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Killers of the Flowers Moon

Killers of the Flower Moon

21 Ottobre 2023
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di Marta Dore

La storia di Killers of the Flower Moon, l’ultimo film di Martin Scorsese nella sale dal 19 ottobre, è di quelle che agghiacciano. Anche perché si tratta di una storia realmente accaduta.

All’inizio del Novecento si scoprì che la riserva data in concessione agli Osage, una tribù di nativi americani, lungi da essere un territorio povero e inutile, era ricchissima di petrolio. Questa scoperta trasformò la vita della popolazione ‘pellerossa’, che si ritrovò a essere ricchissima e ad abbandonare molte delle sue tradizioni. La contea si riempì, in poco tempo, di bianchi che miravano a manipolare, estorcere e sottrarre con l’inganno i beni degli Osage.

Il film di Scorsese si apre all’inizio degli anni Venti, quando il giovane Ernest Burkhart (Leonardo DiCaprio), dopo essere stato ferito in guerra, torna nella nativa Fairfax in cerca di fortuna.

Qui lo accoglie lo zio William Hale (Robert De Niro), potente proprietario agricolo, che lo convince a sposare Mollie (Lily Gladstone), una bella e dolce ragazza Osage. L’obiettivo, candidamente dichiarato, è impadronirsi delle sue ricchezze. Ernest, che sposa Mollie per avidità sì, ma anche per amore, da quel momento esaudisce ogni desiderio dello zio, fino a diventare un burattino nelle mani di un perfido burattinaio.

A poco a poco, infatti, scopriamo che negli ultimi venti anni moltissimi Osage sono morti in circostanze strane: per malattie misteriose, per apparenti suicidi, perché vittime di assassini mai trovati. Nessun rappresentante della legge indaga e la moria continua. Fino a quando non arriva l’FBI…

La vicenda, dicevamo, è vera ed è stata raccontata in un romanzo, Gli assassini della terra rossa (Corbaccio Editore), scritto da David Grann e uscito nel 2017: a quel libro si è liberamente ispirato Scorsese per realizzare un western che, dietro una parvenza di crime story, affronta il tema di come sono nati gli Stati Uniti d’America (rovesciando il mito dei pionieri e dell’eroica conquista).

 

Più in generale, però, qui il tema è quello del Male, rappresentato dalla cupidigia come unico motore dei comportamenti personali e collettivi. ‘Amo i soldi quanto mia moglie’, dice Ernest. Più di tutti, i soldi li ama lo zio, che mentre si finge amico degli Osage, crea un’ignobile macchina per rubarne, a ogni costo, le ricchezze.

Se Hale è diabolico e feroce, Ernest è uno stupido che esegue gli ordini più infami senza porsi domande: ama la moglie e compie il più terribile tradimento nei confronti di lei e della sua famiglia.

Scorsese esprime qui la sua maestria di regista, confermando di essere ancora tra i più grandi. Sul set ci sono i suoi due attori più amati, a cominciare da uno strepitoso Leonardo di Caprio, geniale nel difficile compito di restituirci un uomo che, pur compiendo nefandezze, conserva una sorta di innocenza. Una sfida quasi impossibile per un attore, che lui supera al meglio, come sempre. E poi c’è Robert De Niro, che mette in scena il Male puro, incarnato da un personaggio agghiacciante nel sentirsi sempre in diritto di compiere l’orrore.

È bravissima anche Lily Gladstone, attrice nativa americana che interpreta Mollie donandole dolcezza e grazia. Il cast vanta anche la partecipazione di altri attori di spicco: da Jesse Plemons (l’investigatore dell’Fbi) a Brendan Fraser a John Lithgow.

Il film merita di essere visto per molti motivi insomma, ma un’avvertenza va data: dura tre ore e mezza. E si sentono.

 

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