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Ennio di Giuseppe Tornatore

Ennio Morricone. La rivincita del vero

di Silvia Simonetti

L’ultimo imperatore del sentimento melodico e cinematografico scompare un anno fa, con colpo rapido di bacchetta e sfugge dalla vita lasciando pietre angolari sul nostro cammino.
Un uomo prezioso che visse un’esistenza aldilà della passione comune, tra l’intransigenza musicale e l’intima trascendenza di visioni seducenti.

Ennio Morricone

Credits: @Lucky Red

E’ tempo di raccontare e onorare l’esperienza vitale del compositore romano, nato nel 1928 e ci accorgiamo immediatamente che appartiene a un’ epoca lontana dalla modernità sociale, vivendo il tempo dei sogni ancora realizzabili e coltivando il suo talento tempestoso, vivace ma soprattutto protetto dal professor Goffredo Petrassi (Maestro di composizione di Ennio Morricone) .

Studiò al Conservatorio di Santa Cecilia, diplomandosi in tromba e successivamente incomincia ad avere le prime collaborazioni con la casa discografica RCA italiana sotto la guida di Vincenzo Micocci ma senza dimenticare il suo stampo tradizionale che si trasformò nella grande musica d’avanguardia, con impulsivi tocchi d’improvvisazione libera.

Ennio Morricone

Credits: @Lucky Red

Per il Maestro, sperimentare era un’altra rappresentazione enigmatica. Quando in una delle sue ultime interviste gli chiesero la semplice domanda: “ Quale colonna sonora vorrebbe?” rispose con i suoi modi decisi e discreti: “Solo silenzio”.
Ecco, perché di fronte alla sua presenza invisibile, dobbiamo indietreggiare con passi umili e referenziali perché la sua musica non è soltanto una rappresentazione memoriale ma diventa una dote visionaria che transita tra il pathos irrefrenabile dei film di Sergio Leone come “C’era una volta il West”, “Il buono, il brutto, il cattivo” o alla commedia filmica “Metti, una sera a cena” di Giuseppe Patroni Griffi.
Fu con Mission e I giorni del cielo (Malick) che il suo genio musicale si elevò attraverso l’identità spirituale e non soltanto pratica ma celebrata da un’insuperabile tecnicismo che gli permise di avere le prime consacrazioni, dall’Academy Award al Nastro d’Argento, BAFTA e altri riconoscimenti che diedero modo di idolatrarlo e volerlo sempre al nostro fianco incessantemente.
Da We All Love Ennio Morricone, all’ultimo legame creativo con il regista americano Quentin Tarantino con il film The Hateful Eight( 2016).
Il Maestro nonostante le numerose composizioni e premi, le sue radici esistenzialiste e profondamente ermetiche si congiungono con la sua terra madre, le sue opere contemporanee celebrano l’unione con il regista italiano Giuseppe Tornatore.
Quest’ultimo filo d’acciaio germoglia nella riproduzione filmica di Nuovo Cinema Paradiso (Oscar al miglior film in lingua straniera), La leggenda del pianista sull’oceano (l’immancabile tocco della pianista Gilda Buttà), Malèna, La sconosciuta e altre visioni rappresentative.

Ennio Morricone red carpet

Credits: @Lucky Red

Solo Tornatore può invocare nelle sale cinematografiche l’esclusivo e miglior documentario autobiografico del Maestro, laddove il mondo culturale ha creato un elogio eterno, la reale consacrazione del vero.
“Scrivendo volevo la rivincita, vincere su questa colpevolezza”, il Maestro ci induce a un altro principio di verbalizzazione, ovvero il senso di colpa che appartiene a chi possiede il profondo tormento di una vita pretenziosa, non possiamo diventare chimerici della propria immagine classista ma bisogna evadere in superiori cicli terrestri in cui la verace apoteosi del perdono risiede nell’ascolto spirituale.

Ennio Morricone, dallo sguardo rigoroso ma con occhi pieni di luce e tenerezza interiore lascia tra mille anni o tra nuove galassie, una musica ancora da scoprire ma che ci accarezza in una culla dormiente.
In quel sonno profondo, il maestro dona un sogno musicale riprodotto da voci eteree come Dulce Pontes o Edda dell’Orso, da archi, trombe e flauti miracolosi.
Un’orchestra che non conclude mai la sua partitura anzi vibra ininterrottamente perché il suo miraggio è l’eterna evoluzione di un Genio inafferrabile ma che c’è sempre stato dentro di noi. Quel desiderio inalterabile e imprevedibile: il destino.

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