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La Bella Medicina

19 Dicembre 2016
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UN’ INTRODUZIONE DELLA DISCUSSIONE ALL’ HOTEL MANDARIN ORIENTAL DI MILANO CON I RAGAZZI B. LIVERS ED ALCUNI MEDICI ILLUMINATI ED ILLUSTRI RICERCATORI
da un’ idea di  Miki Solbiati

Il sabato 19 novembre in una delle sale del Mandarin Oriental Hotel di Milano si è tenuta una discussione aperta tenuta dai ragazzi B.Livers per scoprire e parlare apertamente delle loro esperienze con la malattia . Assieme a loro, nascosti tra il pubblico ma sempre riconoscibili per il camice bianco e lo stetoscopio al collo, c’erano cinque nomi illustri della Medicina e della Ricerca italiana. Franca Fossati Bellani (già Dir. Divisione Pediatrica Istituto Nazionale Tumori e già presidente LILT di Milano), Ettore Biagi (Medico Pediatra e Professore Universitario), Andrea Biondi (Dir. Clinica Pediatrica dell’Università Bicocca), Primo Andrea Daolio (Primario dell’Istituto Ortopedico G. Pini) e Momcilo Jankovic (Responsabile Assistenza Psicosociale al Centro Maria Letizia Verga) che con assoluta professionalità hanno risposto alle domande dei ragazzi sinceramente. Risposte che vengono date in maniera professionale non nascondendo l’umanità ma bensì evidenziandola.

Un momento di estrema sensibilità e intimità come ci descrive Alice ragazza  di B.Liver: “Si lascia spazio alle domande più personali che ognuno ha voluto rivolgere ricordando il proprio vissuto” e ancora “Gli specialisti sono stati i nostri interlocutori ideali, quasi dei confidenti con cui stabilire un confronto libero, creativo e svincolato dal classico rapporto medico-paziente”. Anche Maura, mamma di Alice esprime il suo parere: “Le emozioni provate sono state davvero tante sia in veste di madre che di testimone: la gioia nel vedere questi ragazzi che con spontaneità si rivolgono ai medici, la commozione nel rivivere, attraverso alcune riflessioni dei dottori, il passato di malattia e di guarigione di mia figlia e di molti altri”.

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I B.Livers e 5 super medici

È la sanità che vorremmo

di Fiamma C. Invernizzi

volontaria B.LIVE

In un momento storico in cui la vistosità della confezione supera l’aspettativa del contenuto tanto quanto l’appetibilità di un’immagine trionfa sul sapore del prodotto, il gruppo dei B.Livers è riuscito a dar vita a quello che potremmo commercialmente chiamare un centro benessere per l’anima.

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Immagini dalla conferenza

Sabato 19 novembre, ospiti del Mandarin Oriental Hotel, non si è svolto un convegno sulla medicina, non un congresso, non una tavola rotonda (perché di tavoli non ce n’erano, nemmeno con gli spigoli), non un’assemblea. Sabato 19 novembre, in un piccolo tempio della sensibilità, per quasi tre ore, il mondo che conosciamo è finito allegramente a testa in giù, capovolto in una nuova dimensione, alla scoperta del lato Bello della medicina. Da una parte i migliori sorrisi dei giovani guerrieri di B.LIVE, pronti a scardinare ogni formalità, dall’altro cinque nomi illustri della Medicina e della Ricerca italiana, accomodati in sala e riconoscibili da camice bianco o stetoscopio al collo, sparsi tra 150 coppie di orecchie incuriosite e tese. Franca Fossati Bellani (già Dir. Divisione Pediatrica Istituto Nazionale Tumori e già Presidente LILT di Milano), Ettore Biagi (Medico Pediatra e Professore Universitario), Andrea Biondi (Dir. Clinica Pediatrica dell’Università Bicocca), Primo Andrea Daolio (Primario dell’Istituto Ortopedico G. Pini) e Momcilo Jankovic (Responsabile Assistenza Psicosociale al Centro Maria Letizia Verga) fanno dono delle loro conoscenze scientifiche e confidenze personali a un pubblico insolitamente attento e coinvolto. Il paziente chiede e il medico risponde, sinceramente. Negli sguardi riaffiorano i ricordi, sui visi compaiono i segni delle emozioni, le voci si fanno calde e raccontano storie, non asettiche ricette. La professione non schiaccia la persona ma ne evidenzia l’umanità, ne accetta gli errori, i momenti difficili e le lacrime così come i sorrisi e le soddisfazioni. Dire «non lo so» non è più un biglietto di sola andata per l’Inquisizione, arrabbiarsi, innamorarsi, scoraggiarsi o gioire, fanno parte del gioco che, nel continuo confronto con la vita e la morte non può lasciare indifferenti. Se da piccoli ci avessero raccontato che diventare dottore sarebbe stato così, avremmo forse fatto tutti a gara per ottenere un camice da indossare; se da adulti ci dicessero che questo tipo di mondo si può portare anche fuori da una semplice sala riunioni di un hotel, supereremmo anche la Danimarca diventando il paese più felice del mondo. Le premesse ci sono, nascoste forse sotto una spessa coltre di disillusione, e così le speranze. Aveva ragione Socrate, l’opera umana più bella è proprio quella di essere utile al prossimo.

Alice, ragazza B.Live

Alice, ragazza B.Live

Alice, ragazza B.LIVE

Doc, da lei affetto e dialogo

Mi ha salvato dal tumore

di Alice Nebbia

ragazza B.LIVE

La bella medicina è stato il riassunto di un pomeriggio che ha sfatato l’idea di congresso che tutti conosciamo. Per alcune ore le belle emozioni hanno sostituito le slide e la creatività ha avuto la meglio sulle domande «standard». I medici si sono seduti tra il pubblico rispondendo alle domande di noi B.Livers. Poco spazio alla teoria. Grande spazio ai sentimenti in un dialogo diretto e autentico tra noi e loro.

La comunicazione non verbale nel dialogo tra medico e paziente, i passi avanti e le sfide che sta affrontando la ricerca italiana, il coinvolgimento emotivo nel proprio lavoro e i momenti più belli che hanno caratterizzato le vite professionali dei dottori. E poi spazio alle domande più personali che ognuno ha voluto rivolgere ricordando il proprio vissuto.

Nel convegno di sabato gli specialisti sono stati i nostri interlocutori ideali, quasi dei confidenti con cui stabilire un confronto libero, creativo e svincolato dal classico rapporto medico-paziente. Perché la medicina non è solo provette, dati, sfide, evidenza di fatti e prove, ma un percorso che si sviluppa attorno a a tante difficoltà, ma anche a tanti valori che talvolta vengono tralasciati come l’affetto, il dialogo il confronto tra gli attori principali: il paziente e il medico.

Maura, madre B.LIVE

Ho visto luci di speranza

Pensando a chi non c’è più

di Maura Nebbia

mamma B.LIVE

Ho partecipato con mia figlia all’incontro «Bella Medicina». Un pomeriggio speciale: gli argomenti sono stati affrontati secondo un registro decisamente originale che, senza nulla togliere alla gravità e al valore dei contenuti, ha reso piacevole la discussione. È stata molto toccante la spontaneità con la quale i B.Livers hanno rivolto le domande,  anche le più personali. La creatività tipica dell’essere giovani si è espressa appieno nella pluralità dei quesiti.

Le emozioni provate sono state davvero tante sia in veste di madre che di testimone: la gioia nel vedere questi ragazzi che con spontaneità si rivolgevano ai medici, la commozione nel rivivere, attraverso alcune riflessioni dei dottori, il passato di malattia e di guarigione di mia figlia e di molti altri e, infine, un’immagine indelebile nella mia mente: la luce che questi ragazzi avevano negli occhi quando incontravano il sorriso dei medici. Una luce di speranza, di vita per alcuni e di dolore e sofferenza per altri al pensiero di chi non c’è più. Mi auguro che la loro preziosa testimonianza illumini molte altre persone che come me sabato hanno avuto la fortuna di poter partecipare a questo evento davvero speciale. Giornate come queste arricchiscono tutti.

Alessandro, ragazzo B.LIVE

Doc le ho affidato la vita

Mi sento un privilegiato

di Alessandro Mangogna

ragazzo B.LIVE

Mi alzo con il microfono in mano, cerco il suo sguardo tra i presenti e parto con la domanda. Oggi è diverso, non voglio sapere di come verrò curato, a cosa andrò incontro e in che modo lui mi aiuterà; oggi non sono in un letto di ospedale, pallido come un vampiro e con quattro peli in testa. Oggi, benché lui abbia il camice, siamo fuori da quel reparto ed è la mia occasione per conoscere meglio la persona a cui ho affidato la mia vita. Oggi non si parla di terapie e interventi, oggi si parla di emozioni. Un’esperienza molto intensa, quella vissuta a «Bella Medicina». Un’opportunità per noi ragazzi di esprimere la nostra gratitudine e per quelli con il camice di abbandonare per un momento la formalità richiesta dalla loro posizione e mostrare il loro lato più umano, più intimo. Un pomeriggio che ricorderò per sempre perché ancora una volta non mi sono sentito solo a dover affrontare la tempesta; perché mi sono sentito più sicuro nel rendermi conto che i nostri medici come tanti altri, ogni giorno si mettono in gioco  per poterci dare una seconda possibilità, perché ho riso e trattenuto a stento le lacrime; perché, nonostante tutto, mi sono sentito privilegiato nell’essere presente a questo confronto che mi ha arricchito immensamente.

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Prof.ssa Franca Fossati Bellani

Dottoressa, qual è la soddisfazione più grande dei suoi anni di lavoro? «Una vita straordinaria piena di esperienze, di conoscenze, di valori.

Qualche tempo fa ho incontrato una mia ex paziente, Maria, che adesso ha 52 anni e fa la nonna, come me. Sentire che sono quasi una nonna dei guariti è una gioia grande. O partecipare alla specializzazione in fisiatria di una ex paziente che aveva 4 anni quando abbiamo dovuto toglierle l’arto sinistro. Ha vissuto una vita normale, aiutata dalla famiglia, dai suoi insegnanti, dai suoi compagni di scuola, che l’hanno accettata cosi com’era. Vederla diventare medico, è una grande soddisfazione. Ci sono tante altre storie, anche di dolore. Ritrovare dopo tanti anni genitori che desiderano ancora avere il contatto con te, questo è sempre un dono».

 

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