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Rocco Schiavone

Rocco Schiavone, Quinta Stagione

Arianna Di Perna

Rocco Schiavone, Quinta Stagione

La quinta stagione di Rocco Schiavone, co-prodotta da Rai Fiction-Cross Productions e Beta Film Gmbh, riprende dagli ultimi avvicendamenti con un’innata stanchezza e spossatezza del ruolo di Schiavone.

Rocco Schiavone, Quinta stagione

La serie scritta da Antonio Manzini

La serie scritta da Antonio Manzini con Maurizio Careddu, per questa quinta stagione è tratta dal libro Vecchie conoscenze e dai racconti Confini e …e palla al centro, punta tutto su un personaggio imperfetto, che Giallini interpreta alla perfezione: la sua forza e la sua empatia nascono dall’essere diverso, imperfetto e molto umano.

Marco Giallini

L’uomo tende a ricadere nelle stesse trappole e negli stessi errori della propria anima lacerata e annerita, mentre cerca una strada che lo porti a rivedere un po’ di luce. L’uso della cannabis insieme all’atteggiamento scanzonato e un po’ scostante, soprattutto coi suoi sottoposti, rendono Marco Giallini l’immagine speculare del suo personaggio. Continua a dialogare con il fantasma della moglie Marina (Miriam Dalmazio ora al posto di Isabella Aragonese) con amorevolezza e sincerità che dispensa solo per lei.

La nuova serie

La nuova serie inizia con il ritrovamento di un cadavere al confine con la Francia; qui compare il personaggio di un’agente della polizia francese (Diane Fleri), dura, risoluta e schietta, con cui Schiavone dovrà imparare a collaborare per riuscire a risolvere il caso al confine. Si strizza così l’occhio alla rivalità secolare tra italiani e cugini d’oltralpe e si rimette al centro l’essere una città di confine del capoluogo valdostano. Tutte le giornate infatti, hanno dinamiche simili, ma con elementi che disturbano l’apparente quiete di Aosta. Nella storia le poche certezze di Rocco vengono messe in discussione ancora una volta, e un nuovo spettro dal suo passato emerge, rivelando informazioni terribili che colpiscono i suoi cari.

La ripetizione e la ciclicità diventano il filo conduttore del crime televisivo, in questo caso di Schiavone, nel raccontare avvenimenti criminosi, che rispecchiano tutti le stesse caratteristiche: sono efferati e includono un triangolo tra i personaggi di detective, criminale e vittima. Tramite queste veniamo trasportati nel lavoro di chi lotta contro il crimine e al tempo stesso ci viene permesso di comprendere meglio la mente dell’assassino.

Soprattutto in Italia, la crime fiction diffonde una meta narrazione: contiene cioè un suo primo livello di riflessione critica per poi arrivare a una concezione d’indagine sempre più analitica e logica più che d’azione, portando così lo spettatore a comporre una “struttura degli eventi”, trasformando tali eventi in una storia, selezionandoli e creando una trama, in grado di soddisfarli e renderli partecipi.

Rimandiamo ai link correlati:
1) Intervista a Christian Ginepro (d’Intino)
2) Qui la recensione della quarta stagione
3) Qui il nostro punto di vista dello spettatore

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