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La Compagnia del Cigno seconda stagione

La Compagnia del Cigno 2: la seconda stagione tra inclusione e eccessività

di Arianna Di Perna

La seconda stagione della Compagnia del Cignofiction di successo già nel 2019, scritto da Ivan Cotroneo, che ne cura anche la regia e Monica Rametta, la serie è prodotta da Indigo film con Rai Fictionandata in onda su Rai Uno. Entrambe le stagioni sono fruibili sulla piattaforma Rai Play per rivedere tutti gli episodi.

Emanuele Misuraca (Domenico) suona il pianoforte

Emanuele Misuraca (Domenico). Credits: Indigo Film. Foto di Sara Petraglia

La seconda stagione conclusasi il 16 Maggio 2021 ha visto il canonico lieto fine fare da padrone con l’abbandono del conservatorio del Maestro Marioni ma una porta aperta al futuro per tutti i protagonisti.
Troviamo una maturazione da parte dei ragazzi e anche degli adulti con dialoghi più seri e sintonia tra i ragazzi. L’ambientazione mette in luce una Milano, principalmente centrale dove il Conservatorio Giuseppe Verdi è il fulcro di tutti gli avvenimenti della storia.
Rispetto alla prima stagione più comedy e musical, tratto distintivo di Ivan Cotroneo, sempre incline alle rivoluzioni romantiche cantate, nella seconda stagione il registro cambia, non abbiamo solo la parte sentimentale, ma viene dato spazio al mistery che gioca un ruolo di spicco già dalle prime puntate.

Alessio Boni e Anna Valle in La comagnia del Cigno seconda stagione

Alessio Boni e Anna Valle. Credits: Indigo Film. Foto di Sara Petraglia

La new entry Teoman Cayà (Mehmet Gunsur) è il tallone di achille della serie: rivoluziona le carte, crea scompiglio in conservatorio e crea tensioni tra il Bastardo (Alessio Boni) e Irene (Anna Valle). Mina il rapporto tra il maestro e il suo allievo prediletto Matteo (Leonardo Mazzarotto), mette zizzania tra i membri della Compagnia, il tutto per una vendetta personale fatta di inganni e bugie risalente a vent’anni prima.

Fotinì Peluso (Barbara), primo piano

Fotinì Peluso (Barbara). Credits: Indigo Film. Foto di Sara Petraglia

In questa seconda stagione, troviamo una narrazione che fa confluire il mondo adolescenziale con quello adulto, che tocca man mano le storie di tutti i protagonisti con tematiche più importanti inclini alla loro età: genitorialità precoce, prime esperienze sessuali, coppie miste, violenza psicologica e fisica, una nuova consapevolezza di sé che li porta a crescere e cambiare. Vengono approfondite le dinamiche dei personaggi come Barbara (Fotinì Peluso) legata a un passato che poi diventa presente, intrappolata in una dipendenza affettiva che la annienta in ogni scelta senza avere la forza di reagire e di opporsi. Si spegne e si riaccende solo con l’aiuto degli amici ma senza mai prendere in considerazione un percorso psicologico di accettazione e di stima personale.

Chiara Pia Aurora (Sofia) primo piano

Chiara Pia Aurora (Sofia). Credits: Indigo Film. Foto di Sara Petraglia

Ovviamente la serie non poteva metter in atto tutto il percorso riabilitativo che nella realtà viene fatto, ma l’amore spezzato con Domenico (Emanuele Misuraca) viene vissuto come un semplice tradimento e la perdita della donna amata. Viene mostrata l’incomunicabilità tra i due ragazzi dove Domenico quando si ricongiunge a lei, non vuole sapere del suo rapporto con Lorenzo (Giacomo Del Papa) ma vuole solo ritornare a vivere la sua storia d’amore. Lo spettatore non riesce a cogliere il ruolo di Domenico come un aiuto per Barbara, perché lei non vuole rivelargli nulla e le uniche persone con cui si confida sono il resto della Compagnia che non lo coinvolge per far fede alla promessa fatta. Questa scelta, se non fosse stata presa avrebbe coinvolto Domenico che sarebbe stato integrato e avrebbe compreso il vissuto di Barbara.  Lei supera il suo disagio parlando con gli amici ma non viene colta realmente la consapevolezza della scelta fatta.

scena del film La Compagnia de cigno seconda stagione

Andrea Matacena (Pietro) e Hildegard De Stefano. Credis: Indigo Film. Foto di Sara Petraglia

La sceneggiatura ha messo in luce egregiamente una realtà dei fatti, purtroppo quotidiana, riportando il profondo disagio psicologico provato da Barbara che appare debole e inerme davanti a una dipendenza affettiva. Il suo personaggio viene disegnato come logico, normale, quotidiano, senza considerare il fatto di vederla come donna, ma più come essere umano, più forte, più consapevole e autorevole, anche verso Domenico liberandosi e coinvolgendolo attivamente per uscire dalla sua dipendenza. Quello che non è stato sfruttato in una serie italiana in prima serata è il portare in scena una situazione così grave e così psicologicamente pesante con un personaggio completo, forte, non stereotipare sempre la ragazza inerme che in queste difficoltà non riesce a riconoscere ciò che le fa del male. Fare in modo che queste ragazze o ragazzi siano consapevoli e che in situazioni del genere si facciano sostenere e aiutare a liberarsi dal timore di essere giudicati e additati come sbagliati, come colpevoli di una situazione che non hanno scelto ma che loro stessi possono scegliere di interrompere.
La serie è stata un monito per le ragazze e i ragazzi che nella vita quotidiana si trovano in questa situazione e incitarli ancora di più a liberarsi da tutto questo rendendosi conto però che le prime persone che possono farli uscire dal limbo della dipendenza sono sempre loro stessi.

La Compagnia del Cigno, seconda stagione. Credits: Indigo Film, foto di Sara Petraglia

La Compagnia del Cigno, seconda stagione. Credits: Indigo Film, foto di Sara Petraglia

In conclusione, notiamo tante sfumature diverse nella storia che muovono i personaggi, l’amicizia non è più il perno delle loro vite perché si cresce, si matura e non per sempre tutto è uguale: ci sono nuove dinamiche che li fanno avvicinare ma anche allontanare per scoprirsi poi poco alla volta come se fosse la prima.
Il prodotto mette in scena un family drama abbellito con delle note di mistery e noir che mette in mostra la vita reale dei protagonisti che non vedono più l’amicizia come un sentimento intoccabile e rispetto all’amore meno insidioso, ma piuttosto l’opposto perché quando si cresce e si diventa adulti le priorità cambiano e le avversità si moltiplicano ma l’amore e la fiducia verso il prossimo dovrebbero sempre essere al primo posto.

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