di Noemi Stucchi
Diamanti è un film per le donne e chi le ama.
In questo inizio 2025 Ferzan Ozpetek torna con un film corale, quasi tutto al femminile; una cifra stilistica che riprende opere precedenti come Le fate ignoranti (2001), La finestra di fronte (2003) e Mine vaganti (2010)
La narrazione si sviluppa su due livelli.
Il primo si muove sul piano della realtà, dietro a una cinepresa, ma molto vicino allo spettatore.
Ozpetek interpreta se stesso come regista e convoca le sue attrici a pranzo per leggere insieme il copione del suo nuovo progetto. Ed ecco, in scena, la tavola e il pranzo conviviale, simbolo ricorrente e elemento di raccordo tra i vari personaggi. Qui ogni attrice interpreta il proprio ruolo nella vita reale: Mara Venier si destreggia ai fornelli con naturalezza in un atto di cura per i suoi ospiti. Attorno si muovono altri volti noti come Geppi Cucciari, Sara Bosi, Loredana Cannata, Anna Ferzetti, Aurora Giovinazzo, Nicole Grimaudo, Milena Mancini, Paola Minaccioni, Elena Sofia Ricci, Lunetta Savino, Vanessa Scalera, Carla Signoris, Kasia Smutniak, Gisela Volodi, Milena Vukotic. Il cast è arricchito da presenze maschili di rilievo, tra cui Stefano Accorsi, Luca Barbarossa, Vinicio Marchioni (nel film in un’impressionate veste da antagonista) e Carmine Recano (l’avrete riconosciuto, è il comandante di Mare Fuori)
Il secondo livello della storia ci porta nella Roma degli anni Settanta, dentro le mura di un palazzo barocco che ospita la sartoria Canova.
Qui, Alberta (interpretata da Luisa Ranieri) e sua sorella Gabriella (Jasmine Trinca) dirigono un’attività di eccellenza che confeziona costumi di scena per il Teatro e il Cinema. Alberta, inizialmente rigida e autoritaria, si rivela una donna complessa, capace di sostenere le sue collaboratrici nei momenti di difficoltà. Ci vorrà poco per capire che la sua è solo una maschera, un ruolo che ha dovuto indossare proprio come un vestito. Gabriella, invece, è segnata da un passato doloroso che la rende distante e fragile. La relazione tra le due sorelle, fatta di conflitti e riconciliazioni, diventa il cuore emotivo della storia.
Nella boutique Canova si trova così il Teatro e il Cinema, in mezzo ai bottini e alle macchine da cucire che si muovo veloci nelle mani delle sarte e delle costumiste.
Tutto gira intorno a una nuova commissione lavorativa. Una delle migliori costumiste al mondo (Bianca Vega, interpretata da Vanessa Scalera), chiederà l’aiuto della sartoria per la realizzazione dei costumi per un film da Premio Oscar.
Ed ecco, ancora: il motivo che sta dentro alla trama stessa è la nascita di un nuovo film, un motore che muove la vita e il lavoro delle persone che lo stanno realizzando.
Ozpetek è un regista che divide: o lo si ama, o lo si critica. Tra i suoi pregi, l’intento di fondo è quello di raccontare una storia di sorellanza, dell’unione femminile e della forza delle donne che, tutte insieme, sono capaci di compiere imprese titaniche. Il finale è rassicurante, la visione del film trasmette positività; tuttavia, il racconto di insieme rischia di muoversi con un’eccessiva levigatezza, perdendo complessità e profondità. Ogni attrice porta in scena la propria battaglia personale, incarnando temi profondi che, da soli, potrebbero dare vita a storie autonome e complete. I dialoghi tolgono complessità al copione per garantire un uno sviluppo lineare della trama e le vicende individuali diventano sintesi, quasi fossero maschere teatrali.
Ozpetek utilizza il cinema come metalinguaggio, mescolando vita e finzione in un gioco di specchi in cui il palcoscenico svela l’essenza dei suoi personaggi. Ogni donna del film rappresenta una tematica: Paolina (Anna Ferzetti) madre single; Nina (Paola Minaccioni) alle prese con la depressione del figlio; Nicoletta (Milena Mancini) vittima di violenza domestica; e Silvana (Mara Venier) che indossa il grembiule con eleganza materna.
Con “Diamanti” Ozpetek mette in scena un film dentro al film, un palcoscenico dove le persone che indossano un ruolo possono rivelare la loro essenza. E la vita, così come il cinema, è l’essenza di ciò che resta quando tutto il resto scompare.
Credits Ufficio Stampa: Vision Distribution







