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parthenope

Parthenope

di Arianna di Perna

Parthenope è il nuovo film di Paolo Sorrentino, con protagonisti Celeste Dalla Porta (Parthenope) e Stefania Sandrelli, Parthenope adulta. Ad affiancarle due figure maschili molto importanti per lo sviluppo della storia, Dario Aita (Sandrino) da sempre innamorato di lei e Daniele Rienzo (Raimondo), il fratello, un rapporto viscerale, morboso al limite della decenza, che porterà non poche sorprese.

A fare da cornice, attori del calibro come Gary Oldman, Luisa Ranieri, Silvio Orlando e molti altri accompagnano la vita di Parthenope in mille mondi e modi di vivere diversi.

Il film è narrato da una figura magnetica e ammaliante in grado di narrare uno dei temi che dominano l’esistenza, il tempo, con la consapevolezza dell’incontro tra due mondi, quello della mitologia e quello della vita quotidiana.
Troviamo sullo sfondo una Napoli moderna testimone della nascita di una fanciulla, nel suo percorso di maturazione da bambina a donna: nasce in acqua e, per tutta l’esistenza, darà ragione al suo nome, sarà sirena, che ammalia e sfugge, non si lascia prendere da chi la vorrebbe raggiungere ma rimane inerme, ferma nelle sue condizioni, seducente e affamata di conoscenza.

Parthenope vuole spiare l’umanità che occupa uno spazio e un tempo, contaminandoli ed essendone contaminata.

Il titolo fa riferimento all’antica fondazione della città, che secondo la leggenda fu opera della sirena Parthenope, una delle figure mitologiche che si dice siano state le fondatrici della città di Napoli.

Il film ha un forte legame con la cultura napoletana e si inserisce nelle sue radici storiche e culturali; emergere una Napoli più intima e riflessiva, lasciando da parte il caos e la macchietta dei suoi abitanti.

La protagonista si vuole immergere in una catarsi a metà; lascia l’azzurro di Napoli, i suoi paesaggi, le sue radici per poi ritrovarle nel finale ritrovando un’anima ricomposta.

Le vicende della protagonista è una narrazione stratificata della sua vita, tra l’interpretazione del sé e la complessità delle relazioni umane; tra seduzione, passione, potere e solitudine, assume tutta una metafora a margine della ricezione estetica del film. Tutti gli sguardi, i gesti, ovviamente non verbali, portano un’incertezza e coesione tra realismo e simbolismo. Coesistono tutte le identità e le sfumature sentimentali, sessuali che drammaturgicamente raccontano la libido fuori dai canoni classici, che spazia tra passione sessuale, carnale e amorevole per mettere in scena, sé stessa e la sua audacia.

La seduzione come unico tema, dove non viene presentato nient’altro. Il confronto con altre donne, con gli uomini che l’hanno desiderata e amata non bastano, lei vede qualcosa in sé di sicuro, pieno, che lo spettatore non vede ma che immagina e non dice.

La trasgressione nel vivere la vita, porta con il tempo Parthenope, affidata a Stefania Sandrelli alla conclusione dell’epopea della sua esistenza che fa pace con la sua città affrontando i suoi demoni. Alla fine, ci si rende conto di tutta la caducità della bellezza, la perdita di significato nella vita e la disillusione delle cose che non si hanno più.

Sorrentino mette in scena il binomio tra il ricco e il bello, la decadenza del bene per lasciare spazio al brutto e al grottesco, senza mediare mai lasciando, questa distinzione netta che non si interseca mai. Solo in un secondo momento l’immagine di Parthenope viene accostata alla sua città, più di quanto creda, accogliente e in grado di affrontare anche i dolori più terribili.

 

Ph. Credits locandina ufficiale del film: @The Apartment Pictures

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