di Miki Solbiati e Richard Lagrana
La giornalista, scrittrice, docente alla Sapienza di Roma che segue i suoi studenti dopo gli studi, signora della moda, Fabiana Giacomotti, nonostante il titolo del suo ultimo libro evochi la levigata e patinata ferocia del mondo della moda, che anche “Il diavolo veste Prada”, aveva reso in modo così efficace, nella prefazione, dalle prime righe, rimette tutto in discussione, come il finale del film, avvertendo il lettore, che quando si tratta di questo mondo, nulla è come sembra e l’artificio per definizione, si mescola con la realtà.
Anche il più’ distratto, démodé e non consumista outsider, deve ammettere, che anche questo universo, non è un satellite isolato e cristallizzato, al contrario, un pianeta in continua mutazione e permeabile ai condizionamenti e alle influenze, apparentemente meno assimilabili e prevedibili, come il terrorismo religioso, Donald Trump o l’orientamento demografico in Europa.
La stessa autrice chiarisce subito, che molto e’ cambiato, da quando lei stessa e’ entrata a farne parte, dal 2007, iniziando a scrivere sull’inserto culturale del Foglio, consapevole che la facciata di sfilate sfavillanti, modelle divine, guadagni da capogiro e l’eterno imperatore Giorgio Armani, sono solo la punta dell’iceberg di un mondo sommerso articolato e complesso, che non vive di sola luce riflessa, pur nella sua inaccessibilità e splendore.
Tutto e tutti, per convenienza, per caso o per vocazione, fanno parte, gravitano e alterano il sistema moda, dalle icone del cinema come Marlon Brando con il suo leggendario chiodo di Fronte del porto, al filosofo Roland Barthes, che tenta d’ingabbiarla in un decalogo filologico, a uno dei primi raffinati cronisti come Marcel Proust, ossessionato dai dettagli, fino al critico immortale Gillo Dorfles, che elogia perfino il kitsch nel saggio immortale: “Mode & Modi “.
Il Barocco una volta accettato e’ diventato il gusto del Settecento e in Italia e’ stato così fino ai primi anni 20’ del Novecento, poi sono le opere che affermano il gusto e non viceversa. Per la moda, sembra valere il contrario, la sua costante “perennità” convive con una continua mutevolezza dettata da aspetti antropologici, psicologici, culturali e sociali, oltre che dalle influenze decisive, dall’andamento economico, alla crisi globale fino al livellamento della globalizzazione.
Sulla percezione del fenomeno in se’, i pareri sono contraddittori; da uno dei suoi primi scopritori come Stephane Mallarme’, che decretava il grado d’irritazione dei suoi detrattori, per i quali bisognava portare pazienza, perché così come non tutti possono essere felici, così non tutti possono acquistare “abiti azzurro-sogno, ne’ tuniche in pura lana Tibet”, alla dichiarazione realistica e illuminante, negli anni Trenta di Elsa Schiaparelli: “La moda (di successo) nasce dalla cronaca, da quello che succede, dalla politica, mai dalla lunghezza della gonna”, l’autrice studia mirabilmente in questo libro il rilancio di Schiaparelli con Lacroix molto costumista e chiamato da Della Valle e il revamping di Roger Vivier da parte sempre del poliedrico Della Valle, la giornalista descrive anche mirabilmente il rilancio di Lanvin.
Delinea poi nel libro i grandi gruppi francesi di PPR Pinault e LVHM Arnault con grandi capacità di vedere l’economia mondiale, con il tratto di un economista ma sempre sul filo dell’ironia.
L’autrice Fabiana Giacomotti, con la sua rinomata arguzia, ci svela, in ogni capitolo, segreti, retroscena, miserie e spettacolarità di questo “mestiere da duri”, come nell’esilarante: Maschi per un pelo, nel quale, si avverte che in tempi bui e di recessione come questo, riportino in auge e alla ribalta il modello virile e poderoso, incarnato dall’attore Hugh Jackman, in realtà cattolico e osservante e innamoratissimo della moglie.
La tendenza imperante sottolineata in Il corpo del maschio, e’ invece quella confermata nella sfilata collezione uomo estate 2016 di Gucci, che ha annullato le differenze di genere, prediligendo efebi alla Tadzio, con grembiuli, paillettes e lacci alla caviglia, genere no-limits: senza divise, senza insegne e segni riconoscibili, ma anche senza identità definite, operazione giustificata in modo blando, secondo la stessa Giacomotti, quando l’amministratore delegato Marco Bizzarri si e’ limitato ad affermare: “il marchio ha recuperato il proprio codice stilistico con uno stile più contemporaneo”.
Più’ che lo strapotere del mercato cinese che ha dato il colpo ferale al settore del tessile e la produzione a basso costo nel Sud Est Asiatico, che pero’ non dovrebbe intaccare e non minaccia la qualità dell’artigianato made in Italy, la vera rivoluzione, definita La nuova influenza, e’ rintracciata nel fenomeno del web, in particolare, il caso di ragazzi e ragazze con la passione per la moda, che intuendo le potenzialità digitali, senza particolari qualifiche o contatti, scattano foto di guardaroba presi in prestito, postati sui propri blog, attirando l’interesse delle griffe mondiali e la protezione dei direttori più noti, al punto che, una delle poche foto di Anna Wintour sorridente, ci ricorda Fabiana Giacomotti, e’ quella scattata con il filippino Bryan Grey Yambao, nickname BryanBoy, filiforme asiatico, con la passione per i tascapani e i tacchi alti. E’ infatti, sostenuto da entrambe,
l’entusiasmo e l’allegria di questi fashion blogger, che le vecchie vestali della moda, sempre vestite di nero e depresse, hanno perso da anni o non hanno mai avuto.
L’autrice parla della stella dei fashion blogger Chiara Ferragni, figlia di una venditrice di Blumarine, ormai pagatissima e cliccatissima… i fashion blogger un fenomeno dei nostri tempi sono gl’influencer della moda!
Nonostante il complesso d’inferiorità’ che continuano a provare nei confronti dell’alta moda parigina, il vero spettacolo eterno, rimane Roma, “la trasversalità fra i tre mondi, sartorie storiche, principesse arabe in ricami color glicine e gioventù sperimentale”, probabilmente si può trovare solo a una sfilata dell’alta moda romana. Qui è sempre Dolce Vita e anche se i turisti americani, fanno poi al ritorno delle considerazioni poco lusinghiere della città eterna, la sua mitizzazione continua. La canzone di sottofondo di “Aaabatjour” dello spogliarello di Sophia Loren di fronte a un incantato Marcello Mastroianni, in Ieri, oggi, domani, non è certo solo un’operazione nostalgia ma ci aiuta ad abbellire il presente e soprattutto a crederci ancora.
Un capitolo poi, è dedicato alle modelle, spesso oggi sostituite dalle attrici come Amy Adams, Jennifer Lawrence o Penelope Cruz ma al di là delle storiche Linda Evangelista, Naomi Campbell o le nuove come le sorelle Hadid Gigi e Bella.e’ la meravigliosa Pat Cleveland, star delle passerelle di un tempo, che accarezza l’idea di tornare a sfilare, a sessantasei anni, con una figura tuttora perfetta, la preferita di Fabiana Giacomotti, anche per la sua motivazione, che riassume l’incanto sempre vivo per la moda, “Non e’ per denaro, e neanche per fama. E’ per i vestiti, anche se sai che potrai indossarli solo per pochi secondi, la sensazione che regalano certi capi e’ quella del Divino Amore”.
Tutto questo detto in italiano.