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Simone di Crescenzo e Renata Scotto

Giacomo Puccini e la musica per tutti. Intervista a Simone Di Crescenzo

di Noemi Stucchi

In questi giorni su Sky Classica HD è in onda un programma dedicato all’opera italiana dal titolo “Giacomo Puccini e Renata Scotto”.
Abbiamo guardato la prima puntata e siamo curiosi di vedere la seconda che verrà trasmessa a partire da lunedì 28 novembre. Abbiamo avuto la possibilità di conoscere meglio il Maestro Simone Di Crescenzo, pianista, musicologo e autore di questo programma e gli abbiamo rivolto qualche domanda:

Simone di Crescenzo e Renata Scotto

Emanuele Delle Fave – Photography

Non le nascondo che prima di parlare abbiamo navigato un po’ in internet e abbiamo scoperto che si occupa di musica attraverso tantissimi progetti. In ogni attività c’è la passione per la musica classica, che viene vissuta non solo nella pratica del pianoforte ma portata avanti anche attraverso un approccio culturale, da studioso e divulgatore. Nello specifico, quali sono i progetti di cui si sta occupando in questo momento? C’è già qualche progetto che vorrebbe realizzare nel prossimo futuro e che vorrebbe condividere con noi?

In questo momento, oltre ai progetti televisivi con Classica HD, mi sto occupando principalmente di ricerca in ambito accademico. In particolare, studio il melodramma italiano del primo Ottocento. Per il futuro, soprattutto per ciò che riguarda la divulgazione, ho in mente alcuni format televisivi che vorrei realizzare legati ai compositori italiani. Per attivare questi progetti c’è bisogno di sponsorizzazioni e quindi il primo passo sarà trovare qualche sostenitore che vorrà sposare e supportare la causa.

Una curiosità personale. Quando si è accorto di avere una predisposizione per la musica classica?

Prestissimo, avevo solo 4 anni quando manifestai ai miei genitori questo interesse. Andavamo in vacanza in estate e negli hotel c’erano dei pianoforti. Ero attratto ed incuriosito al punto che chiedevo sempre di stare seduto vicino ai pianisti mentre suonavano.

Sempre una curiosità personale, ma per un pubblico di intenditori. Ci sono dei brani preferiti? Ha dei Maestri che predilige?

La musica accompagna l’esistenza dell’uomo nelle sue varie età e tappe, in tal senso credo che le predilezioni seguano anche un po’ le stagioni della vita. In questa mia fase esistenziale, fra i compositori d’opera, Rossini e Bellini sono sicuramente i miei prediletti, insieme a Verdi e Puccini. Per la musica strumentale amo ascoltare in particolare Schubert, Mozart, Vivaldi e Clementi. Due brani che non mi stanco mai di ascoltare sono la Fantasia per pianoforte a 4 mani in fa minore op. 103 di Schubert e il Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 in do minore di Rachmaninov.

Quali sono stati i suoi maestri e le sue guide? Mi riferisco a tre nomi che ha citato più volte, Mirella Freni, Daniela Dessì e Mariella Devia. Ci sono state altre fonti di ispirazione?

La mia prima maestra di pianoforte, Daniela De Ninis, è stata colei che mi ha fornito le basi non solo strumentali ma anche musicali, indispensabili per la mia crescita artistica. Per il pianoforte poi ho avuto altri maestri con cui mi sono perfezionato, fra cui Piero Rattalino, Bruno Canino e Paolo Bordoni. Per il repertorio operistico le mie guide sono state Paola Molinari e Leone Magiera per la parte pianistica relativa allo spartito, mentre a livello strettamente vocale ho imparato quasi tutto da Mirella Freni, con cui ho studiato per diversi anni. Certamente l’aver collaborato fin da ragazzo con alcune delle cantanti più importanti del Novecento ha accresciuto la mia preparazione e consapevolezza: le lezioni di Leyla Gencer presso l’Acacdemia della Scala, la collaborazione con Mariella Devia e non da ultimo l’essere stato pianista per Daniela Dessì e Sumi Jo.

Parliamo un po’ della sua collaborazione con Classica HD (Sky, canale 136). Avevamo già visto il suo programma “Il Belcanto”, con la partecipazione straordinaria di Mariella Devia in collaborazione con il Museo del Teatro alla Scala di Milano.
Abbiamo scritto una recensione qui (rimando al link), mentre in questi giorni stiamo guardando il nuovo programma “Giacomo Puccini e Renata Scotto”. Com’è nata l’idea di portare la musica classica sul piccolo schermo e quanto è importante che la musica classica riesca ad “entrare” nelle case degli spettatori?

In questo senso Classica HD svolge una buona attività divulgativa essendo un canale completamente dedicato alla musica ‘classica’ a 360 gradi. L’idea di approfondire le opere dei compositori italiani nasce dal fatto che molto spesso questi sono autori di cui si parla molto, ma con l’occhio e l’orecchio del melomane. Il mio obiettivo era invece quello di rendere accessibili al vasto pubblico contenuti che abbiano un fondamento storico-critico e che siano collegati al mondo della ricerca. In questa occasione in particolare, per il programma con Renata Scotto, devo ringraziare il Centro Studi Giacomo Puccini di Lucca per la supervisione sui testi che ho scritto.

Ci racconti com’è nato il progetto su Giacomo Puccini. Perché oggi è importante ripercorrere la sua storia? Se dovesse raccontare Giacomo Puccini in due parole (al massimo in una frase), come ce lo spiegherebbe?

Il progetto su Puccini è nato partendo dal fatto che abbiamo la fortuna di avere ancora fra noi una delle cantanti pucciniane più acclamate di tutti i tempi. Renata Scotto ha infatti cantato quasi tutte le opere del Maestro e alcune sue interpretazioni, come ad esempio Manon Lescaut, Madama Butterfly, Suor Angelica, rappresentano ancora dei modelli assoluti per ciò che riguarda la resa vocale ed interpretativa. Raccontando quindi le opere di Puccini abbiamo ripercorso anche la carriera di Renata Scotto e abbiamo raccolto una testimonianza preziosa per la storia dell’interpretazione. Non credo che sia possibile spiegare Puccini in due parole, ce ne vorrebbero molte. In questo caso è meglio ascoltare la sua musica. Un consiglio, anzi due? L’aria “Senza mamma” dalla Suor Angelica e l’aria “Un bel dì vedremo” da Madama Butterfly, rigorosamente cantate da Renata Scotto.

Se ci sono, quali sono le opere di Giacomo Puccini che le piacciono di più?

Il primo amore pucciniano è stato Turandot, da ragazzino ne ero quasi ossessionato al punto che ho raccolto quasi tutte le incisioni di questo titolo, ma amo molto anche Il trittico, Manon Lescaut e Madama Butterfly.

Il titolo della prima puntata è “Dagli esordi alla trilogia Illica-Giacosa” mentre la seconda puntata è intitolata “Un musicista internazionale”. Ci può fare un riassunto in poche parole del contenuto delle due puntate?

La prima puntata ripercorre la carriera artistica di Puccini dalla sua prima opera Le Villi fino alla fruttuosa collaborazione con il librettista Luigi Illica e il drammaturgo Giuseppe Giacosa, un connubio che ha portato alla nascita dei tre capolavori La bohème, Tosca e Madama Butterfly. Nella seconda puntata parliamo delle opere che hanno dato un respiro internazionale a Puccini da La fanciulla del West e La rondine fino all’incompiuta Turandot.

Come ha conosciuto Renata Scotto? Oltre a quello che abbiamo visto in televisione, può raccontarci qualcosa di lei?

Ho conosciuto Renata Scotto grazie a questo progetto. È stato uno di quegli incontri che segnano per l’intensità dell’esperienza vissuta. È una donna fuori dal comune per il suo carisma, per l’arguzia intellettiva e per la capacità di intendere la musica e il dramma come un unico gesto artistico. Dalle nostre lunghe chiacchierate sono scaturiti spunti interessanti non solo per il programma ma anche per la mia personale crescita e di questo le sarò eternamente grato.

Bellissima la cura per il set in ogni dettaglio, a partire dagli abiti e le creazioni sartoriali di Oscar Scirè e Canali. Come sono nate queste collaborazioni e c’è qualcosa che vuole aggiungere per quanto riguarda la scenografia?

Oscar Scirè è uno stilista italiano molto vicino al mondo della musica e in generale dell’arte e collaboriamo insieme da un po’ di tempo. Le dive amano entrare nel suo atelier situato a due passi dal Teatro alla Scala e farsi letteralmente coccolare con le sue creazioni. Per ciò che riguarda Canali, come è noto, è un marchio che si contraddistingue per l’eleganza dei suoi abiti sartoriali da quasi un secolo, simbolo di italianità nel mondo. Mi sembra un connubio perfetto per ciò che cerchiamo di raccontare nel programma. La scenografia non è un set, ma è il Museo del Teatro alla Scala che apre le sue porte alle telecamere e ci permette di essere circondati dalla bellezza nel tempio della musica.

Crediamo nella potenza della divulgazione culturale. Una domanda scomoda: la musica classica è certamente per un pubblico di intenditori. Secondo lei la musica classica può essere raccontata a tutti?

La musica cosiddetta ‘classica’ è per tutti poiché tutti possiedono delle corde emotive che possono essere da essa solleticate. Trattandosi di un genere ‘colto’ porta con sé un enorme bagaglio di informazioni che sono il frutto della nostra cultura occidentale nei secoli. Essendo quindi un prodotto prima di tutto culturale e poi commerciale, come per tutte le manifestazioni colte dell’intelletto umano, ha bisogno di essere spiegata e compresa. Quindi il passaggio fondamentale per poter capire ed apprezzare la musica è esserne educati. E questo è il grande, immenso ed irrisolto problema del nostro Paese. Non c’è abbastanza educazione in tal senso, a partire dalla scuola pubblica, in cui rimane un grande assurdo vuoto: basti pensare che nei licei si continua ad insegnare storia dell’arte e non storia della musica. Arti figurative e musica non sono al pari immensi patrimoni italiani?

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