrata, dalla guerra civile. Così come lo sono i partigiani che uccidono e combattono per la libertà con gli stessi mezzi, la violenza e l’orrore, di quelli che cercano di combattere. Sono giovani ragazzi, quelli di Vittorini, non ancora trent’enni proprio come gli attori, che vengono a loro volta scarnificati dal momento storico che stanno vivendo e così la scena. La scena è sì un tram, anzi due moncherini di tram, ma di cui resta solo l’anima.

Non ci resta che riflettere su questa offerta, indubbiamente interessante, ma che ci riporta sempre indietro, continuiamo a cercare nelle nostre radici qualcosa che ci parli della società e del clima di oggi. Prendiamo pezzi di passato e li rivediamo, li rileggiamo, li smontiamo e li riassembliamo per cercare di comunicare qualcosa, forse una crisi che ha bisogno di essere suparata con qualcosa di nuovo.

 

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