di Silvia Simonetti
Ritratto di regina. L’epoca della Tolleranza
Tutti noi, abbiamo letto le grandi mitologie greche, racconti biblici o favole europee di Charles Perrault, Hans Andersen, Carlo Collodi e altri immaginari che hanno ribaltato delle nostre menti forse di meraviglia o semplicemente immedesimarsi come cavalieri, imperatori di leggende narrate da generazioni eterne ma l’eternità più avvincente e credibile riserba una delle figure più potenti della storia monarchica: Elisabetta II la Regina del Regno Unito di Gran Bretagna.

Credits: @Nexo Digital
Qualsiasi individuo voleva vederla, parlarle ma forse ritrarla attraverso l’unico modo veritiero, ovvero fotografandola e immortalarla nei momenti pubblici e di rado osservarla privatamente senza presentire ai suoi stati di vulnerabilità o di facile condiscendenza reale.
Fu proprio all’inizio di questa stagione autunnale che la Regina lasciò il mondo terreno e alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Proiezioni speciali va in scena dal 21 al 23 novembre un documentario filmico sulla sua iconografia regale: Ritratto di Regina.
Una commemorazione e un legame fotografico tra diversi fotografi, apparsi durante l’intervista, diretta dal fotografo e regista italiano Fabrizio Ferri, ispirato al Best Seller di Paola Calvetti.
- Fabrizio Ferri, ph credits: @Nexo Digital
- Paola Calvetti, ph credits: @Nexo Digital
L’autore fonda una ritrattistica intuitiva con racconti e avvenimenti in bianco e nero mediante gli autori immaginali dal calibro internazionale, rinominati i fotografi della della Regina come Brian Aris, Jason Bell, Julian Calder, Chris Levine, David Montgomery, John Swannell. Irrompono durante il documentario, interventi peculiari e attoriali come nel caso di Charles Dance, PierPaolo Piccioli, Isabella Rossellini, Susan Sarandon e con Emma Blau, accurata archivista fotografica della famiglia reale.
- Charles Dance, credits @Nexo Digital
- Pierpaolo Piccioli, credits @Nexo Digital
Ogni voce fuori campo delinea fotogrammi e una ricerca elegante della profonda intelligenza e ironia della Regina Elisabetta II che viene redatta dalla colonna sonora originale di Remo Anzovino e con l’Orchestra dell’Accademia Musicale Naonis, Valter Sivilotti, infine Franca Drioli.

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La grande regina ha vissuto i suoi 70 anni di regno, a partire dalla sua incoronazione del 1952 a soli 26 anni laddove ha trasmesso al suo popolo, non soltanto l’integrità e l’equilibrio collaborativo con altre nazioni mondiali ma ha sfidato il male della modernità sociale rimanendo risoluta senza riecheggiare o sottrarsi al suo potere monarchico. E’ in questa solennità che esistono i suoi valori sacrali e la resistenza alla devozione e unificazione di interi regni e che per definizione Paolo di Tarso, ribattezza la monarchia di diritto divino come responsabilità affidata alla provvidenza spirituale.
Dunque chi era veramente Elisabetta II? Una sovrana che guidava il suo popolo attraverso le mani di Dio? O una donna e madre autorevole, estremamente cristallina come lo erano le sue amate passioni: i cavalli.
Infine vi è nel documentario, un aneddoto naturale ma di forte impatto visivo, mentre il fotografo David Montgomery passeggiò con la Regina e il suo assistente, tra le praterie vicino a Balmoral ci fu un grande recinto di legno e bastò solo un fischio della regnante e i suoi cavalli corsero e si diressero verso di lei, riconoscendola come guida autorevole della benevolenza umana.

Queen Elizabeth II – CAMERA PRESS/ Richard Slade HM the Queen enjoying herself watching a polo match at Smith’s Lawn in Windsor Great Park, in 1980.
Quest’ultimo frammento rivela la trasparenza viscerale alla vita, ci insegna che la passione non può dare spazio al lamento o all’afflizione ma bisogna essere rincuorati dal sentimento indulgente come la sua presenza che lascerà nelle prossime generazioni la via della nobile e tollerante semplicità esistenziale.