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Foto di Gruppo di Tommaso Frangini

Tommaso Frangini e “Foto di gruppo”. L’intervista

di Noemi Stucchi

All’ottantesima Biennale Cinema 2023 è stato presentato il cortometraggio “Foto di gruppo” prodotto da Rossofilm in collaborazione con Eclettica.
Abbiamo visto il corto in anteprima e abbiamo avuto la possibilità di fare qualche domanda al regista Tommaso Frangini. Ne è nata una piacevole conversazione e quella che segue è una parafrasi di quello che ci siamo detti.

Foto di gruppo

Partiamo da una domanda sulla scelta stilistica.
Chi guarda il cortometraggio ha come l’impressione di sentirsi parte del gruppo. Seguiamo il punto di vista della telecamera come se anche noi fossimo tra questi amici. Complici le scene e i dialoghi spontanei, anche lo spettatore si sente parte di quei momenti di tranquillità.
Dall’altra parte è come se questa telecamera si distaccasse per seguire l’andamento da un punto di vista esterno. Seguiamo così Fede, il protagonista interpretato da Niccolò Ferrero, nei suoi dialoghi con Riki (Giacomo Martini) e nei suoi momenti di solitudine.
Seguire due punti di vista permette alla trama di sviluppare dinamiche differenti?

L’importante erano due cose: riprendere l’andamento narrativo del protagonista e seguire la dinamica di gruppo nel cercare di ritrarre tutti quegli andamenti spontanei fatti di chiacchiere. Un mix che si è giocato anche a livello di preparazione: noi sapevamo che alcune cose dovevamo essere programmate, dall’altra parte è stato detto agli attori di inserire una buona parte di improvvisazione riguardo a delle tematiche stabilite. Questa spontaneità viene un po’ fuori: ci sono dei momenti in cui sembra di essere lì, ci sono poi momenti più strutturati in cui seguiamo il filo narrativo del protagonista. Questo serve per vedere la situazione dall’interno ma anche avere una visione da fuori di un tutto complessivo.
Due punti di vista sono un banco di prova nel cercare di raccontare 5 personaggi. Noi seguiamo la storia di Fede, ma il corto avrebbe potuto seguire la storia di ognuno di loro.
Il tentativo è stato quello di dare spessore a tutti e delineare il profilo di ciascun personaggio. La foto di gruppo scattata in una scena finale del film mostra dei volti contenti per essersi ritrovati dopo tanto tempo, ma se andassimo a scavare potremmo analizzare ogni tipo di personalità. C’è chi non sa cosa fare, come nel caso di quella ragazza che perde il cane e che racchiude in sé un senso di colpa (Camilla Violante Scheller), una fidanzata più settata che studia Medicina, quello che vive distante a Copenaghen con cui Fede prova a parlare ma non riesce ad entrare in sintonia.

Foto di gruppo

All’inizio c’è una scena particolare e assistiamo ad alcuni pettegolezzi e alle chiacchiere tra amici. Per sentito dire, sembrerebbe che una coetanea si stia per sposare. È quella che faceva il filo a Raffo (Gianluca Zaccaria), adesso si sposerà con uno “sfigato”. Qualcuno lo giustifica, forse è solo un ragazzo che non ha mai fatto parte del gruppo.  
Questa scena rispecchia un’età di transizione e guarda da vicino una generazione che adesso ha tra i venti e i trent’anni. C’è chi si è già sistemato, chi ancora non ha fatto pace con la propria identità, chi sa già cosa vuole e chi invece non ne ha proprio idea. Nel sentire il racconto delle vicende successe ad altri non si può far altro che fare i conti con il proprio vissuto e con un proprio senso di inadeguatezza.
Cosa hai voluto raccontare con questo aneddoto?

Sono contento che ci sia una domanda inerente a questa scena perché avrei voluto dare più spazio a queste dinamiche. Probabilmente è anche una delle meno importanti a livello narrativo, ma voglio raccontare questa chiusura che c’è nei confronti degli altri. Quando il confronto è positivo serve per fare delle domande a se stessi, ma c’è sempre uno sguardo di giudizio molto forte nei confronti degli altri. Anche nel lungometraggio che sto sviluppando (La Seconda Adolescenza di F.) vedremo meglio queste dinamiche in un contesto milanese e che in generale sono comuni a tutti in questa età. Se vero che all’interno dello stesso gruppo ci si guarda alle spalle a vicenda, dall’altro si giudica tutto quello che sta al di fuori anche con grande leggerezza.
In Foto di gruppo siamo su Federico, ma se fossimo su Raffaele il tema sarebbe sempre lo stesso. Il protagonista si chiede se avesse potuto cambiare qualcosa della sua vita con qualche possibilità di manovra nel cambiare le cose.

Foto di Gruppo

Fede non sembra essere corrisposto, forse neanche capito nella sua solitudine. Crede di poter confidare i suoi dubbi, ma neanche il suo più caro amico e la sua fidanzata Elena (Carolina Tomassi) sembrano capirlo. C’è sempre tempo per poter raggiungere Riki in Danimarca perché lì il lavoro va a gonfie vele, ma sembra che Fede stia inseguendo un’identità diversa, alla ricerca di un cambiamento che non viene capito. Elena non vede l’ora di andare a convivere con lui, ma il nostro protagonista le nasconde un reale ripensamento.
Fede sembra essere incompreso da tutti. Come mai hai voluto raccontare questa solitudine?

Al di là della solitudine, Fede non trova il come potresti raccontare.
Sono dinamiche che osservo nei miei coetanei e più passano gli anni e più le identità tendono a perdersi nel gruppo. Rimani sempre la persona che eri quando eri ragazzino. Nel frattempo cresci e stai iniziando a capire che stai per cambiare, ma è sempre difficile esternare il cambiamento. L’autoalienazione è un po’ la chiave narrativa, sono sempre stato interessato al potenziale della comunicazione all’interno delle amicizie che nel gruppo si perde totalmente. Secondo me lui non ha modo né voglia di creare la situazione per raccontarsi.
In fondo è un weekend di ritrovo di amici che si sono radunati in questa casa in montagna per il suo compleanno, lui un po’ ci prova a farsi capire, ma non ha la forza di dire a tutti come stanno le cose. Si è creato una traiettoria che non riesce più a cambiare e si è ritrovato in un loop da cui non riesce a scardinarsi.
Nel gruppo viene a mancare la possibilità di esternare i propri sentimenti e si tende sempre a parlare del passato. É più facile vivere di ricordi e guardare agli anni del liceo, una serie di dinamiche che non portano a raccontarsi nel presente.

Tommaso Frangini

Tommaso parliamo di te. L’abbiamo chiesto anche a Riccardo Copreni e a Lorenzo Maria Chierici di Eclettica (qui l’intervista e qui invece parliamo dei loro cortometraggi per chi volesse approfondire). Come è nata la tua passione per il cinema o meglio, oggi cos’è che ti piace del tuo lavoro?

La mia passione per il cinema nasce da ragazzino, negli anni del liceo ho iniziato ad affinare i miei gusti. È tutta una questione di ricerca. Siccome un cinefilo attivo fa tanta ricerca per capire a che cosa è interessato, si tratta di una ricerca senza fine. Spesso si scopre di essere interessati a cose totalmente diverse. La passione per il cinema mi porta a fare il regista, ma sono fondamentalmente due strade diverse. Sono percorsi che si toccano, ma sono due cose che vanno per la loro strada.

Foto di gruppo di Tommaso Frangini. Foto del cast allla Biennale Cinema di Venezia

Lido di Venezia – Casa della Critica e Sala Perla del Palazzo del Casinò – 38’ Settimana Internazionale della Critica – Sezione indipendente della 80’ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (La biennale di Venezia) – from 30/08 to 09/10 – Foto © 2023 Alice BL Durigatto

Avevi già presentato un tuo lavoro alla Biennale Cinema di Venezia? 

Avevo già presentato nel 2020 un cortometraggio che si chiama Finis Terrae che parlava di dinamiche di amicizia questa volta tra due persone, l’ho girato in Inghilterra e adesso è disponibile gratuitamente su Rai Cinema.

Vorresti dedicarti a film più lunghi in futuro? Ci sono differenze sostanziali tra un cortometraggio e un film?
Questo è un cortometraggio propedeutico per un lungometraggio. Il lungometraggio è un processo che coinvolgerà i prossimi anni di lavoro, soprattutto se sei un emergente e fai cinema indipendente. La differenza tra corto e lungometraggio è esponenziale nella complessità dalla scrittura, al budget e alle riprese, è un salto molto importante.  Questo cortometraggio è stato pensato come un passo in più rispetto mio corto precedente in avvicinamento alla mia opera prima.

Tommaso Frangini

Lido di Venezia – Casa della Critica e Sala Perla del Palazzo del Casinò – 38’ Settimana Internazionale della Critica – Sezione indipendente della 80’ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (La biennale di Venezia) – from 30/08 to 09/10 – Foto © 2023 Alice BL Durigatto

Gli chiediamo com’è andata la premiazione a Venezia. Il progetto è stato sviluppato durante il laboratorio In Progress MFN 2023 e Tommaso Frangini ha ottenuto una borsa di studio per l’equipaggiamento del film. Non ci resta che augurargli buon lavoro e aspettare di vedere la sua opera prima.

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