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Frankenstein

Frankenstein

9 Novembre 2025
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di Noemi Stucchi

Ispirato al capolavoro di Mary Shelley, Il nuovo Frankenstein segna il ritorno di Guillermo del Toro.
Un film di circa due ore e mezza che viene descritto dal regista come “la culminazione di un percorso che ha occupato gran parte della mia vita”, un sogno coltivato sin dall’infanzia e ora finalmente realizzato.
Nel cast spiccano Oscar Isaac nei panni di Victor Frankenstein, Jacob Elordi nella parte della Creatura e Mia Goth come Elizabeth.

Così come era accaduto per Pinocchio (leggi qui la recensione), anche per Frankenstein è stato realizzato un documentario di 45 minuti che mostra il dietro le quinte.
In fondo, Pinocchio e Frankenstein condividono la stessa anima: entrambe sono storie di padri che danno vita ai propri figli e di figli che, crescendo, si ribellano ai loro creatori. “Sono storie di figli anormali, nati da padri delusi”, spiega del Toro.

Guillermo del Toro sviluppa il racconto in due punti di vista, quello dello scienziato Victor e quello della Creatura.
É come se padre e figlio si raccontassero a vicenda per la prima volta. Il racconto della creatura “É come quando i figli ti dicono: ecco che cosa hai sbagliato”, dice il regista. É “un’epifania”, il momento in cui il padre prodigio comincia ad ascoltare e imparare dai propri errori.

Il produttore Scott Stuber evidenzia come la forza del film sia questa prospettiva: del Toro non vuole riscrivere Mary Shelley, ma costruire uno spazio di comprensione in cui sia possibile sviluppare un dialogo, un terreno dove si possa davvero capire la grandezza e la modernità del romanzo.

Frankenstein

Il rapporto padre/figlio diventa qualcosa di più, c’è molto altro nell’amare un personaggio imperfetto e perdonarlo.
“L’immortalità è una maledizione o no? Vorresti restare vivo pur vivendo nel dolore? Esiste la redenzione? Il finale di Pinocchio, di Cronos e di Frankenstein sono identici. Un personaggio nella luce dell’alba che accetta la luce del giorno.” Dice del Toro.

FrankensteinJacob Elordi, che interpreta la Creatura, dice che il senso profondo del film è mettere in discussione il nostro concetto e i nostri valori di umanità. E in effetti Frankenstein è questo: un figlio che cresce come un adolescente, che si interroga su se stesso: “chi sono, da dove vengo, qual è il mio scopo?”.

Frankenstein

Mia Goth, interprete di Elizabeth, aggiunge: “Sono rimasta sorpresa perché avevo una mia idea della creatura derivante da altri adattamenti. Ciò che ho davvero apprezzato è come i toni siano stati ridimensionati. Ha una sua purezza.”
La creatura, in questa versione, non è mostruosa: è fragile, elegante e slanciata, umana. Del Toro gioca con la bellezza e con la paura, ricordandoci che “a volte la gente vede mostri in cose bellissime”.

In merito al documentario Frankenstein: Lezioni di anatomia, il regista ci guida nel cuore della sua ossessione artistica. Guillermo del Toro ci apre le porte del laboratorio mentale e visivo con una riflessione sull’arte come eredità eterna: “quando crei un’opera d’arte, tutto deve essere accurato e perfetto, perché vivrà per sempre.” E in questa idea di perfezione c’è tutta la sua follia.

FrankensteinVisivamente, il documentario è un’estasi per chi ama il cinema fatto a mano.
“Un tavolo ha quattro gambe: scenografia, fotografia, costumi e trucco”, dice del Toro, e su queste quattro gambe si regge tutto il suo mondo.
Ogni elemento è costruito realmente: niente intelligenza artificiale, illusione digitale ridotta ai minimi storici. Le scenografie sono gigantesche, i costumi curati al millimetro, il set un organismo vivo che si monta e si smonta per permettere alle cineprese di muoversi.
Una torre viene ricostruita e i set vengono realizzati per poter essere incendiati; una nave viene assemblata da zero in un parcheggio.
“Volevo una nave vera che il mostro potesse veramente muovere: quindi abbiamo costruito una nave vera”, dice con orgoglio nel documentario. È la dimostrazione di un’idea precisa, di un cinema come arte materiale, fisica, capace di restituire peso e realtà all’immaginazione.

FrankensteinIl Frankestein di Guillermo del Toro è un omaggio al gotico e al metafisico, ma anche al mondo reale, quello dove l’arte si sporca di fatica, fuoco e materia.
Se potete, guardatelo su uno schermo grande per cogliere la maestosità e la cura che del Toro mette in ogni dettaglio. E poi, restate per questi 45 minuti di pura follia maniacale, un viaggio che mostra la grandezza di un regista che è capace di costruire mondi e di trascinarci dentro nel suo sogno onirico.

 

Frankenstein: © Cr. Frank Ockenfels/Netflix © 2025, per gentile concessione di Netflix Media Center

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