di Carlo Schiavoni
LA TRAVIATA
“La Traviata” di Giuseppe Verdi era tra i titoli più attesi della stagione alla Staatsoper di Berlino. Si è rivelata essere, per la prova del direttore, massima delusione. Barenboim la diresse, per l’ultima volta, nel 2003, in un allestimento da Regie Theater di Peter Mussbach.

“’Prendete questo fiore’ –atto primo, scena III- a destra Sonya Joncheva ( Violetta) e a sinistra Abdellah Lasri (Alfredo). (crediti fotografici: staatsoper-berlin@Bernd Uhlig)
Il regista prescelto è oggi Dieter Dorn, direttore, dal 1976, del Kammerspiel e quindi del Residenztheater di Monaco di Baviera. Nell’affrontare il capolavoro verdiano, il glorioso regista rimane fedele al proprio ideale di teatro e a ciò che ne costituisce il fascino, come lo ha descritto Friedrich Schiller: uomini che recitano davanti ad altri uomini, in uno spazio vuoto (1). La scena buia è dominata da un enorme specchio e da una clessidra, a scandire l’inesorabile trascorrere del tempo: lo spazio si riempie di scarni elementi scenici: un letto e poche sedie.
Tutto è affidato alle doti attoriali e musicali dei protagonisti in palcoscenico. Chi rimane in scena per 130 minuti( avete letto bene: abbiamo assistito, per la prima volta nella nostra ultradecennale carriera di ascoltatore, ad una “Traviata” senza intervallo), è lei: Violetta, incarnata da Sonia Yoncheva, soprano lirico dal timbro brunito e dall’invidiabile presenza scenica. Dimostra tutto il suo talento drammatico, nonostante il maestro non aiuti i propri cantanti e costringa la protagonista a forzare inutilmente in un teatro intimo e raccolto, com’è lo Schiller Theater. Ma chi ne fa le spese è la seconda protagonista: Nadine Koutcher, la cui Violetta appare generica, quasi non comprendesse il vero significato della frase che deve porgere, ed è approssimativa nella dizione italiana, a riprova di un insufficiente numero di prove al piano. E questo avviene in un ‘opera in cui il legame tra parola e musica è indissolubile!

“ Siamo al finale del secondo atto: in primo piano, Abdellah Lasri ( Alfredo) e Dominic Barberi (Barone Douphol). Alle loro spalle, Sonya Joncheva (Violetta), Simone Piazzola (Giorgio Germont) ed il coro della Staatsoper di Berlino (crediti fotografici: staatsoper-berlin@Bernd Uhlig)
Abdellah Lasri canta avventurosamente Alfredo: il fraseggio è tutto da inventare; l’intonazione va e viene. Il teatro pensa di correre ai ripari, scritturando, nelle repliche, Eric Cutler. Ma è come passare dalla padella alla brace: egli affronta di forza il ruolo affidatogli. Aggiungasi che la dizione italiana ha un tale accento anglosassone, da indurre, involontariamente, al sorriso. Bisogna aspettare l’ultima replica per sentire un Alfredo, degno di tal nome, e di questo siamo riconoscenti a Francesco Demuro. Simone Piazzola è un Giorgio Germont imponente ed austero. A 27 anni, egli è già uno splendido baritono verdiano. Eppure tutto questo non gli basta per difendere l’integrità del proprio ruolo. Nell’ultima replica, il Maestro Barenboim taglia la caballetta “ No, non udrai rimproveri”, eseguita in tutte le precedenti repliche.
1.Così Dieter Dorn nell’intervista a Juergen Otten, pubblicata in “ Staatsoper-Das Magazin”- Settembre 2015-Febbraio 2016. “

“ E’ la scena del brindisi: a destra Sonya Joncheva (Violetta) e a sinistra Abdellah Lasri (Alfredo). Assieme a loro, il coro della Staatsoper di Berlino (crediti fotografici: staatsoper-berlin@Bernd Uhlig)
“La Traviata” di Giuseppe Verdi; Staatsoper di Berlino dal 19 al 31 dicembre 2015; Direttore: Daniel Barenboim; Regia di Dieter Dorn; Scene di Joanna Piestryznska; Costumi di Moidele Bickel; Interpreti principali: Violetta: Sonya Yoncheva; Alfredo: Abdellah Asri; Giorgio Germont: Simone Piazzola.
I DUE FOSCARI
Il nuovo allestimento scaligero de “I due Foscari” di Giuseppe Verdi si inserisce, dopo la “Giovanna d’Arco” inaugurale, in quella linea , che proseguirà nelle prossime stagione, di riproposta dei titoli del catalogo Verdiano, al di fuori del repertorio corrente. Protagonista è sommo artista: Placido Domingo. Se si pensa che egli debuttò alla Scala il 7 dicembre 1969, si ha idea della sua longevità artistica e intelligenza musicale. Affronta dunque un ruolo baritonale, avendo egli abbandonato, ormai da tempo, le parti tenorili. Placido Domingo incarna Francesco Foscari, che vede il figlio condannato all’esilio dal consiglio dei dieci.

La scena ritrae il Consiglio dei Dieci, presieduto dal Doge Francesco Foscari, ovvero Placido Domingo. Non sfugga la citazione di Tintoretto, da parte di Alvis Hermanis, regista e scenografo (crediti fotografici: Teatro alla Scala)
Dall’irresolubile contrasto tra affetti del cuore e ragion di stato, nasce la tragedia dell’opera Verdiana. “ Prence e padre qui sono sventurato” canta il Doge (atto primo, scena nona). Placido Domingo dimostra, una volta di più, la sua straordinaria capacità di identificarsi con il personaggio che interpreta e a trasmettere al pubblica la viva figura dell’anziano e sofferente doge, Francesco Foscari. Poco importa che il timbro vocale sia inequivocabilmente tenorile. Il carisma di Domingo vince su tutto. Anna Pirozzi affronta la terribile parte di Lucrezia Contarini con dovizia di mezzi vocale e tecnica da affinare. Francesco Meli è tenore della migliore scuola italiana: conferisce a Jacopo Foscari la propria ammaliante calda vocalità. Un felice ritorno sul podio scaligero è quello di Michele Mariotti, dopo il fulminante debutto con “Il barbiere di Siviglia” nel 2010. Non solo concerta benissimo, ma restituisce la giusta “tinta” alla trama musicale, e la sua direzione dimostra un incalzante senso del teatro. Meno interessante è la realizzazione scenica per la regia di Alvis Hermanis: è un allestimento ,che si può definire, di tradizione, volto a soddisfare il gusto del pubblico più conservatore: le scene rimandano a vedute veneziane, a Tintoretto e al suo “Cristo morto adorato dai dogi Pietro Lando e Marcantonio Trevisan”; a Francesco Hayez e a “L’ultimo abboccamento di Jacopo Foscari con la propria famiglia”; nè mancano, in palcoscenico, una messe di leoni di San Marco alla Vittore Carpaccio. Le coreografia di Alla Sigalova infine non hanno alcuna rilevanza drammaturgica.
P.S.: Possiamo anticipare che la direzione artistica del teatro ha affidato ad Alvis Hermanis la regia di “ Madama Butterfly” di Giacomo Puccini per la serata inaugurale del 7 dicembre 2016. La bacchetta sarà quella di Riccardo Chailly.

Placido Domingo nei panni di Francesco Foscari con Anna Pirozzi (crediti fotografici: Teatro alla Scala)
“ I due Foscari” di Giuseppe Verdi; Teatro alla Scala di Milano, dal 25 febbraio al 25 marzo 2016, Regie e scene di: Alvis Hermanis; Costumi: Kristine Jurjane; Coreografia: Alla Sigalova; Direttore: Michele Mariotti; Interpreti principali: Francesco Foscari: Placido Domingo e Luca Salsi (marzo); Jacopo Foscari: Francesco Meli; Lucrezia Contarini: Anna Pirozzi.