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Intervista a Marco Filiberti

19 Dicembre 2016
1.881 Views
di Marta Tonetti

Marco Filiberti, milanese di nascita, sei un regista, sceneggiatore, drammaturgo, scrittore e attore italiano di grande successo.

Parlaci dei tuoi studi

La mia formazione è stata poliforme, tra letteratura, teatro, musica e cinema, ma ho sempre avuto chiaro, fin da molto piccolo, quale fosse l’ambito al quale appartenevo, evitando così di “distrarmi” con studi lontani dalla mia natura. Così, in breve, ho fatto gli studi classici, e contemporaneamente mi sono dedicato alla musica – prima il pianoforte, poi il canto lirico – e alla recitazione, tutto questo a Milano.

IL CREPUSCOLO DI ARCADIA

IL CREPUSCOLO DI ARCADIA

Poi Lettere all’Università degli Studi, laureandomi in Storia del Teatro Francese. La scrittura, declinata come interventi critici firmati con vari pseudonimi, racconti, drammaturgie teatrali – era il collante di tutto. Contemporaneamente alla laurea, condivisa tra Milano e Parigi, dove ho seguito alcune masterclass di Brook, sono stato tra i selezionati nel progetto Mozart-Da Ponte di Claudio Desderi a Firenze, che mi ha consentito il debutto professionale nel Don Giovanni. Poi ancora corsi, masterclass e gavetta, per arrivare al 2001, l’anno del mio primo cortometraggio, Vespero a Tivoli.

Come è iniziata la tua passione per il teatro?

IL CREPUSCOLO DI ARCADIA

IL CREPUSCOLO DI ARCADIA

Più che una passione è sempre stata un’identificazione: a disagio nella realtà, felice in un teatro, tra le pagine di un romanzo, assorbito in uno schermo cinematografico o nell’iperbole del melodramma. E questo fin da bambino. Ricordo le fortissime impressioni – di felicità! – suscitatemi da Misura per Misura di De Lullo, da I Masnadieri del giovane Lavia, dall’Orlando di Ronconi, e dalle mie prime opere viste alla Scala negli anni straordinari di Abbado. Ma, ovviamente, era Strehler il demiurgo dei miei sogni, con i suoi spettacoli al Piccolo e alla Scala che ho potuto vedere grazie a mia madre che ha cominciato a portarmi a teatro quando ero ancora molto piccolo.

con Urbano Barberini nel film POCO PIU' DI UN ANNO FA

con Urbano Barberini nel film POCO PIU’ DI UN ANNO FA

Come sei arrivato al cinema con i tuoi tre capolavori?

Con il primo cortometraggio vinsi qualche festival e mi feci notare. Intanto avevo scritto la sceneggiatura di quello che sarebbe diventato Poco più di un anno fa-diario di un pornodivo, il mio film d’esordio. Lo rifiutavano tutti, fu un percorso lungo e difficile, poi i produttori di Vespero a Tivoli decisero di aiutarmi.      Il film andò al Festival di Berlino nel 2003 e successe un po’ il finimondo: chi mi osannava, chi mi distruggeva. Sembrava la corrida. Ma intanto io avevo lanciato la mia sfida, e certamente era chiaro che non appartenevo al Sistema. Così ripartii dall’Europa con la sceneggiatura del Compleanno, anch’essa rifiutata in Italia, e che ebbe invece grande successo con il concorso di Equinoxe, che mi diede l’opportunità di lavorare con degli advisors straordinari, tra i quali David Lynch. Attraverso Equinoxe la sceneggiatura si conquistò una produzione francese e così girai Il compleanno, che andò a Venezia e un po’ dappertutto nel mondo e che consolidò la mia identità di autore. In mezzo a tutto ciò mi sono dedicato alla mia ricerca teatrale che, dal 2012 con Byron’s ruins, ha messo a fuoco la sua cifra. Questo percorso mi ha portato al terzo film, Cain, strettamente imparentato con una mia precedente produzione teatrale, Conversation Pieces.

MF dirige Piera degli Esposti e Massimo Poggio sul set di IL COMPLEANNO

MF dirige Piera degli Esposti e Massimo Poggio sul set di IL COMPLEANNO

Quali grandi registi ti hanno ispirato?

Parlare di ispirazione forse è troppo – non le ho mai cercate esternamente – ma una autentica connessione con una certa identità culturale euro-colta e una visione mirante ad un ricompattamento delle forme mi fa sentire vicino il linguaggio e il mondo di Visconti. Ma anche Douglas Sirk, Fassbinder, Max Ophuls sono registi ai quali mi legano profonde connessioni.

Com’è andato il film “Cain” a Londra?

Sono molto contento di questa esperienza londinese dove ho presentato, assieme al film, anche la mia trilogia teatrale Il pianto delle Muse, ora uscita anche in un cofanetto edito da Titivillus. La stampa inglese, anche la più severa, è stata molto favorevole. Questo mi fa sperare di portare i miei lavori teatrali sulle scene inglesi e di incrementare lo sviluppo di un mio progetto cinematografico su Byron, al quale tengo molto.

Attualmente dove vivi e lavori?

Vivo in Val d’Orcia, in mezzo alla campagna. Un luogo che amo profondamente e dal quale mi stacco sempre con una certa fatica. In parte però risiedo anche a Roma dove sono spesso per motivi produttivi.   In ogni caso, avendo fondato Le Vie del Teatro nel senese, cerco di spostare buona parte del lavoro nella mia terra d’adozione.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Attualmente sto lavorando a una nuova produzione teatrale, una mia drammaturgia basata su Don Carlos    di Schiller. Sono molto entusiasta di questo lavoro e dei giovani attori protagonisti del progetto, con il quale debutteremo il 19 marzo al Moriconi di Jesi. Poi, è in fase di sviluppo un nuovo film, che ho scritto già da qualche anno ma che è più attuale che mai, Gli eterni stranieri. E molto altro ancora, ma per ora da sussurrare, perché la fase gestativa, nel silenzio e nella discrezione del proprio studio, rimane per me il momento più felice, più puro, più libero.

con Alessandro Gassman, Massimo Poggio e Maria De Medeiros sul set di Il Compleanno

con Alessandro Gassman, Massimo Poggio e Maria De Medeiros sul set di Il Compleanno

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