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Libro di Luciano Fontana “Un Paese Senza Leader”

10 Ottobre 2018
1.075 Views
da Guido M. Locati

Un paese senza leader

Storie, protagonisti e retroscena di una classe politica in crisi

Luciano Fontana

Longanesi, Milano, 2018

Si possono descrivere 20 e più anni di politica italiana in un saggio di sole duecento pagine? La risposta è affermativa. Ci ha provato, senza fallire un colpo, Luciano Fontana, giornalista laureato in Filosofia del Linguaggio e oggi direttore del Corriere della Sera. Il suo ultimo libro “Un paese senza leader” (Longanesi) ci racconta, con garbo e ironia, i retroscena  della crisi di un’ intera classe politica. Prezioso l’aiuto di Giannelli e delle sue caustiche vignette, disseminate qua e là nel testo e in copertina.
Ne esce un ritratto a tutto tondo, a volte grottesco, dell’Italia chiusa nelle stanze dei bottoni.
Un racconto pacato, senza acredine, ma non per questo meno impietoso. Un’indagine che deve far riflettere e che non dovrebbe mancare nella biblioteca di ciascun cittadino.
Il metodo è quello “malinowskiano”dell’indagine sul campo,quasi dal vivo. Questo è stato possibile perchè Luciano Fontana ha maturato negli anni una conoscenza diretta di molti protagonisti della politica.
Ed è uno dei motivi che rendono il libro avvincente e (purtroppo) quanto mai credibile.
Come in un romanzo giallo, il lettore vedrà alternarsi colpi di scena, dispetti e intrighi tra i politici degni del miglior Richelieu. Capiremo ben presto che il traditore non è sempre quello che può sembrare tale. E se, come ammoniva La Rochefoucauld, “…Le rassicurazioni valgono come annuncio del loro opposto” ecco per esempio l’ormai celebre e beffardo hashtag renziano “enricostaisereno”  rivolto al collega Enrico Letta, che, infatti, cadrà poco dopo per la sfiducia del suo partito. Ancora, nell’elezione del Presidente della Repubblica del 2015, le promesse dello stesso Renzi a Piero Fassino che, incautamente, “aveva già preparato l’abito per la cerimonia”.
Veniamo a conoscenza di grandi amori che si trasformano in tradimenti e viceversa, e poi ancora del superamento di entrambi. Dialettica di Hegel alla matriciana? E come non pensare qui al burrascoso rapporto tra Bossi e Berlusconi? Tutti ricordano il patto del leader della Lega con Buttiglione e D’Alema volto a far cadere il primo governo Berlusconi, nonché gli insulti ripetuti per anni al “Mafioso di Arcore”. “Eppure venticinque anni dopo il rapporto tra i due è solidissimo, si sostengono a vicenda, dichiarano perfino di provare affetto l’uno per l’altro”, ribadisce l’autore. Interessante e misconosciuta l’attrazione di Berlusconi per i suoi avversari più ostili. “Vuole conquistare, piacere o almeno instaurare una relazione positiva anche con quelli che vorrebbero farlo fuori dalla vita politica”. Oltre al già citato Bossi, imperdibili le gustose pagine relative ai rapporti del Cavaliere con Travaglio, con D’Alema (definito “intelligentissimo”), e almeno all’inizio, con Matteo Renzi, considerato “un po’ il figlio politico che non ha mai trovato in Forza Italia e nel centrodestra”. “Ne ha fatti fuori più lui a sinistra in un anno che noi dal 1994”, amava ripetere Berlusconi proprio a proposito di Renzi. Ma le sorprese non finiscono qui.
L’autore ci avverte “In compenso spesso il Cavaliere è più duro con chi ha condiviso la sua strada,”insomma, “Una specie di Crono che divora i propri figli”. Si vedano i casi di Angelino Alfano e Gianfranco Fini. Del resto, in un’intervista recente, lo stesso Berlusconi aveva precisato, senza mezzi termini:”I delfini esistevano nelle monarchie e non sempre riuscivano a salire al trono”. Con lui non ci riescono mai, afferma, tranchant, Fontana.
Impossibile riassumere in questa sede gli “autosabotaggi” trentennali della sinistra e la sofferta trasformazione del vecchio PCI in chiave democratica e “laburista”. Consigliamo di non farsi sfuggire, a questo proposito, la descrizione del dualismo D’Alema vs Veltroni per la leadership del partito postcomunista, un vero e proprio classico della sinistra mai vincente.
Il primo, ancora legato alle forze socialiste europee, il secondo più propenso a “fondare un soggetto democratico e riformatore senza legami con il socialismo classico”.
Veniamo poi a sapere da Gianroberto Casaleggio che “Se Prodi e Veltroni avessero ascoltato le nostre proposte dando una svolta al Pd, il Movimento Cinque Stelle non sarebbe mai nato. Fassino, pensando di prenderci in giro, ci sfidò: noi decidemmo di fondare il M5S”. A proposito del Movimento, perplesso ci appare l’autore sulla sua natura realmente democratica. “Nel tempio della democrazia digitale non è possibile…che gli iscritti discutano tra loro: possono solo mettersi in comunicazione con il vertice. E se il punto di partenza dei grillini era il mantra “uno vale uno” e la definizione di “cittadini”: “non politici, non militanti, non di destra e di sinistra ma semplici cittadini che prendono in mano la politica e il proprio destino”, alla fine -taglia corto Fontana- la democrazia della Rete pare trasformarsi nel dominio assoluto del capo che può rovesciare ogni decisione presa nelle consultazioni online.
Non crediamo ci sia bisogno di aggiungere molto altro.
Prendiamo atto che siamo stati governati da una classe politica (con qualche eccezione) buona a nulla ma capace di tutto. E tutto sulla pelle dei cittadini oppressi da tasse, burocrazia,crisi economica,criminalità.
Fontana si chiede, in definitiva, se sia possibile ricostruire una classe dirigente all’altezza e se ci sia un leader capace di mettersi al servizio dell’Italia, al di là delle rivalità di partito. Quando leggerete questo libro e alla luce di quanto qui accennato, capirete perchè l’obiettivo appare ancora lontano, forse utopistico. E tuttavia l’autore conclude: “E’ l’ora di fare passi avanti, in una direzione precisa: la responsabilità. L’alternativa l’ha immaginata Giannelli, al quale ho chiesto di darmi la sua visione della realtà italiana con la vignetta di copertina. Qual’è? Una carrozza trainata da potenti cavalli sull’orlo di un burrone. Noi adesso siamo lì, a guardare di sotto. Non possiamo restarci a lungo.”

 

Luciano Fontana ©Massimo Zingardi

 

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