di Noemi Stucchi
«Si difende ciò che si ama e si ama ciò che si conosce» [Giulia Maria Crespi]
Il FAI ha finalmente il suo libro di storia. In uno sviluppo cronologico, il quadro del racconto viene ricomposto attraverso lo sguardo appassionato di uno storico come Alberto Saibene. Episodi e aneddoti vengono riportati in luce da lettere e documenti, alcuni dei quali finora inediti.
il FAI (Fondo Ambiente Italiano) viene fondato nel 1975 e oggi compie 45 anni.
Alla storicizzazione si affianca la volontà di raccontare la riuscita di un’idea. Un’idea che già esisteva nel cuore di chi ha lottato per far sì che il FAI sia l’istituzione che oggi conosciamo. In un percorso che procede per gradi, si passa dalla mostra Italia da Salvare (1967, Palazzo Reale di Milano), a Italia Nostra fino alle potenzialità di un progetto come quello dell’associazione Alessandro Manzoni- Italia da salvare.
Pagina dopo pagina, la figura del FAI emerge come un ritratto collettivo. Il motore dell’intera narrazione è Il bisogno di far rivivere la storia attraverso le persone. Ripercorrendo le relazioni, i sogni e le imprese private di un élite della borghesia più illuminata, Saibene crea una sceneggiatura continuamente contrappuntata da riferimenti esterni che rimandano a una visione d’insieme.
Con stile piano a tratti incalzante, alle vicissitudini dei protagonisti Renato Bazzoni, Antonio Cederna, Giulia Maria Crespi e Elena Croce, si aggregano di volta in volta moltissimi volti, tanto che per ripercorrere l’intreccio della trama è presente in fondo al libro un indice dei nomi dettagliato.

Da sinistra a destra: Italo Insolera, Antonio Cederna, Renato Bazzoni e Pier Fausto Bagatti Valsecchi, “padri fondatori” del nostro ambientalismo (Villa Bagatti Valsecchi a Cardano, Como, 1995). © FAI – Fondo Ambiente Italiano.
Parallelamente alle vicende umane si fa strada un’autocoscienza per l’ambiente italiano come patrimonio nazionale.
Nel ripercorrere una storia tutta italiana, ci si imbatte in quello che è il percorso di sensibilizzazione per l’ambiente nel nostro Paese. “Il Paese più Bello del mondo” è un titolo che rimanda, più che a un vanto, a una responsabilità sociale.
Nella ripresa del modello del National Trust inglese, come fondazione privata il FAI rappresenta una novità sul suolo italiano. Nell’interesse comune, le proprietà e i beni che di volta in volta vengono acquisiti diventano accessibili al pubblico. Un processo di valorizzazione che ha coinvolto, citando alcuni tra i numerosi esempi: il Monastero di Torba, San Fruttuoso, il Castello della Manta, la Villa del Balbianello, il Castello di Masino e Villa Panza.

Il Castello di Avio, la prima grande acquisizione del FAI, in attesa dei restauri. Foto di Renato Bazzoni (1977) © FAI – Fondo Ambiente Italiano.

La copertura del tetto fu una delle piùimportanti opere di restauro del Castello. Foto di Paolo Barucci (2015) © FAI – Fondo Ambiente Italiano.
Se inizialmente questo libro aveva l’obiettivo di ripercorrere le origini del mito culminando con la morte di Bazzoni, l’autore decide di proseguire il racconto ammettendo come da allora ad oggi ci possa essere un’altra storia da raccontare, tutta in divenire. Come ricordava Renato Bazzoni:
«Il FAI nasce come sfida e come tale vive».
Parlando del passato, lo sguardo si apre al futuro. Conoscere la propria storia serve per esserle fedele quanto basta per distaccarsene. Bisogna andare avanti.
Con le Giornate FAI di Primavera e le Giornate FAI di Autunno, con la partecipazione attiva ai Luoghi del Cuore, con più di sessanta proprietà e in un crescendo di 190000 iscritti, la scommessa del FAI per un’Italia migliore continua la sua storia verso sfide sempre nuove.
Come ricorda Andrea Carandini, archeologo di fama internazionale nonché Presidente del FAI dal 2013,
«L’educazione di un popolo è una cosa lentissima, ma per questo sono ottimista».
Alberto Saibene: storico della cultura italiana del XX secolo, ha scritto L’italia di Adriano Olivetti (Edizioni di Comunità, 2017). Per la stessa edizione, ha curato le antologie degli scritti di Adriano Olivetti: Il mondo che nasce (2013) e Città dell’uomo (2015). È regista del film La ragazza Carla (2015) tratto dall’omonimo poema di Elio Pagliarani.

Abbazia di San Fruttuoso, Camogli,dopo il restauro del FAI. Donazione Doria Pamphilj. Foto di Marco Ligabue e Matteo Girola, 2017.© FAI – Fondo Ambiente Italiano.