di Noemi Stucchi
Adriana e le altre, il nuovo libro di Alain Elkann edito da Bompiani, è un insieme di 7 racconti e una novella. Cinque storie hanno per protagoniste delle donne, figure definite con tocchi decisi di penna nella brevità di un racconto. Donne capaci di amare, con tutto ciò che ne consegue.
Il titolo è immediato, senza giri di parole si parla della storia di Adriana e di tutte le altre. Quel “e le altre” che con eleganza racchiude in tre parole una molteplicità di persone, luoghi e situazioni.
Apparentemente slegate tra loro, tutte le storie sono attraversate da quelle dinamiche che compongono il quadro complessivo delle relazioni affettive. Un filo invisibile che prende forma in modi diversi: nell’antagonismo del rapporto tra madre e figlia che a volte ritrova una sua complicità, nell’affetto intimo e speciale che può esistere solo tra nonni e nipoti, nella sensualità e nella rivendicazione della propria frivolezza, nonostante tutto.
Non sappiamo la loro storia, ma ci sembra di conoscerle da sempre. Potremmo chiederci se queste donne esistano davvero, ma come spesso accade possiamo riconoscerci un po’ a pezzi in ognuna di loro. Bastano poche battute e qualche dialogo per sapere che nella nostra vita c’è sempre stata una Maria Ida dal grembiule bianco «che vedeva tutto, sapeva tutto, guardava tutto, ascoltava tutto e non diceva mai niente», (p. 24) oppure una madre come Maria Camilla che tra le tante cose «parlava molto del suo cane, che era cattivissimo con tutti e buono solo con lei» (p.106).
Descrizioni di personaggi marginali che lasciano intravedere una verità che convince con pochi aggettivi, coincisi e calzanti.
Ci sono sempre delle situazioni affollate da cui vengono tirati fuori dei protagonisti. Sono figure imperfette, ritratte in situazioni precise e concrete.
Le loro storie vengono lasciate in sospeso e il tutto si gioca nel finale che rivela quasi sempre un aspetto nascosto della protagonista con un’inversione di rotta, un altro punto di vista. Donne che sembrano essere definite in un ruolo preciso possono rivelarsi figure complesse dimostrando di non essere mai una cosa sola.
Tra queste donne c’è Leini, la protagonista dell’ultima storia che è più lunga degli altri racconti (una novella di 100 pagine).
Leini vive di contraddizioni riuscendo ad essere tutte le cose insieme. Ha conosciuto un padre sostenitore del nazismo e ha vissuto abbracciando la libertà. Ha una metà complementare che è sua sorella Cornelia, insieme facevano una cosa sola. Va per la settantina ma ha una nuova amicizia maschile con cui messaggia come una quindicenne. La sua vita si svolge a Londra e le dispiace doverla lasciare, ma deve andare a New York per fare la nonna. Ci rimane male quando un vecchio amico tornerà da lei dicendole troppo, si fa un film mentale su una relazione che sta per nascere. Desidera qualcosa, ma quando ce l’ha davvero pensa che sia troppo noioso. Poi un fatto cambierà le carte in tavola e riscoprirà di non essere solo una nonna, anche una madre. Nel viaggio verso Londra, tornerà ad essere quella di sempre con un bagaglio di nuove consapevolezze.
Le città, come i personaggi, si popolano di un carattere proprio. Come nel libro precedente Una Giornata la vita privata si lega ai luoghi e agli spazi che abitiamo.
Da sempre riconoscibile per la sua cifra stilistica semplice e coincisa, con Adriana e le altre torna un Alain Elkann legato alla forma del racconto. La scrittura diventa un esercizio di stile basato su un’intuizione che non usa giri di parole.
Un’urgenza narrativa che si lega alla velocità di scrittura e di lettura.
Ho letto questo libro nel tragitto in treno Milano Firenze, andata e ritorno. Alla leggerezza di queste pagine che mi hanno tenuto compagnia, si accompagna la capacità di ricordare nomi e luoghi nonostante sia passato un po’ di tempo. Conosciamo le storie delle protagoniste e riusciamo a vedere i loro ritratti che, in un modo o nell’altro, restano impressi negli occhi di chi legge.