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la donna della mansarda Davide Longo

La donna della mansarda

6 Settembre 2025
810 Views
di Noemi Stucchi

La donna della mansarda” è l’ultimo romanzo di Davide Longo, pubblicato da Einaudi nella collana Stile Libero Big ad aprile 2025.
Longo, nato a Carmagnola nel 1971 e oggi docente alla Scuola Holden di Torino, ha conquistato una fetta di pubblico fedele con la saga del commissario Arcadipane e del suo mentore Bramard. La serie di romanzi prende avvio con “Il caso Bramard” e prosegue con “Le bestie giovani”, “Una rabbia semplice”, “La vita paga il sabato” e “Requiem di provincia”.

In questo nuovo capitolo ci ritroviamo a Torino nel 2013, quando a scomparire è Tina, pittrice di fama internazionale che da anni si era ritirata a vivere in una mansarda all’ultimo piano di un palazzo soprannominato “La Prora”.
La sua curatrice, Muriel Gallirossi, chiede aiuto a Corso Bramard per riaprire il caso. Dopo il lavoro in questura e anni da insegnante, Bramard chiude la sua carriera con la pensione. Con il caso “La donna della mansarda” decide di tornare a indagare accanto al suo vecchio allievo Arcadipane, gettandosi di nuovo in un mistero lasciato sepolto per troppo tempo.

Ed è proprio Arcadipane a colpire per la sua natura di antieroe, un personaggio che, per attitudine e umore, ricorda molto da vicino Rocco Schiavone, l’amatissimo vicequestore nato dalla penna di Antonio Manzini e portato in tv da Marco Giallini. Entrambi condividono un rapporto complicato con il loro lavoro: lo odiano, eppure non potrebbero farne a meno. Hanno lo stesso piglio stanco e geniale di chi affronta i casi come un fastidio quotidiano, pur riuscendo a risolverli grazie all’intuito.
Se Schiavone ha la sigaretta sempre accesa, Arcadipane si consola con le caramelle alla liquirizia, i famosi sucai, un dettaglio che sembra una versione più “soft” ma altrettanto caratterizzante della stessa attitudine cinica e insofferente. Forse il protagonista non apprezzerebbe il paragone, ma è difficile non notare quanto questi due mondi si assomiglino.

Accanto al commissario, come sempre, troviamo figure fondamentali che contribuiscono a dare corpo e colore al racconto. C’è Bramard dall’intuito animalesco; Trepet, il vecchio cane incontinente; Isa che risolve i casi studiando con il suo computer; Pedrelli, spalla comica, collega piemontese di poche pretese ma di grande umanità (Pedrelli mi ricorda l’Agente D’Intino). Il ritorno alla collaborazione tra Bramard e Arcadipane da al romanzo un sapore nostalgico: i due tornano a lavorare insieme come ai vecchi tempi, quando erano più giovani e meno disillusi. Ed è proprio leggendo questo libro che viene la voglia di recuperare i volumi precedenti.

La trama porta a galla legami inaspettati: la scomparsa di un’artista, un palazzo che è più di un ambientazione, l’ossessione per Cesare Lombroso. Come spesso accade nei romanzi gialli, nel giro di una sola notte riescono a concatenarsi tasselli apparentemente scollegati che trovano un epilogo nelle ultime pagine. La risoluzione del caso conta sull’effetto colpo di scena, a tratti prevedibile. Il legame tra arte, vita e performance è un tema centrale già visto: quanta vita c’è nell’arte di chi la crea?
La mano sicura dell’autore nel mestiere della scrittura si legge pagina dopo pagina, dalla struttura del racconto ai dialoghi azzeccati, con descrizioni coincise e divertenti. La donna della mansarda è scritto con ironia calibrata e con una profondità che non appesantisce.

Chi ha amato Rocco Schiavone troverà qui un eco familiare. Per chi ancora non conosce questi romanzi, potrebbe essere l’occasione per concedersi dei momenti di piacevole lettura.

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