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LE DEE TERRENE DI MAN RAY

12 Febbraio 2016
2.830 Views

 di Cristina Ruffoni

 

photo Scottish National Portrait Gallery

photo Scottish National Portrait Gallery 

 

Non si chiede mai a un pittore quali pennelli usa o a uno scrittore che macchina per scrivere usa. Quel che conta è l’idea non la macchina fotografica”.

Man Ray

La ricerca artistica e gli esperimenti fotografici di Man Ray, nato a Filadelfia nel 1890, ma parigino d’adozione, sono strettamente  influenzati dalle donne da lui amate e fotografate e dallo stretto rapporto di amicizia con Marcel Duchamp. E’ con lui, che realizza nel 1926, uno dei suoi film sperimentali piu’ significativi: Anemie’ Cinema , della durata di sette minuti, muto e in bianco e nero. Senza una trama, composto da una serie di dischi ottici rotanti, alcuni con immagini geometriche e spirali ipnotiche, altri con frasi in francese apparentemente senza senso: I “Rotolievi”. Chiude il film la didascalia: “Copyrighted by Rrose Selavy, che e’ lo pseudonimo in abiti femminili di Duchamp.

Il film, per la sua innovazione compositiva, il sovrapporsi degli ambiti artistici e letterari e per l’audacia surreale dei contenuti,  rimane un esempio di riferimento per tutti i video artisti futuri e per i maggiori registi d’avanguardia, da Luis Bunuel a Andy Warhol, fino a Nam Jun Paik. Lo stesso Alfred Hitchcock, cita le spirali rotanti, nei titoli di testa del film: La donna che visse due volte,  del 1956.

Influenzato dall’opera Macinatrice di cioccolato e dal ready-made lo Scolabottiglie di Duchamp, dopo i primi saggi cubisti, nello stesso spirito, Man Ray, appassionatosi immediatamente  all’impiego della fotografia, giungeva ad esporre nel 1918, la fotografia di un mulinello attaccato alla parete e della sua ombra proiettata, intitolando l’opera: L’uomo. A far conoscere i due artisti era stato il ricchissimo collezionista newyorkese Walter Arensberg e si era affiancato il fotografo Alfred Stieglitz, che organizzo’ mostre dei loro lavori nella galleria “291”, al 291 della Fith Avenue. Si stampano anche riviste 291, The Blind Man (“Il Cieco”), diretta da Marcel Duchamp, TNT di Man Ray, su cui vengono riprodotte le loro opere.

Nel 1919, con lo pseudonimo “Man Ray” uomo raggio, per sfuggire alle leggi razziste, sono firmate le sue prime aereografie, immagini dipinte prodotte con un’aereopenna.

A New York, con Marcel Duchamp, Man Ray fondo’ il ramo americano del Movimento Dada, che era iniziato in Europa con un rifiuto radicale dell’arte tradizionale.

“Il Dada non puo’ vivere a New York!”, con questa dichiarazione Man Ray raggiunge Duchamp a Parigi nel 1920.

Il teorico del gruppo Andre’ Breton, considera Man Ray, il primo fotografo surrealista.

Esaltando la teoria del caso e delle corrispondenze,  viene ottenuta la prima rayografia, in camera oscura, infatti Man Ray appoggia per sbaglio, degli oggetti direttamente su carta sensibile, producendo cosi un disegno luminoso.

Man Ray fotografa i suoi amici e protagonisti dell’epoca, James Joyce, Jean Cocteau, Antonin Artaud, Henry Miller, Ezra Pound, Ernest Hemingway, Tristan Tzara, Breton,  Le Corbusier, Braque e Picasso ma sono le donne a dare la vera svolta ai suoi ritratti. La prima, e’ l’attrice, cantante bohemienne  Kiki de Montparnasse, della sua ambigua sensualita’, della sua schiena a forma di violino, lui s’innamora perdutamente.

Da lei, impara come si puo’ cambiare, mutare ed esaltare un corpo e una personalita’.

Nel 1934,  conosce l’artista Meret Oppenheim, venerata dai Surrealisti per i suoi oggetti antropoformi, come la tazzina impellicciata e il tavolo con artigli al posto delle gambe. Man Ray la fotografa nuda e sporca d’inchiostro dietro a un torchio. Un esempio d’indipendenza e liberta’ quello di Meret, che rifiuta di essere proprieta’ di un padre, di un marito, di un maestro o di Dio. Ma in assoluto, la modella e fotografa che piu’ di tutte le altre, interpreta e impersona lo stile e le innovazioni di Man Ray, sara’ la sua compagna, la modella americana Lee Miller. Con lei, il suo collo, le mani e ogni particolare del suo magnifico corpo, viene sperimentata la nuova tecnica della solarizzazione, attraverso una sovraesposizione esasperata.

La piu’ malinconica e lunare ma sempre disponibile,  e’ stata l’artista Dora Maar, l’amante soggiogata da Picasso, la piu’ gioiosa ed ecclettica delle sue muse sara’  Nusch, la compagna del poeta Paul Eluard ed invece  la piu’ altezzosa, e altera, la potente Peggy Guggenheim.

Marcel Duchamp decidera’di giocare solo a scacchi e partecipa con Man Ray al film Entr’acte nel 1924, di Rene’ Clair, che li riprende insieme in una storica partita.

Quando la misteriosa Lee Miller lo abbandona per continuare a fotografare da sola con risultati stupefacenti e come inviata speciale da parte del governo americano in Germania alla fine del conflitto nazista, Man Ray s’innamora della sua seconda moglie, l’attrice Juliet Browner, la prima era stata, per pochi anni, la poetessa Adon Lacroix, sposata a New York.

Viene programmato cosi’, un doppio matrimonio con gli amici Marx Ernst e Dorothea Tanning.

Juliet,  allieva di Martha Graham, verra’ fotografata tra il 1941 e il 1955, con cappelli diversi, decori esotici e  costumi teatrali, in cinquanta famosi scatti, realizzati con tecniche differenti, i ritocchi con pastelli sul positivo e  l’uso di veline in fase di sviluppo technicolor: “esercizi di stili”, un atto d’amore rigenerato.

Dopo la morte di Man Ray nel 1976, pochi anni dopo, lei verra’ sepolta accanto a lui, facendo scrivere accanto ai loro nomi, together again.

Ancora oggi, chi si avventura nel ritratto fotografico femminile, si deve confrontare con l’eredita’ fotografica di Man Ray, che ha esplorato tra scienza e psicoanalisi, con le sue ricerche e sperimentazioni,, la potenza infinita delle sue Dee terrene.

Man Ray e Marcel Duchamp, 1952 ©Getty Images

Man Ray e Marcel Duchamp, 1952
©Getty Images

 

 

 

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