di Francesca Bianchessi
Sweet Tooth stagione 2
Sweet Tooth è tornato! E con lui tutti i protagonisti della passata stagione, in una stagione che mantiene la qualità della prima stagione e che ci proietta verso la 3 (e ultima) che arriverà probabilmente su Netflix nel 2024. (Qui se volete vedere cosa pensavamo della prima stagione)
La trama
Dove eravamo rimasti? Eravamo rimasti che Gus, il nostro Sweeth Tooth, è stato rapito dagli Ultimi uomini, l’esercito riunito al carismatico, e sociopatico, Generale Abbot e chiuso in uno zoo assieme ad altri ibridi. Jeb “Uomo grande” è ferito e viene salvato da Aimee, la mamma degli ibridi chiusi nello zoo. Bear invece riesce a mettersi in contatto con la mamma di Gus la quale, non solo è viva, ma si scopre essere in Alaska. Il nostro dottor Singh “Adi” è stato preso, leggasi rapito, dallo stesso Abbot perché trovi la cura all’Afflizione.
In altre parole tutte le strade che nella prima stagione convergevano, in questa serie si incrociano ben benino e, alla fine i queste 8 puntate, si snodano verso il loro futuro. Ci sono ancora un bel po’ di misteri da svelare: in questa serie abbiamo capito che l’afflizione è stata creata in laboratorio ma ha anche un origine ben più antica e misteriosa che ci porterà in Alaska.
La seconda stagione
In questa seconda stagione abbiamo assistito non solo allo svelarsi di alcuni misteri ma anche a degli archi narrativi chiari e ben raccontati: i personaggi seguono il loro percorso e ne escono trasformati, nel bene e nel male. Anche chi va a concludere la sua storia lo fa in maniera coerente e ben strutturata.
Due cose da notare rispetto alla prima stagione: innanzitutto qui si affaccia il mondo. Proprio perché i personaggi erano precedentemente da soli o in piccoli gruppi, ora si allarga l’orizzonte e compaiono grossi gruppi di umani che guardano oltre la malattia, oltre il mondo che hanno davanti. Grazie a questo modo di vedere dei personaggi, in alcuni momenti, ci sono delle battute che, più che nella stagione precedente, buttano tanto la palla allo spettatore in maniera un po’ più invasiva. Niente di disturbante ma, forse, negli anni passati eravamo più attenti alla tematica, ora abbiamo bisogno di una spinta in più per ricordarci cosa si prova ad essere in pandemia.
Ci dirigiamo, e aspettiamo, una grande stagione finale, in cui si sveleranno i misteri ancora irrisolti e scopriremo anche chi è il misterioso, anche se intuibile (ma chissà?), narratore che ci sta narrando questa storia. La storia di un bambino che vuole solo ritrovare la sua mamma.