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Diario musicale: LA CENA DELLE BEFFE

4 Luglio 2016
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di Carlo Schiavoni

La cena delle beffe” di Umberto Giordano, su libretto di Sem Benelli, fu salutata da un successo travolgente allorché andò, per la prima volta in scena, alla Scala, nel 1924. Arturo Toscanini diresse una compagnia di prima sfera, composta da nomi leggendari quali  Carmen Melis, Benvenuto Franci e Hipolito Lazaro. La piece di Benelli, andata in scena, per la prima volta, nel 1909 al Teatro Argentina in Roma, ebbe anche una trasposizione cinematografica nel 1941. Il film, diretto da Alessandro Blasetti, fu interpretato da Amedeo Nazzari e Clara Calamai. L’opera di Giordano venne invece ripresa nella successiva stagione del 1925 per poi scomparire dai cartelloni del nostro massimo teatro. Vi fa dunque ritorno dopo quasi novant’anni, nell’ambito di quel disegno culturale, voluto dal Maestro Riccardo Chailly e dal sovraintendente Alexander Pereira, di eseguire, accanto all’integrale di capolavori di Giacomo Puccini, le opere del “verismo” italiano. Mario Martone, chiamato a curare la messa in scena, si libera dell’ambientazione rinascimentale, in cui Sem Benelli aveva calato il proprio dramma teatrale, per trasportare l’azione, a Little Italy, nella New York dei primi decenni del novecento. Giannetto, da troppo tempo vessato, ordisce, intorno alla figura femminile di Ginevra, la propria vendetta, spingendo l’odiato Neri Chiaramantesi ad uccidere il fratello, Gabriello. I malavitosi, che sembrano uscire dai film di Coppola o di Scorsese, si sostituiscono agli uomini senza qualità della Firenze dei Medici. Margherita Palli concepisce una scenografia volta sfruttare, al massimo, le potenzialità, degne di una Ferrari, del palcoscenico scaligero. L’azione ha luogo in un edificio a tre piani, che scorrono verticalmente e diventano, di volta in volta, con sicuro effetto spettacolare: il ristorante di un boss, una cantina e le stanze di una locanda. Inimmaginabili oggi gli incanti liberty a cui Gianandrea Gavazzeni portava l’orchestra della Scala nella sua ultima, memorabile “Fedora”, sale sul podio, il Maestro Carlo Rizzi, direttore, come si diceva un tempo, di sicuro mestiere. L’ascoltatore potrà godere delle melodie e delle oasi liriche, di stampo ottocentesco, di cui è ricca la partitura. Manca tuttavia quel colpo d’ala del maestro concertatore, capace di imporre il ritorno in repertorio di un’opera, negletta e dimenticata, per quasi novant’anni, nel teatro in cui vide, per la prima volta, la luce. Marco Berti assicura il necessario squillo tenorile al canto spiegato di Giannetto. Kristin Lewis è una perfetta Ginevra, che si muove a suo agio nella New York reinventata da Mario Martone.  Nicola Alaimo, dopo avere brillato, ad ottobre, per chiarezza di dizione e dominio della parola scenica, in “Falstaff”, diretto da Daniele Gatti, si dimostra un ottimo Neri Chiaramantesi. Una palpitante Lisabetta si rivela infine Jessica Nuccio.

La cena delle beffe” di Umberto Giordano; Teatro alla Scala di Milano, dal 3 aprile al 7 maggio 2016; regia di: Mario Martone; scene di: Margherita Palli; costumi di: Ursula Patzak; Luci di: Pasquali Mari; interpreti principali; Giannetto Malespini: Marco Berti; Ginevra: Kristin Lewis; Neri Chiaramentesi: Nicola Alaimo; il Dottore: Bruno De Simone; Lisabetta: Jessica Nuccio; Gabriello Chiaramantesi: Leonardo Caimi.

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