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The Fabelmans

The Fabelmans – il sogno di Steven Spielberg

18 Dicembre 2022
455 Views
di Silvia Simonetti

THE FABELMANS – il sogno di Steven Spielberg

“Ho sempre amato Steven Spielberg” , forse ognuno di noi a modo suo ha provato ad amarlo, a partire della generazione degli anni Sessanta fino ai giorni nostri si è ispirato o innamorato della poesia interiore dell’amato regista statunitense laddove l’assoluta profondità è la redenzione cinematografica del moderno sentimento umano.

The Fabelmans Steven Spielberg

(from left) Reggie Fabelman (Julia Butters) and Sammy Fabelman (Gabriel LaBelle) in The Fabelmans, co-written, produced and directed by Steven Spielberg. © Storyteller Distribution Co., LLC.

Se osserviamo la passione filmica, Spielberg incarna l’evoluzione dei sogni con Il GGG – Il grande gigante gentile, oppure Il colore viola attraverso l’ ingiustizia razziale degli anni venti.
Per non dimenticare la sofferenza ebraica di Schindler’s List per il quale vinse anche la statuetta di miglior film e per Salvate il soldato Ryan.

Ancora meglio L’impero del sole, tratto dal romanzo autobiografico di Ballard, altro scenario politico e storico è Munich, Lincon, The Post che svela la reale condotta giornalistica nominata Pentagon Papers.
Spielberg riesce a rischiarare le cavità estreme e sconosciute del potente valore che la vita ci riserba, egli ne diviene profeta dell’immaginario collettivo, ormai entrato a far parte dell’intoccabile storia cinematografica, la sua semplice presenza ci travolge senza accorgerci del suo operato laconico e avventuriero, entra nelle nostre menti come nell’imprevedibile Indiana Jones o il tocco intimo della connessione oltremondo di E.T. l’extra-terrestre.

The Fabelmans

(from left) Burt Fabelman (Paul Dano), younger Sammy Fabelman (Mateo Zoryan Francis-DeFord) and Mitzi Fabelman (Michelle Williams) in The Fabelmans, co-written and directed by Steven Spielberg. © Storyteller Distribution Co., LLC.

Il grande Spielberg riesce in tutti i modi a intrappolarci anche nella paura e nel pericolo delle nostre scelte, oppure subirne il brivido dell’insaziabile squalo bianco o la ricomparsa ecologica dei dinosauri in Jurassic Park.
Il regista americano nei suoi quarant’anni di carriera, ci lascia senza fiato e in questa annata memoriale celebra in questo periodo invernale, il suo film: The Fabelmans  pienamente esclusivo e personale con un’immediata candidatura al Golden Globles e maggiore incasso nelle prime settimane di programmazione filmica internazionale.

Vi sollecito ad andare a vederne ogni pezzo sequenziale e immaginativo di quest’ultima rappresentazione laddove si onora la sua storia fin dall’infanzia e della sua famiglia che vive il costante disagio della separazione di ideologie ma in particolar modo il film mira ad omaggiare la figura materna che viene interpretata dalla deliziosa Michelle Williams.
Madre pianista che ha abbandonano la sua carriera per allevare i figli mentre il padre è un ingegnere raffigurato da Paul Dano e contempla la scienza come modus vivendi ma fu questa la causa dolorosa che permise all’infante regista di rifugiarsi nel sogno cinematografico dei 16 mm per diventare successivamente il regista che guarda attraverso il suo oculus.

The Fabelmans

L to R: Mitzi Fabelman (Michelle Williams) and Young Sammy Fabelman (Mateo Zoryan Francis-DeFord) in The Fabelmans, co-written and directed by Steven Spielberg.© Storyteller Distribution Co., LLC.

La sua ribellione è la voce interiore di The Fabelmans che rimbomba nella mente adulta di Spielberg: “ famiglie e arte ti strapperanno in due”, le sue volte celestiali spesso si mescolano e con grande fatica bisogna riconoscere quale amore sopraggiunge di più? La passione infiammante per il proprio mestiere oppure l’adorazione sublime e al contempo malinconico recinto affettivo?
Il regista che cosa ha scelto? Solamente in una recente intervista privata con l’amico fedele e collega Martin Scorsese si confida nella sua riservato dialogo:

L’invidia? L’ho subita, ma l’ho anche provata. Quando ero giovane ero geloso del talento di grandi maestri come Martin Scorsese, Orson Welles e Alfred Hitchcock. Sapevo di essere bravo nel raccontare le storie, ma mi preoccupavo di non avere uno stile come il loro. Se non riuscite a conformarvi col sistema, cercate la vostra via.

Tuttavia con quest’ultimo messaggio simbolico, rimane uno dei più grandi capisaldi dell’espressione pura della riproduzione visionaria del vero cinema: il sogno e non l’illusione, laddove spesso interviene il premio o il dono talentuoso e non l’inganno alla vita.
Spielberg ci trasforma in bambini veri, attraverso il desiderio e soltanto con suoi film, noi diventiamo smisuratamente potenti.

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