di Silvia Celesti
La notte degli Oscar
Eccoci qui con l’appuntamento amato da molti cinefili, stiamo parlando della Notte degli Oscar, quest’anno alla sua 95 esima edizione. Proveremo a darvi qualche nota di questa serata sfavillante.
La cerimonia si è aperta con la presentazione del conduttore, comico e produttore televisivo Jimmy Kimmel, sul palco del Dolby Theatre per la sua terza volta. Fin dall’inizio celebra il grande ritorno del pubblico nelle sale cinematografiche. Tra una battuta e l’altra torna sul ben noto schiaffo di Will Smith a Chris Rock: “Questa è una serata speciale, voglio che vi sentiate al sicuro e soprattutto voglio che io sia al sicuro […] Se qualcuno farà un atto di violenza, riceverà un Oscar come miglior attore e potrà fare un discorso di 19 minuti. Se qualcosa di imprevedibile o violento succede, fate quel avete fatto l’anno scorso: assolutamente niente.” E fa riferimento alle sue guardie pronte a difenderlo in sala, tra cui Creed/Michael Jordan, Michelle Yeoh (qui l’articolo dedicato), Andrew Garfield/Spiderman. Fa cenno poi ai sedici nominati per la prima volta, tra cui Jamie Lee Curtis, Michelle Yeoh e Colin Farrell.
Inizia poi la premiazione vera e propria. Pinocchio di Guillermo del Toro (qui la recensione) si aggiudica l’Oscar per il miglior film di animazione e ricorda sul palco, oltre ai consueti ringraziamenti rivolti ai cari vivi e compianti, la rilevanza dello stop motion per il cinema; è poi il momento della sentita premiazione di Ke Hui Quan, miglior attore non protagonista di Everything Everywhere All at Once (qui la recensione del film), asso pigliatutto di questi Oscar (miglior film, migliori registi e miglior sceneggiatura originale, Daniel Kwan e Daniel Schenert, miglior attrice, Michelle Yeoh, miglior attrice non protagonista, Jamie Lee Curtis, e ancora miglior montaggio, Paul Rogers) con sette premiazioni su undici candidature. E dicevamo Ke Hai Quang si rincontra sul palco, dopo quarant’anni dal set di Indiana Jones, con Harrison Ford e ricorda le sue vittorie personali da immigrato di origini vietnamite.
Qui sotto vi mettiamo gli altri Oscar della serata:
Miglior attore non protagonista:
(da previsioni) Brendan Fraser di The Whale
Miglior film internazionale:
Niente di nuovo sul fronte occidentale di Edward Berger
Miglior effetti speciali:
Joe Letteri, Richard Baneham, Eric Saindon e Daniel Barrett, Avatar – La via dell’acqua
Migliore colonna sonora originale:
Volker Bertelmann, Niente di nuovo sul fronte occidentale
Migliore canzone originale:
Naatu Naatu, musiche di M. M. Keeravani, testo di Chandrabose, per il film RRR
Miglior sonoro:
Mark Weingarten, James H. Mather, Al Nelson, Chris Burdon e Mark Taylor, Top Gun: Maverick
Migliore sceneggiatura non originale:
vince Sarah Polley, Women Talking
Miglior scenografia:
Christian M. Goldbeck ed Ernestine Hippe, Niente di nuovo sul fronte occidentale
Migliori costumi:
Ruth E. Carter, Black Panther: Wakanda Forever
Miglior trucco e acconciatura:
Adrien Morot, Judy Chin e Anne Marie Bradley, The Whale.
Miglior fotografia:
James Friend, Niente di nuovo sul fronte occidentale.
Miglior cortometraggio:
An Irish Goodbye, di Tom Berkely e Ross White.
Miglior documentario:
Navalny, di Daniel Roher, Odessa Rae, Diane Becker, Melanie Miller e Shane Boris
Nessun premio agli italiani candidati Aldo Signoretti, come miglior trucco con il film Elvis, regia di Buz Luhrman e per Alice Rohrwacher, talentuosa sorella della bravissima Alba, in gara con Le pupille, come miglior cortometraggio, toccante racconto di uno spaccato d’infanzia. Aspettative disattese per il documentario All the Beauty and the Bloodshed, regia di Laura Poitras, presentato al Festival di Venezia, vincitore del Leone d’oro, un viaggio documentaristico nella vita e carriera di Nan Goldin e della sua campagna contro la famiglia Sackler, proprietaria della ditta farmaceutica coinvolta nell’epidemia d’oppioidi degli Stati Uniti, che si stima abbia causato oltre mezzo milione di morti in vent’anni.
Restano a mani vuote anche Spielberg con The Fabelmans (leggi qui l’articolo) e Kate Blanchette come miglior attrice in Tár (qui l’articolo).
Qualche breve nota per le amanti della moda: furoreggiavano paillettes, perle e ogni tipo di applicazione scintillante, i colori prediletti erano i neutri e i metallizzati, buona dose di scuri, blu e neri, scollature a V molto profonde, versioni più o meno elaborate di naked dress e collier e gioielli da capogiro, in un tripudio di diamanti, firmati dai maggiori marchi del settore, in testa Bulgari, De Beers, Moussaieff.
E che sia la “vanity fair”, fiera della vanità, per eccellenza ha voluto ricordarlo con queste parole Hugh Grant, con il suo chiacchierassimo intervento, guastafeste di prim’ordine che ha sabotato ogni domanda dell’intervistatrice, da “Cosa indossi stasera?” “Il mio vestito… non ricordo il nome del sarto” a “Chi sei più ansioso di vedere stasera?” “Nessuno in particolare”, per citarne due, e la sua presenza sul palco con una buona dose di insofferenza alla cornice, dividendo le opinioni degli spettatori tra insopportabile maleducato a comprensibile ribelle.
Prossima fermata, Cannes 76.







