a cura di Ilaria Mozzambani
Philippe Daverio nasce a Mulhouse, in Francia, il 17 ottobre 1949, quarto di sei figli, da papà italiano e mamma alsaziana.
Ha avuto un’ educazione ottocentesca nei collegi francesi, iscritto poi alla facoltà di economia e commercio alla prestigiosa Bocconi di Milano, ne completa gli studi senza dare la tesi di laurea perché «i sessantottini di ferro non potevano laurearsi».
Una personalità allegra ed eccentrica, non era certo il tipico bocconiano: il suo guardaroba era già allora un tripudio di colori, e la sua passione per papillon nacque quando aveva 18 anni.
Cominciò quasi per caso a fare il mercante d’arte moderna. Aprì una galleria a Milano nel 1975, la “Galleria Philippe Daverio”, in via Monte Napoleone 6, una nell’ 89 in corso Italia 49, e un’ altra a New York venne aperta nel 1986.
La galleria d’arte divenne a Milano la galleria d’arte per antonomasia, sia per la qualità dei suoi eventi che per il tipo di pubblico, ‘ricercato’, che vi partecipava. Grande conoscitore dell’ arte italiana del XX secolo, ha dedicato i suoi studi al rilancio internazionale del ‘900 e alla salvaguardia dell’ enorme eredità culturale dell’Italia.
Daverio oggi è gallerista ed editore, critico d’arte e docente universitario.
Membro della Giuria dei Letterati del premio Campiello, tra le sue pubblicazioni ci sono una cinquantina di titoli, tra i quali: Catalogo ragionato dell’opera di Giorgio De Chirico fra il 1924 e il 1929; Catalogo generale e ragionato dell’opera di Gino Severini. Per la Casa Editrice Rizzoli ha pubblicato il libro Il museo immaginato (2011), Il secolo lungo della modernità (2012) , Guardar lontano veder vicino (2013) e Il secolo spezzato delle avanguardie (2014). La buona strada e L’arte in tavola e Il gioco della pittura (2015).
Ha collaborato con diverse riviste e quotidiani come Panorama, Vogue, Liberal, Il Sole 24 Ore, National Geographic, ed è direttore del periodico Art e Dossier e consulente per la casa editrice Skira’. Collabora inoltre ad una rubrica sull’arte nel mensile Style Magazine del Corriere della Sera.
È inoltre conduttore televisivo dal 2002 al 2012 per la serie Passepartout su Rai 3, programma d’arte e cultura, e in seguito per Il Capitale. Nel 2011 per Rai 5 conduce Emporio Daverio, una proposta di invito al viaggio attraverso l’Italia.
Nel 2008 il regista Pier Luigi Pizzi lo chiama per interpretare il narratore Njegus nell’operetta La vedova allegra di Franz Lehár, in scena al Teatro alla Scala. Nel 2009 presenta lo spettacolo Shock, balletto sulla catarsi dei vizi capitali, di Andrea Forte Calatti al Teatro degli Arcimboldi.
Daverio ha ricoperto diversi incarichi nelle giunte comunali di Milano occupandosi della ricostruzione del Padiglione d’Arte Contemporanea, della ristrutturazione di tutto l’edificio costituente il Palazzo Reale ed il suo adattamento a Museo d’arte contemporanea; e si è anche occupato del restauro del Teatro alla Scala, essendo tra i promotori delle fondazioni (Fondazione Teatro alla Scala, Fondazione Pierlombardo, Fondazione dei Pomeriggi Musicali) e promuovendo e seguendo personalmente alcuni lavori pubblici come il completamento del Piccolo Teatro e del Teatro dell’Arte in Triennale.
Nel 2013 ha ricevuto dal Presidente della Repubblica Italiana il Cavalierato delle Arti e delle Lettere e la Medaglia d’Oro di benemerenza del Ministro per i Beni Culturali; è stato insignito dal Presidente della Repubblica Francese della Légion d’Honneur e dal settembre 2014 è Direttore Artistico del Grande Museo del Duomo di Milano, e membro del Comitato scientifico della Pinacoteca di Brera e Biblioteca nazionale Braidense dal 2015.
Dal 1972 vive al fianco di Elena Gregori dalla quale ha avuto un figlio, Sebastiano, a cui da ‘la colpa’ per aver ricominciato a sciare e suonare il pianoforte.
Grande fumatore di sigari, e amante del bere, parla cinque lingue, è un grande fan di San Valentino e di Wikipedia che considera una Sibilla.