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Antonia Jannone: Disegni d’Architettura

4 Novembre 2019
1.914 Views
di Erika Lacava

Intervista ad Antonia Jannone, fondatrice della galleria “Antonia Jannone: Disegni d’Architettura” aperta nel 1977 a Milano in via Lanzone 39. Spostatasi successivamente in via del Carmine 5 e attualmente in Corso Garibaldi 125, la galleria porta avanti una selezione che la rende ancora unica nel suo genere, attraverso un discorso sempre raffinato e di altissimo livello.

Da cosa nasce la passione per i disegni di Architettura e come ha deciso di dedicare interamente alla loro valorizzazione una galleria d’arte?

Quando sono arrivata a Milano, nel ’68, c’era un clima vivace. Ho avuto la fortuna di essere presentata ad Andrea Cascella, amico di mia cugina, e Carlo Ripa di Meana. Attraverso loro sono etrata in contatto con tutto il gruppo di artisti che frequentavano la  casa di via della Spiga di Andrea Cascella. Lì ho conosciuto Emilio Tadini, Vittorio Gregotti, Gae Aulenti, Valerio Adami, Bobo Piccoli, Lidia Silvestri. É tramite loro che mi sono interessata alla grafica. Ho quindi fondato con Maria Freccia “Grafica 80”, e alla fine di questo percorso ho fatto la prima cartella di disegni di architettura con gli architetti Aldo Rossi, Massimo Scolari, Rob Krier, Raimund Abraham, Michael Graves. Da lì nasce l’idea di aprire una galleria interamente dedicata ad architetti e designer, cosa che ai tempi in Italia non esisteva assolutamente. Solo a Vienna avevo visto una mostra dell’architetto Walter Pichler.

Nel 1977, quando nasce la galleria di Milano, com’era il clima nei riguardi di questo spirito innovatore? E oggi, a pochi mesi dall’inaugurazione della galleria di Pietrasanta, cosa è cambiato?

All’inizio, nel ‘77, sono stata seguitissima dalla stampa e dagli architetti perché sono stata la prima a trattare questo genere. Ho iniziato con i disegni di architetti storici, poi ho fatto la prima mostra, una collettiva, con i 20 architetti tra cui Carlo Aymonino, Jhon Hejduk, Alessandro Mendini, Vittorio Gregotti, Superstudio, James Stirling, Mathias Ungers, Franco Raggi, Arduino Cantafora, Gianni Braghieri, Emilio Battisti, Franco Purini, Giorgio Grassi e i già citati Aldo Rossi, Massimo Scolari, Raimund Abraham, Michael Graves e Rob Krier. Poi mi sono spostata in via del Carmine, dove ho inaugurato con la prima mostra personale di Ettore Sottsass. Le successive personali sono state dedicate ad Aldo Rossi, Stefan Wewerka, Alberto Sartoris… Dal 1985 ho invece continuato la mia attività nello spazio attuale di Corso Garibaldi 125. La galleria a Pietrasanta è stata aperta nel Giugno di quest’anno da mia figlia, Viola Vergani, con Chiara Toschi, in via del Marzocco, 18. L’intento per questo nuovo spazio è stato quello di coniugare arte e design. La prima mostra: le sculture di Michele De Lucchi con i dipinti di Alessandro Busci, seguita da Velasco Vitali con le lampade di Umberto Riva, i quadri di Elena Carozzi con le ceramiche di Ettore Sottsass. Fino ad oggi abbiamo tenuto un ritmo molto serrato: siamo già alla settima mostra, “Pesci fuor d’acqua”, una collettiva di artisti tra cui Ugo La Pietra, Velasco Vitali ed Erri De Luca che ha scritto un testo. Per essere nuovi sul luogo, abbiamo avuto un buon riscontro.

Elena Carozzi ,”Phytolacca”, Ettore Sottsass, “The Indian Memory”

Oltre ai disegni di architettura espone anche quinte o bozzetti scenografici, riportando in vita una tradizione che forse, dopo le avanguardie del Novecento (penso alle collaborazioni ai costumi di Picasso e Depero) non è più stata portata avanti dagli artisti. Oggi arte e scenografia sono sempre più dissociate.

Con la scomparsa di Nicola Benois, pittore scenografo al Teatro alla Scala, a cui ho fatto la prima personale nel 1983, si chiude il grande periodo delle scenografie dipinte. Le altre personali agli scenografi Ezio Frigerio e Pier Luigi Pizzi. Anche oggi alcuni artisti si occupano di scenografia, come Agostino Arrivabene che ha dipinto gli scenari per “Sansone e Dalila” andato in scena a Montecarlo.

Tra gli artisti rappresentati ci sono anche Marco Bay, architetto paesaggista, Mario Botta, e i designer Ettore Sottsass, Ugo La Pietra, Gaetano Pesce, ma anche artisti più “classici” come Scianna, Pignatelli, Armodio. Che genere di selezione fa sui loro lavori?

Ogni tanto volevo variare, la fantasia pretende anche un po’ di spazio… Così ho deciso di esporre artisti con tematiche variamente legate all’architettura. Il primo artista che ho trattato nel 1987 è stato Luca Pignatelli, con architetture bellissime di realtà immaginifiche, molto cinematografiche: città vuote invase da animali della foresta, o con solo un camion, silenzioso, abbandonato con le luci accese ma senza mai alcuna presenza umana. Mentre Di un altro artista, Velasco Vitali, avevo visto una mostra a Palermo con quadri di grandi dimensioni raffiguranti affascinanti città siciliane. Seguo anche la fotografia: Marco Palmieri, che è stato l’assistente di Sottsass negli ultimi anni, e da lui presentatomi, è un bravissimo architetto, noto anche in Francia. La prima mostra è stata di acquerelli. Con me ha fatto le sue prime tre mostre. Poi ha esposto al MIA Photo Fair dove hanno avuto enorme successo le sue fotografie al limite tra il disegno e la fotografia: architetture fittizie ricostruite in studio, dipinte ad acquerelli e fotografate. La prima mostra che ho portato al MIA è stata di Ferdinando Scianna. Saremo presenti anche quest’anno sempre con Marco Palmieri e con Vera Rossi, la figlia di Aldo Rossi.

C’è qualche architetto o designer, prima poco conosciuto nell’ambito artistico, alla cui carriera ha contribuito particolarmente?

No, io non ho scoperto nessuno: gli architetti erano già tutti affermati, anche quelli americani, consigliata da Massimo Scolari che insegnava lì, in America. Raimund Abraham sapeva disegnare molto bene, Leon Krier aveva una mano bellissima, faceva dei magnifici disegni colorati. Aldo Rossi disegnava, dipingeva, faceva incisioni: aveva già questa passione quando l’ho conosciuto. Io non ho fatto altro che presentare le sue opere, che erano essenzialmente quadri. Mario Botta ha presentato da me delle sculture di vasi, riempiendo di disegni tutto il perimetro della galleria.

Mario Botta, “Vasi”, 2012

Qualcuno a cui lei direbbe grazie?

A tutti, a tante persone, ad Aldo Rossi, Ettore Sottsass, a tutti gli architetti, designers e artisti con cui collaboro. Io non ho fatto altro che richiamare l’attenzione sui loro disegni.

Una curiosità: che genere di pubblico la segue, a che ambito professionale appartiene? E i collezionisti invece?

Il pubblico è vario, composto sia da architetti che da artisti o appassionati d’arte e di design. I primi anni ho venduto molto ai Musei e Fondazioni all’estero. Poi ho partecipato alle Fiere: per una decina d’anni alla fiera di Bologna, al Miart per tre anni, ad Artissima per altri tre, e all’estero sono stata a Londra, Miami, New York. Oggi i miei collezionisti sono per lo più imprenditori con la passione per l’architettura, che collezionano sia arte che disegni.

Qualche anticipazione sulle prossime mostre?

Stiamo lavorando alla prossima mostra in collaborazione con uno studio di architettura.

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