di Silvia Simonetti
Michelle Yeoh, classe sessantadue e un’interprete simbolica, il suo volto è un continuo canale evocativo che si percepisce soltanto ora, nella sua grande dote esperienziale.
La Yeoh raggiunge il massimo riconoscimento maturo e riflessivo, laddove la più grande attestata giornalistica americana Time la nomina nel 2022 “ Icon of the year”e finalmente per la prima volta viene candidata agli Oscar 2023 come miglior attrice protagonista perlopiù asiatica.
Ma per conquistarsi l’elogio interpretativo, L’attrice malese ha dovuto lottare in un modo dirompente, che sole poche donne sono riuscite a rimanere illese dalla persuasione mediatica, quest’ultima intraprende un cammino esclusivo con gli esordi interrotti della danza ma con la rivincita e debutto nei film d’azione di Hong Kong a metà degli anni ‘80.
Spesso nel sue rappresentazioni filmiche lotta con eleganza, le arti marziali diventano un unica difesa e sfida corporale della tradizionale cinese, a fianco con i grandi Orientali, come Jackie Chan. Interpretazioni senza controfigure che spesso le hanno causato fratture, lesioni irreparabili al corpo eppure sono le sue più grandi rappresentazioni come l’audace combattente Yu Shu Lien ( La tigre e il dragone) o Mameha, una Geiko, ovvero un’esperta famelica dell’intrattenimento:“ La geisha è un’artista del mondo che fluttua. Danza. Canta. Vi intrattiene. Tutto quello che volete. Il resto è ombra. Il resto è segreto” (dal film La memoria di una Geisha).
La Michelle Yeoh è sempre stata estremamente riservata nella sua vita privata, arte e realtà non coincidono, non si mescolano anzi ne rimane un equo discernimento con la maschera interpretativa laddove giunge un’altra importante realizzazione iconografica e politica, vale a dire la leader democratica birmana Aung San Suu Ky (The Lady – L’amore per la libertà).
Quest’ultima realizzazione di Luc Besson, loda e incornicia la sua figura come classe empirica, una movenza sublime con il suo sguardo romantico dove insegna che l’amore è una condizione libera e non violenta, poiché essa esprime l’ingiustizia sociale nei confronti dei diritti civili e una vita reclusa al sacrificio opprimente e disonorevole.
La Yeoh è camaleontica, si muove come l’agente cinese Wai Lin nel film di Roger Spottiswoode 007 – Il domani non muore ma o diventa doppiatrice Kung Fu Panda 2, Blazing Samurai. Compare nelle commedie da produzioni americane come Crazy & Rich, Last Christmas o perfino nella serie televisiva fantasy The Witcher : Blood Origin.
Quest’attrice autentica, dalla sensibilità superiore alla grettezza, scardina con il tempo una maschera attoriale con al centro del suo viso: il terzo occhio, noto anche come l’occhio interiore, la Yeoh ha la rara capacità di inoculare e trasformare la natura oggettiva in più dimensioni parallele come il multiverso del capolavoro magnetico Everything Everywhere All at Once dei Daniels (Daniel Kwan e Daniel Scheinert).
Come disse in una recente intervista: “rendere straordinaria una donna così ordinaria.”Michelle Yeoh non delude le nostre aspettative perché è sempre pronta a restituirci un potenziale innovativo senza sfarzi opulenti soltanto lei e la sua esile forza.