di Noemi Stucchi
L’uomo è davvero stato sulla Luna? Se cercate su internet, troverete che una delle prime pagine di Wikipedia parla del cosiddetto “complotto lunare”. Secondo un sondaggio del 1999, il 6% degli statunitensi dubita che l’allunaggio sia realmente avvenuto.
Forse per celebrare la storica conquista spaziale del 20 luglio 1969 con la missione Apollo 11, oggi al cinema c’è “Fly me to the Moon – L’altra faccia della Luna” di Greg Berlanti, con attori di spicco come Scarlett Johansson e Channing Tatum. Se il titolo vi sembra familiare, potreste ricordare il film d’animazione del 2008 “Fly me to the Moon” di Ben Stassen, che aveva come protagoniste tre simpatiche mosche astronaute.
La Guerra Fredda e lo scontro per la supremazia tra NASA e URSS, il terrificante scenario del Vietnam: cosa significava guardare alle esplorazioni spaziali dopo il fallimento dell’Apollo 1, quando il morale era basso e l’interesse scemava? Al centro della narrazione c’è sempre l’America e il suo sogno ideale di destino manifesto, uomini forgiati per compiere grandi imprese. E qui entra in gioco la protagonista.
Il compito di Kelly diventa complicato quando il governo degli Stati Uniti, preoccupato per un possibile fallimento della missione, le assegna l’incarico di orchestrare un falso allunaggio come piano di emergenza. Kelly Jones (interpretata da Scarlett Johansson) è un’esperta di marketing incaricata di migliorare l’immagine pubblica della NASA. Deve collaborare con Cole Davis (Channing Tatum), il direttore del lancio della missione Apollo 11.
Inutile dire che tra Kelly, la “social media manager” della situazione, e Cole, il capo leale e assertore della verità, si sviluppa una dinamica conflittuale ma anche romantica.
Il film esplora il tema del falso storico, mostrando come a volte il falso possa sembrare più vero del vero. Questo falso diventa un’opera d’arte, un film che diventa metalinguaggio: vedremo girare un film nel film, con un set perfetto di un regista ignoto.
La battuta è dietro l’angolo: avrebbero dovuto chiamare Kubrick, proprio come suggeriscono alcune teorie di complotto che sostengono come il famoso regista abbia prodotto le prove per la NASA.
“Fly Me to the Moon – Le due facce della Luna” mescola romanticismo, commedia e un importante evento storico.
In definitiva, “Fly me to the Moon” non parla solo di atterraggio lunare, ma del cinema stesso, del valore delle immagini e di come i mezzi di comunicazione influenzano la vita delle persone e l’opinione pubblica.
È un film che parla di sogni in cui credere, di un gruppo di giovani nerd appena usciti dall’università pronti a realizzare qualcosa di grande, con una buona dose di autoironia e risate.
Una storia che tutti i social media manager e gli amanti dei gatti dovrebbero vedere.