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Diario musicale: Falstaff e Don Carlo

6 Aprile 2017
1.303 Views
di Carlo Schiavoni

L’allestimento del “Falstaff” di Giuseppe Verdi, firmato da Robert Carsen, che tanto entusiasmo suscitò nella stagione 2013, lascia ora il posto all’allestimento, mutuato dal Festival di Salisburgo, per la regia di Damiano Michieletto. Il giovane e già affermato regista ne sposta l’ambientazione dalle brume inglesi alla Casa di riposo per musicisti, Giuseppe Verdi. Michieletto, così si legge nel programma di sala, ha concepito Falstaff come “un anziano cantante dal passato non ben identificato….Nell’opera emergono continuamente i temi della malinconia, della vecchiaia e della morte. Il protagonista vive nella condizione del ricordo, perché la sua realtà è quella della finitezza, dell’attesa della morte. E tutta la vicenda si svolge un po’ come un ricordo, un sogno o uno scherzo. Falstaff in un attimo si vede passare davanti agli occhi tutta la vita”. L’opera si svolge dunque nei saloni della casa di riposo, contravvenendo, in apparenza, alle indicazioni delle didascalie: ciò che una parte del pubblico sembra non volere accettare è la capacità del nostro regista di innovare la forma, rispettando la sostanza della musica. Non mancano momenti delicati e di poesia. Il finale secondo è poi un vero colpo di teatro. Questo avviene, nonostante la scelta di una scena fissa, possa limitare l’inventiva di situazioni teatrali.

Ne è protagonista inarrivabile Ambrogio Maestri, degno di figurare accanto al sommo Juan Pons. Per la bellezza del timbro vocale e del fraseggio, studio del personaggio e doti attoriali, Ambrogio Maestri è semplicemente e naturalmente Falstaff. Accanto a lui, come già nell’allestimento di Robert Carsen, Massimo Cavalletti, impagabile nei panni di un Ford meschino ed ipocrita.  Carmen Giannattasio ci consegna una sapida Alice. Restituiscono la tenerezza dei giovani innamorati, Fenton e Nannetta, il tenorino Francesco Demuro e Giulia Semenzato. Completano il cast femminile, Yvonne Naef e l’ottima Annalisa Stroppa, rispettivamente Mrs. Quickly e Meg Page. La direzione vitalistica di Zubin Mehta (ottanta primavere e non sentirle!) costringe l’orchestra della Scala a una prova maiuscola.

“Falstaff” di Giuseppe Verdi; Teatro alla Scala, dal 2 al 21 febbraio 2017; direttore d’orchestra: Zubin Mehta; regia di: Damiano Michieletto; scene di: Paolo Fantin; costumi di: Carla Teti. Interpreti principali: Falstaff: Ambrogio Maestri; Ford: Massimo Cavalletti; Fenton: Francesco Demuro; Alice Ford: Carmen Giannattasio; Nannetta: Giulia Semenzato; Quickly: Yvonne Naef; Meg Page: Annalisa Stroppa.

Altrettanto si deve dire dell’esecuzione del “Don Carlo” di Giuseppe Verdi, affidato alla bacchetta di Myung-Whun Chung. Egli è autentico direttore verdiano: ottiene dall’orchestra scaligera ricchezza di colori e suono trasparente. E’ festeggiatissimo, al termine dell’opera, e dall’orchestra tutta e dal pubblico. Si esegue l’edizione italiana in cinque atti, andata in scena, al Comunale di Bologna, il 27 ottobre 1867. E’ tuttavia un vero peccato che all’atto di Fointainebleau, ovvero al primo atto, abbia fatto seguito un lunghissimo intervallo: il risultato è quello di distrarre il pubblico e di rendere avulso l’atto dal resto dell’opera, facendo ai più rimpiangere l’edizione scaligera del 1884 in quattro atti. Ferruccio Furlanetto, quale Filippo II, domina la scena per carisma e mestiere. Non regge il confronto il pur bravo Simone Piazzola, Don Rodrigo. A soli 30 anni, si trova ad affrontare uno dei più impervi ruoli verdiani. Se la linea di canto è ineccepibile, manca tuttavia lo scavo psicologico del personaggio di Don Rodrigo. Si ha quasi l’impressione che tutti i protagonisti affrontino le rispettive parti per la prima volta senza andare oltre una generica correttezza. Francesco Meli e Krassimira Stoyanova ci avevano abituato a ben altre prove. Uno stanco e svogliato Peter Stein firma la regia. Viene da chiedersi che fine abbia fatto il regista visionario del tempo che fu. Dunque se ricorderemo questo “Don Carlo”, lo dobbiamo alla direzione profondamente verdiana di un grande quale Myung-Whun Chung.

Buona stagione a tutti!

Il coro del Teatro alla Scala, nel primo atto ambientato nella foresta di Fotaineblau, è ritratto con i protagonisti principali: Krassima Stoyanova, al centro, e Francesco Meli, a destra. (crediti fotografici: Teatro alla Scala)

Il coro del Teatro alla Scala, nel primo atto ambientato nella foresta di Fotaineblau, è ritratto con i protagonisti principali: Krassima Stoyanova, al centro, e Francesco Meli, a destra. (crediti fotografici: Teatro alla Scala)

“Don Carlo” di Giuseppe Verdi, opera in cinque atti; Teatro alla Scala dal 17 gennaio al 12 febbraio 2017; direttore: Myung-Whun Chung; regia di: Peter Stein: scene di: Ferdinand Wogerbauer; costumi di: Anna Maria Heinreich; interpreti principali: Don Carlo: Francesco Meli; Elisabetta di Valois: Krassimira Stoyanova; Filippo II: Ferruccio Furlanetto; Rodrigo, Marchese di Posa: Simone Piazzola; Principessa Eboli: Ekaterina Semenchuk.

 

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