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mothers' instinct

Mothers’ Instinct – l’ombra delle madri

di Silvia Simonetti

Non tutte le madri sono ostili ma spesso in questa modernità si corre il rischio di esserlo e cadere di un modello commemorativo e perfezionista.

In questi giorni, nelle sale cinematografiche compare un film che per gli occhi occidentali è la fiaba della Regina delle nevi di Anderson, una donna coperta dal mantello maligno, laddove tutto è freddo, congelato in unica forma di antagonismo: l’assenza di amore.
Mothers’ Instinct di Benoît Delhomme, è la nuova versione di Doppio Sospetto di Olivier Masset-Depasse (2018) anche se il vero adattamento risale da Barbara Abel con Oltre la siepe (Derrière la haine).

Nei primi anni sessanta in Olanda, tra campagne e aiuole signorili, esistono due coppie famigliari e le due donne sono amiche da molto tempo, lo stesso vale per i loro figli.
Tutto è un scintillante sogno da copertina europea di famiglie bucoliche, con tanto di pane grattugiato in tavola ma un cambio di scena involontario, distorce e forse maledice ogni inadeguatezza materna, il senso del controllo si travasa in un vero segreto astruso: la collera del lutto, dello svantaggio, in questo caso una delle due madri aveva perso un figlio.
Si assiste al problema dell’ossessione, di evitare il dramma, la perdita e di salvare tutto ciò va oltre all’opinabile sospetto di aver sottovalutato il principio genitoriale, ovvero sia: essere una buona madre.

Mothers'instinct

Ph. credits: @Vertice360

Un film che si fa guidare da una buona scena scritturale, laddove le immagini non sono soltanto primi piani ma inquadrature in cui compaiono volti attoriali desiderabili come il viso pragmatico e piacevole di Anne Hathaway mentre dall’altra parte troviamo i lineamenti innocenti e meticolosi di Jessica Chastain.
Due presenze sceniche che creano una tensione ambivalente, un faro abbagliante per uno sguardo cinematografico incline a spolverare i dettagli più indiscreti, l’agitazione più esilarante di effetti cruciali e vendicativi.

Le sequenze fotografiche si orientano a cercare oggetti rivelatori, che assiduamente si nascondono tra respiri affannosi, menzogne celate nell’indifferenza o essere obbligati a perseguitare una vita che si desidera, un’esistenza costruita dalla società conformista che segue tutti gli stratagemmi comuni e ordinari senza una via d’uscita.

E’ un thriller psicologico? Forse ma in realtà ridimensiona l’aspetto reale della vita frammentata e scostumata: una nudità messa al servizio dal potere, un’ ossessione tangibile che rende fragile e disconnesso anche la natura più violenta: la voglia di farsi amare in tutti i modi.

Mothers' Instinct

Ph. credits: @Vertice360

Un invito peculiare per vedere questa rappresentazione filmica di Benoît Delhomme, perché non siamo abituati a vedere l’intraprendenza sociale occidentale che destruttura il culto materno, su unica vocazione che definirebbe Simon de Beauvoir, nel Il secondo sesso: la forza etica del matrimonio, al fine di un destino prematuro e allo stesso tempo fittizio.
Durante tutto il film, percepiamo una dinamite silenziosa che mette in repentaglio l’intera storia, è il controllo preservato dal legame istintivo ed incondizionato con il figlio. Spesso vediamo apparire su un attestate giornalistiche, cronache nere laddove i figli vengono dimenticati sul sedile del finestrino per ore per provare subito dopo un annichilimento, una confusione sconvolgente e incomprensibile da parte di chi si rispecchia in quelle madri che fondamentalmente non lo sono mai state, erano soltanto figlie di se stesse, incapaci di regalare i frutti roventi di ogni cura umana.

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