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The bear Jeremy Allen White

The Bear

18 Settembre 2022
1.024 Views
di Ludovico Riviera

The Bear

La serie tv The Bear mostra il punto della situazione delle cucine (e delle classi povere) americane nelle vesti di una commedia drammatica. La suspense è enorme, tra realismo e lodevole sintesi narrativa.

the Bear e Jeremy Allen White

Presto su Disney +

La serie the Bear, produzione FX Production scritta da Jeremy Storer, è distribuita da Hulu (presto su Disney +). Ha ricevuto il plauso della critica statunitense, ma diciamocelo: gran parte dell’hype sta nel primo ruolo di protagonista assoluto per l’attore Jeremy Allen White (1991).

Jeremy Allen White

Parliamo di Jeremy Allen White. La giovane leva della recitazione d’oltreoceano sta diversificando una già eccellente carriera, finora troppo monopolizzata dall’impegno decennale nella serie Shameless. Si tratta di una serie di successo grazie alla quale ha affinato le sue peculiari doti recitative.
Non sono esperto di recitazione, ma mi pare che White sia adatto al ruolo. É uno di quegli attori che, pur non essendo mostri di interpretazione, risulta comunque essenziale per caratterizzare alcuni tipi di personaggi. La sua fisionomia facciale è perfetta nel restituire un carattere laconico, fatalista. É apparentemente disinteressato alle cose del mondo, quasi travisato: qualcuno che tenta di nascondere le proprie emozioni.

The bear

Trama della serie

Jeremy Allen sarebbe perfetto per il tipo di personaggio che interpreta in the Bear. Carmy Berzatto è un giovane rinomato chef che abbandona l’alta ristorazione. Lo fa per salvare il negozio di panini del fratello, morto suicida con una scia di debiti alle spalle. Per far ciò, si lancia nel tentativo di cambiare radicalmente la gestione del ristorante suburbano. Così impone  all’arrangiatissima brigata un inedito rigore che, al netto dei drammi, avrà da insegnare ad ognuno di loro.

Accolto dalla critica americana

La serie è ben orchestrata, ben girata e di rapida fruizione (un pregio non da poco, il saper condensare efficacemente una storia in 8 episodi da 40 minuti). Ha addirittura ricevuto l’apprezzamento di molti cuochi, le cui reazioni sono visibili su YT, per il crudo realismo con cui rappresenta la situazione della cucina media americana, nonché la macellazione caratteriale sopportata da coloro che decidono di imbarcarsi nell’ardua carriera.

Non solo una serie di cucina

The Bear è una serie di cucina, forse la prima così bella mai scritta, ma è in realtà una serie sulla salute mentale dei lavoratori, sulla difficoltà di coniugare la propria storia, i propri problemi e la propria volontà nel delicato equilibrio tra vita privata e lavoro. Carmy reprime il dispiacere per la dipartita del fratello maggiore Mikey Berzatto (soprannominato ‘the bear’, da cui il titolo della serie; è interpretato in un paio di flashback da Jon Bernthal), col quale il rapporto si incrinò a causa dell’apparente sfiducia del deceduto nei suoi confronti.

Mikey Berzatto

Scopriamo che Mikey era dipendente da ansiolitici, e che fu la rabbia di Carmy – ignaro della condizione del fratello – a spingerlo a diventare la più brillante promessa dell’alta cucina della sua generazione. Ma lo stress procurato dall’impegno profuso nell’impresa, coadiuvato dal trattamento psicologicamente violento del suo precedente capo cuoco, rendono Carmy incapace di accettare il proprio dolore, che nasconde nell’impegno disperato di salvare lo sgangherato locale di panini italian beef, anche se al prezzo della propria salute mentale, fisica e anche affettiva.

The Original Beef of Chicagoland

Tutti i personaggi comprimari sono confezionati e calibrati alla perfezione: in una Chicago appena intravista dalle vetrine del The Original Beef of Chicagoland (così il nome del ristorante), si avvicendano improbabili personaggi, tanto intrappolati quanto caratterizzati dalle proprie ansie, dai propri handicap, che in qualche strano modo, li emancipano, rendendoli virtuosi in maniera non scontata. Metafora del fatto che sì, qualunque sia la propria tragedia, c’è sempre spazio per quell’impegno capace di ribaltare la fortuna, alimentando il senso di speranza che anima il sogno americano.
Alla lunga sì, è un messaggio stucchevole: ma è la forma con cui viene elargito che, in questo caso, conta. The Bear tiene incollati allo schermo con la grazia dei suoi saliscendi emozionali, per la disposizione peculiare che il teatro della vita assume tra un episodio e l’altro, per la maniera ironica con cui consegna il ritratto di amare verità.
Un mondo lontanissimo da ciò che suggeriscono gli eccessivi talent show culinari che infestano ogni palinsesto.

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