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La Nuova Terra

La Nuova Terra, il nuovo libro di Sebastiano Mauri

di Noemi Stucchi

«Le foreste pluviali hanno risposte a domande che dobbiamo ancora porre.»
(Mark Plotkin)

Sebastiano Mauri

La Nuova Terra

Ogni capitolo è preceduto da una citazione e inizia così La Nuova Terra, il nuovo libro di Sebastiano Mauri edito da Guanda.
La Nuova Terra è la storia di un viaggio, non solo fisico. Alle spalle Buenos Aires, davanti a sé il Perù e la foresta Amazzonica. La voce narrante è quella di Leone che racconta in prima persona l’esperienza della giungla e delle cerimonie rituali delle popolazioni Shipibo Conibo. Guidati dal canto delle sciamane, si partecipa al rito collettivo dell’assunzione dell’Ayahuasca, un decotto dall’effetto psicotropo.

Ad aspettarlo dovrebbe esserci sua cugina Nur. Il loro è un legame speciale, ma al momento dell’arrivo si accorgerà di essere solo, spaesato e costretto a conoscere se stesso.
Il processo di iniziazione non è certo dei più facili e il lettore seguirà le pagine sul “vomitivo” con una certa ilarità senza perdere di vista la centralità dell’iniziazione. Quel “gringo con un forte odore di città addosso” (p.15) sta per svuotarsi ed essere riempito di nuove consapevolezze.

«Ora che è arrivato il momento, però, non mi sento pronto, anche perché non so minimamente in cosa consista l’incontro. O il loro lavoro. Cosa diavolo fa una sciamana? Ti cura, direi, ma io non sono mica malato. Rischio di fare scena muta. Potrei forse raccontare le mie esperienze (…) ma temo servirebbe solo a rimandare l’inevitabile ammissione di non sapere perché sono venuto qui». (p.16)

Il lettore viene spesso catapultato dentro ai pensieri del protagonista. Proviamo simpatia per Leone e la sua voglia di mettersi in gioco con quel senso dell’humor che lo contraddistingue. I dialoghi sono divertenti e il tono della narrazione gioca sull’autoironia.

Dopo aver affrontato i primi ostacoli ritroverà Nur. Siamo ancora alle prime pagine del libro ma Leone ha già intrapreso i primi passi. Storie diverse spingono i due personaggi ad essere nello stesso luogo per affrontare i propri demoni interiori.

Nelle 400 pagine che seguono, il lettore affianca Leone nel suo percorso di accettazione e di cure, prima verso se stesso poi nei confronti della Natura che ci circonda. Un viaggio dentro e fuori, tra prima e dopo, con rimandi alla sua storia passata per poter guardare al futuro.

La Nuova Terra parte da una storia personale per arrivare a snocciolare alcuni nodi legati alla civiltà in cui viviamo. Attraverso un linguaggio semplice e a tratti divertente, il lettore viene accompagnato di pagina in pagina a riflettere su temi centrali come l’accettazione della propria identità e a parlare di un tabù come la malattia, così come la presa di coscienza di una nuova e necessaria responsabilità ecologica per la tutela del mondo in cui viviamo.

A volte bisogna andare lontano per sentirsi a casa. È come se Sebastiano Mauri continuasse il proprio viaggio raccontando di sé attraverso queste pagine, un atto di fiducia nei confronti del lettore. Insieme a Leone andiamo lontano per poterci guardare da un altro punto di vista e aprire gli occhi.

Ayahuasca

Alcune precisazioni che andrebbero fatte all’inizio. L’Ayahuasca (letteralmente “liana degli spiriti”) è un decotto naturale che si ottiene dall’equilibrio di due piante. A provocare le visioni è un principio attivo chiamato DMT, lo stesso che viene prodotto da noi quando sogniamo.
Non crea dipendenza e non ha scopo ludico, ma viene somministrata esclusivamente dalle sciamane che incarnano una tradizione millenaria di cura dello spirito e del corpo.

Proprio come nel sogno, le immagini e le sensazioni indotte devono essere elaborate.
Questi riti funzionano come uno specchio e possono mostrarci quello di cui abbiamo paura o rivelare in modo massivo tutto il peso delle scelte sbagliate che decidiamo di digerire a piccole dosi di giorno in giorno.

Per questo l’Ayahuasca è usata anche per curare le dipendenze; ad esempio, Leone smetterà di fumare.
Quello che il nostro protagonista comprenderà grazie alla partecipazione dei rituali è una concezione olistica del mondo: la consapevolezza che ogni forma di vita ha in sé uno spirito.

Le vicende di Leone e la storia di Nur

Tra passato e presente vedremo da vicino la storia d’amore tra Leone e Tobias, una relazione che rivela delle insicurezze che vanno rimarginate.
Prima di cimentarsi nella ricerca dell’altro, Leone deve far pace con la propria identità e accettare in sé quella parte che è stata censurata dal proprio ego. L’accento si sposta sulla distinzione tra maschile e femminile, divisione binaria che la società ha separato con una linea di demarcazione e che abbiamo interiorizzato anche dentro noi stessi.

Così come può essere negato un aspetto della propria identità per dare spazio esclusivamente alla mascolinità, la civiltà occidentale si è sviluppata secondo quei concetti patriarcali di prevaricazione e sopraffazione sulla natura. È arrivato il momento di riscoprire quello che viene associato all’idea di femminile, di protezione e di cura (“La Madre cura”, dicono i curanderos).
Quello che impareremo dalla storia di Leone è che la cura di se stessi è propedeutica alla cura del mondo.

Leone va in Amazzonia perchè viene spinto da Nur, motore trainante del racconto.
Dopo il suo arrivo Nur confida a Leone di avere un cancro terminale confidando così la motivazione del suo viaggio, ovvero il voler vivere la propria morte attraverso il rituale per esorcizzarne la paura.
Ogni vita ha in sé uno spirito, questo è un viaggio.

I personaggi romanzati parlano di un’esperienza autobiografica. L’autore arriva in Amazzonia per aiutare nelle riprese e la stessa vicenda viene vista dagli occhi della protagonista nel film: “Icaros: A Vision” (Leonor Caraballo e Matteo Norzi, 2016).

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