di Silvia Simonetti
La paura di nuotare al buio.
Sfido chiunque, che fin da bambini la piscina era un parco galleggiante e acquatico laddove ogni sguazzo diventa leggerezza luccicata dal sole, tra tramonti serali e lettini a sdraio ma nessuno si è mai chiesto se nuotare in tarda serata o nottata si manifesta come segnale di pericolo e svantaggio?
Talvolta succede di rimanerne sconvolti e scarni, soprattutto quando scompare la luce diurna e l’acqua si trasforma in un immaginario potente, come nei miei ricordi più remoti, la paura dei mari, delle piscine mi impedì di nuotare per molto tempo.
Ricordo il momento in cui si scuffiò la barca, una vela mi bloccò e non riuscì a salire in superficie, in quel frangente il mio corpo galleggiava nelle acque animate senza mai toccarne il fondo, si ridusse la forza di gravità e non vedevo più niente, tra luce e buio.
Paura e sopravvivenza involontaria, mi diedero la capacità e l’arguzia di salvaguardarmi da un mondo annacquato e pericoloso.
Questo aneddoto personale, anticipa uno dei film più macabri e soprannaturali, in uscita dal 22 febbraio:
diretto da Bryce McGuire, il film riceve contestazioni e rifiuti, forse primo esordio? Anche se i produttori sono i grandi capisaldi degli incassi del franchise horror come James Wan e Jason Blum?
Un film che nasce da un classico stile narrativo, la famiglia Waller sta cercando una nuova residenza con piscina e cortile, un luogo per far star bene uno dei loro figli che è malato e come cura sceglie l’acqua.
La madre Eve comincia a vedere dei cambiamenti a dir poco agghiaccianti nei confronti del marito, nella scomparsa del gatto, tutti richiami che simboleggiano e preludono il dubbio e trepidazione.
Quest’ultima si confronta con la scoperta di Rebecca Summers, una giovane ragazza che annegò nella stessa piscina, l’anno precedente ed Eve decise di incontrare la madre della figlia deceduta.
Identificò la risoluzione al problema: nel passato, quella piscina stregata era una sorgente curativa ma per poter utilizzare l’acqua bisognava sacrificare una vita umana.
Dunque questa profezia illustra con allegorie mitologiche greche, laddove non rappresenta soltanto la nascita del mondo, anzi per la visione biblica era una punizione divina mentre per la religione induista ogni ciclo finale dell’uomo era un’ anima che percorreva le ultime traversate verso il fiume sacro, il Gange.
Quale sarà il reale scenario per debellare e respirare di nuovo l’aria della vita? Senza rimanere in bilico tra apnee e sonnambulismi marini? Tutto il tempo si muove lentamente sott’acqua, perché mai dovremmo averne paura? In una società che vive una velocità contrastante e petrolifera?.
Forse in un mondo subacqueo, governa un silenzio riverente quanto incorruttibile come il film Night Swim, in cui ogni riflesso d’acqua muta spettri nascosti della nostra identità, spesso alterati come Narciso, con la sua bellezza idolatrata e mortificata dalla metamorfosi.
Le sequenze filmiche ci inducono a sospensioni ed effetti sonori inquietanti, l’irrequietezza soggettiva, i greci la ridefinivano come un abisso tormentato e infinito.
Il tormento sono i rimorsi, un senso di colpa profondo e intollerabile come nelle figure attoriali del film, il regista e i suoi personaggi sono costretti scontrarsi con presentimenti e circostanze che implicano uno scenario forse prevedibile ma allo stesso tempo non deve essere sottovalutato e interpretato come un genere filmico di seconda scelta.
Rivalutazioni rappresentative che alludono al fenomeno trascendentale della visione di Bryce McGuire, senza avere paura di guardare sul fondo di una piscina o la parte più profonda del mare.