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l'amore in teoria

L’amore, in teoria

di Cristina Ruffoni

Come regista Luca Lucini si è sempre occupato del pianeta dei giovani e di conseguenza dei temi scottanti della famiglia, della scuola, dell’amicizia, dell’amore, della sessualità, della crescita ma soprattutto di come puoi sentirti solo e diverso, anche a vent’anni.
Attraverso commedie apparentemente frivole e leggere e attraverso una scelta azzeccata degli attori e dello schema narrativo, Lucini sfugge alla retorica dei buoni sentimenti e dei luoghi comuni attribuiti di volta in volta da sociologi, influencer e tuttologi in cerca di facile consenso e generiche analisi antropologiche. Nel caso del suo ultimo film L’amore, in teoria ci sorprende servendosi addirittura della Filosofia, tradotta e spiegata attraverso le vicissitudini di Leone, uno struggente Nicolas Maupas, il protagonista, con la media del trenta ma non altrettanto abile in amore e fragile nell’affrontare la perdita precoce della madre.

L'amore in teoria

Credits: @Vision Distribution

Gli attori danno tutti il meglio di sé, da Caterina De Angelis che interpreta Carola, la bionda Barbie che incarna l’eterno amore non corrisposto che ovviamente ama un altro, un poco di buono, a Martina Gatti, Flor, l’attivista ambientalista, che si rivela alla fine la ragazza giusta da amare, senza tralasciare il grillo parlante, Francesco Salvi, nei panni di Meda, il saggio e caustico barbone e Giorgio, il disarmato e dolcissimo padre. E per fortuna, restano sempre gli amici, i compagni di Università, che insieme agli altri giovani intervistati nelle sequenze in bianco e nero, costituiscono un coro mitologico che commenta e interagisce con i quesiti e i colpi di scena dell’avventura in corso.

Con le citazioni lette ad alta voce dai libri e la sintesi filosofica ed esistenziale espressa nel finale durante il conseguimento della tesi di laurea, Leone, ribalta la situazione di solitudine e smarrimento in consapevolezza e passione, mettendo in pratica gli insegnamenti e la teoria modernissima di Baruch Spinoza e perfino la visione etica di Bertrand Russell, che ci esortano a sfuggire dai dogmi e dal pensiero dominante, per arrivare all’intuizione della letizia dell’amore verso se stessi e gli altri, attraverso il libero arbitrio e la libertà d’espressione, che neppure la Chiesa e lo Stato possono minacciare.

Quello che Lucini, con ironia e spensieratezza vuole suggerire e non solo ai giovani, è di non abdicare ai propri sogni ed ideali anche quando ci sembra di andare controcorrente, anche quando ci sentiamo fuori tempo, come nerd vulnerabili, outsider incompresi e falliti, eppure coerenti con quello che alla fine ci rende felici e compartecipi con chi ci sta vicino, perché attraverso le esperienze, consapevoli.

Ancora una volta è il Cinema che alleato con la Filosofia, oggi più che mai, nel cinismo, nel conformismo e nella ferocia imperanti, ci chiede di pensare liberamente non solo per cambiare la società ma anche per amare.

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