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FuturDome

4 Novembre 2019
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di Noemi Stucchi

In via Paisiello 6, in prossimità della fermata della metro Loreto, varcando la soglia di un grande portone in legno si accede a una delle realtà più interessanti dedite alla ricerca dell’arte contemporanea sperimentale e emergente, in tutte le sue forme. Dietro all’attività di FuturDome si celano i volti di Atto Belloli Ardessi e Ginevra Bria, rispettivamente direttore artistico e curatrice; sono l’anima pulsante, la linfa vitale delle attività e dei progetti che vengono realizzati. Abbiamo chiesto loro di raccontarci di più riguardo alla storia di questo luogo magico…

FuturDome è un luogo storico, in origine palazzo Liberty del 1913 e sede di ritrovo e di lavoro dell’ultima generazione di Futuristi che negli anni Quaranta (durante la Seconda Guerra Mondiale) ha contribuito a dare avvio a realizzare il superamento della prima avanguardia che nel 1959 culmina con la fondazione di Isisuf (Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo). Nel corso degli anni ha promosso e valorizzato lo sviluppo delle avanguardie del Novecento; oggi, oltre al lavoro di sistematizzazione e di rivitalizzazione della collezione d’archivio, Isisuf continua a sostenere la sperimentazione nell’arte in linea con la contemporaneità dei propri valori. Attraverso progetti come quello di FuturDome, l’attenzione  viene rivolta non solo alle arti visive ma anche all’architettura, al design e all’innovazione digitale: la sfida è quella di far diventare un palazzo in stile liberty una casa del futuro, soprattutto per gli artisti contemporanei.

Atelier Van Lieshout, Mini Capsule, 2002, mostra “The Uncanny Valley” – ph. Cosimo Filippini

Nel concetto di Museo Indipendente, di un “museo che si abita”, FuturDome costituisce una realtà di ibridazione in un progetto di housing museale, dunque di museo abitabile. Lo spazio dell’edificio viene utilizzato per connettere autori, artisti e aziende in un percorso progettuale inedito.

FuturDome porta avanti l’idea di indipendenza dell’arte su tutti i fronti, sia sul piano di pensiero che economico rispetto a enti istituzionali e governativi.

Attraverso un restauro conservativo come «esperimento pilota per il recupero del patrimonio edilizio esistente» terminato nel 2016, dopo dodici anni di risanamento, l’edificio che vessava in pessime condizioni è tornato sotto una nuova luce. Il progetto di riqualificazione diventa motivo di trasformazione dell’edificio coniugando all’architettura e all’arte una serie di spazi residenziali, nella trasformazione in un condominio che si apre a diversi livelli di lettura e abitabilità in cui spazi privati e spazi pubblici si intersecano continuamente. A FuturDome è stato riconosciuto il merito di aver unito in un unico spazio architettonico e dal valore storico e simbolico la realtà abitativa con quella museale, tanto da ricevere nel 2018 il premio Smart Building.

Quello che colpisce di FuturDome è la sua marcata impronta abitativa: le opere, allestite all’interno degli stessi appartamenti, vivono e si nutrono della stessa atmosfera intima, domestico-espositiva, capace di creare un’interazione diretta con chi osserva, in quella linea di fragile demarcazione tra sfera pubblica e privata. Non a caso si allestiscono mostre lungo il corrimano, nelle trombe delle scale, nei piani sotterranei delle cantine, in alloggi senza pavimentazione le cui pareti vengono ritinteggiate di volta in volta. Ogni appartamento si connota come un volume ben lontano dall’asetticità del white cube, avendo l’aspetto potenziale del cantiere laboratoriale in mutamento e evoluzione costante. Infatti uno degli intenti è di restituire agli artisti uno spazio fortemente connotato su cui cimentarsi, adattando la propria ricerca nel site-specific per sperimentazioni inedite.

Per prendere visione dei progetti e delle iniziative di FuturDome, rimando al sito ufficiale http://www.futurdome.org/

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