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Intervista a Marco Bay: Architetto dei giardini

10 Ottobre 2016
4.445 Views
di Miki Solbiati e Marta Tonetti

Come nasce la tua passione per l’architettura, in particolare per i giardini?

La passione per la Natura e le piante da che ricordo, è sempre esistita.
Da bambino gli alberi erano i protagonisti dei miei disegni; frequentando il politecnico di Milano ho scoperto l’Architettura dei Giardini e del Paesaggio.

Hai studiato i giardini inglesi, che cosa ne hai tratto, hanno influenzato in qualche modo la tua formazione personale?

Con la tesi di laurea, scelta su una figura protagonista del paesaggismo internazionale del ventesimo secolo, Sir Geoffrey Jellicoe, ho approfondito l’interesse per l’architettura dei giardini incontrandolo e visitando la maggior parte dei suoi lavori in Inghilterra. Come per lui i giardini italiani sono stati l’incipit della sua lunga professione, così anche per me, quelli inglesi hanno ispirato i miei lavori!

Qual’ è stato l’intervento urbanistico che ti ha maggiormente affascinato?

Sicuramente il giardino per l’HangarBicocca è stata una sfida memorabile: in un sito industriale ho piantato oltre 4000 carpini che ora proteggono il giardino dalla città e centinaia di graminacee che ondeggiano con grazia ed eleganza davanti alla monumentale scultura di Fausto Melotti.

Giardino dell’Hangar Bicocca (Foto di Sofia Meda)

Giardino dell’Hangar Bicocca (Foto di Sofia Meda)

Ci racconti un tuo intervento sul paesaggio, come il progetto alla Maddalena?

Un progetto ambiziosissimo, in grande scala, nel cuore dell’arcipelago delle isole tra la Sardegna e la Corsica è stato il progetto sulla carta per il recupero paesaggistico dell’Arsenale alla Maddalena.
Difficile dimenticare il primo sopralluogo in quella vastissima area portuale in bilico tra l’architettura contemporanea e il blu del mare, non esisteva nessuna relazione tra loro. Allora tornato in studio, sulla carta il gesto è stato creare forti segni che caratterizzassero il luogo: i Pini marittimi sono stati i protagonisti di questo sogno fino ad interpretare quei ‘moli-pineta’, come delle fantastiche promenade sul mare.

Nei tuoi progetti sul verde, sei tu che influenzi il luogo o sei influenzato dal luogo?

E’ la natura del luogo che in prima battuta influenza il progetto del giardino; è una intensa e sottile intesa per creare l’armonia ideale tra l’architettura e il paesaggio, non trascurando poi i fondamentali desiderati del committente.
L’architetto del paesaggio diviene in questo modo il direttore d’orchestra della scena.

‘Un canale per nuotare’ campagna lombarda (foto di Sofia Meda)

‘Un canale per nuotare’ campagna lombarda (foto di Sofia Meda)

L’anno scorso hai lavorato ad un progetto con Donatella Pellini sul bosco, ci racconti qualcosa di più su questa vostra iniziativa?

L’amica Margherita Angelucci (la fioraia di via Brisa) che mi stima oltre che come architetto di giardini anche come fotografo, mi ha presentato Donatella, per pensare ad una mostra nel suo bellissimo spazio di via Morigi. Il tema del bosco per una mostra che mescolava fotografie, gioielli e decorazioni vegetali è nato dalla comune sensibilità nei confronti della natura del bosco, con preferenza per il ‘selvatico’.

Siamo stati ad Orticola 2016 e abbiamo visto il tuo bellissimo giardino all’ingresso, come sei riuscito a realizzarlo?

Semplice: anche qui guardando l’architettura settecentesca di Palazzo Dugnani e ricreando quindi quell’ambiente tipico delle serre dell’epoca con un trionfo di banani e alocasie secondo il gusto e la ricerca per l’esotico di una volta.

Com’è nato il progetto del tuo giardino correlato alla mostra di Boccioni sempre nel 2016 a Palazzo Reale?

E’ un’iniziativa di Orticola di Lombardia per realizzare un giardino in mostra. Il giardino trae ispirazione dal gesto artistico del noto futurista Boccioni intendendo suggerire, attraverso l’utilizzo delle piante e dei fiori, la vibrazione del colore e della luce, parametri fondamentali del movimento futurista tipici della pittura di Boccioni, volti a creare la peculiare «sensazione dinamica». Le fioriture alternate della primavera simulano le tipiche pennellate a tratteggio con andamenti direzionati e mirati a esaltare i movimenti e le figure.
La festa dei colori del giardino inizia con tutte le sfumature dei rosa delle Magnolie e dei Prunus da fiore, a questi seguono la delicatezza dei Malus e degli Amelanchier; poi, le diverse varietà di Wisterie e i Cercis, completano la palette dei viola intensi, dei lilla e dei fucsia. La primavera continua con i turchesi vibranti e i blu velluto degli iris, il giallo solare del Laburnum si accompagna con il rosa antico della Syringa e con tutti i pastelli dall’arancio al bordeaux della mitica Rosa cinese mutabilis…..

Come scegli i colori dei fiori e delle piante nei tuoi giardini?

A Milano per una corte di un edificio contemporaneo, dove il nero dominava la scena, la preferenza è stata per piante a foglia variegata e fioriture bianche. In Engadina una selezione di fioriture alpine con tutte le sfumature dell’azzurro, celeste, blu per inseguire il cielo estivo; nella tenuta vinicola in Canton Ticino solo verde in armonia con il paesaggio della vigna. Sul Lago d’Orta, rose inglesi giallo oro per illuminare il giardino anche nelle giornate più melanconiche. In Versilia tutti i grigi in continuità con l’argento degli ulivi.

 Serpentoni di bossi lago d’Orta (Foto di Marco Bay)

Serpentoni di bossi lago d’Orta (Foto di Marco Bay)

I tuoi progetti futuri?

In giro per l’Italia, in Franciacorta un giardino-vigneto; a Milano un terrazzo su un grattacielo ‘oltre lo smog’; a Varese un giardino proiettato sul paesaggio; a Santa Margherita Ligure un giardino tra ulivi secolari; a Vaprio d’Adda un frammento di paesaggio sulle tracce di Leonardo, e altri ancora……

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“Contemporary garden” la Serenissima, via Turati, Milano, (foto di Marco Bay)

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