di Silvia Simonetti
In questi giorni freddi e invernali, arriva nelle sale cinematografiche: Enea un film tanto atteso, non soltanto dai critici cinematografici ma anche dai numerosi spettatori che si sono affezionati al regista Pietro Castellitto, figlio di Sergio Castellitto e della scrittrice Margaret Mazzantini.
Figlio d’arte ? Talento edulcorato? Chi è quell’osservatore che innalza e contrasta storie conformiste e borghesi, sconfina e beffeggia come El Gran Carnaval Ceibeño, tra tamburi e trombette.
Inizia come un discreto attore ma che entra con facile “permesso” cinematografico, come E’ nata una star (2012), La profezia dell’armadillo ( 2018) ma forse il salto di qualità attoriale si personifica in realtà, nelle vesti di un regista emergente con i Predatori (2020) quest’ultimo candidato al David di Donatello per il miglior esordio alla regia.
Il timbro creativo rimane, come nelle belle lettere d’amore, la promessa vale quanto la visione e l’emblema tra la vita cinematografica e lo specchio traversale della realtà quotidiana.
L’Enea di Pietro Castellito, è l’inarrivabile altarino fallimentare di ogni entità sociale, a partire dalle tipiche famiglie camuffate dal radicalismo elitario, dal protezionismo esclusivo e morale e infine dal potere procrastinato dalla malavita o al contempo dalla bella vita che non ripaga ma distrugge. Quest’ultima rappresentazione ne descrive il fatuo che non è sempre bellico, anzi vi disincanta e vi incalza all’ossessione della vita estrema, rarefatta, il protagonista è circondato dai vizi e non ai doveri etici, laddove i soldi sono la sua dose di cecità dispersiva e non basta l’ amore idilliaco per Eva ( Benedetta Porcaroli ), la fedele amicizia di Valentino o le feste giullari e barcollanti che ricordano il divertimento allusivo e travestito dei quartieri alti, che Paolo Sorrentino raffigura con La Grande Bellezza (2013).
Pietro Castellitto in Enea interpreta “ Il prezzo dell’Intelligenza” di Franco Parenti, laddove il capro espiatore sono i figli stessi, che vedono e provvedono ad ogni frattura indesiderata della vita e si sa che talvolta l’incomprensione e l’invisibile individualismo malinconico e cronico della società, porterà alla generazione futura: una noia dolente che seminerà un amaro celibato tra la voglia di sopprimersi con un bel fucile d’assalto oppure godersi tra palme e noci di cocco, un bel riposo o un sogno ad occhi chiusi laddove ogni imprecisione o indiscrezione della realtà sembrerà soltanto una veloce e fulminante verità non più scomodante ma un Enea, pronto a redimere la propria vita per un’altra esistenza più avvincente.